Dall’iniziazione sportiva al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene la pallamano (Parte 3)

DALL’INIZIAZIONE SPORTIVA AL POSTO SPECIFICO: IDEE CHIAVE PER INSEGNARE E ALLENARE BENE LA PALLAMANO (Parte 3)

Prof. Patricia I. Sosa-González

(Professoressa di Pallamano e Didattica c/o la Facoltà di E.F. – Università di Siviglia)

Figura 12. Strutturazione classica delle sessioni in parte iniziale, principale e finale, e la sua concretizzazione nella pallamano.

 

PERCHÉ INSEGNARE / ALLENARE?

La risposta è ovvia, perché si produca apprendimento. Secondo Oxendine (1968), l’apprendimento è il processo per il quale la condotta si sviluppa e altera attraverso la pratica e l’esperienza. Per Lawther (1968) l’apprendimento è un cambio relativamente permanente che avviene nella condotta come risultato dell’esperienza, in opposizione ai cambi avvenuti con la crescita, l’invecchiamento, la fatica e le fluttuazioni fisiologiche temporali.

Quindi, l’apprendimento, in generale, suppone un processo di modifica della condotta; mentre l’apprendimento motorio suppone un cambio stabile o modifica delle condotte motorie attraverso la pratica. Nell’apprendimento motorio la condotta si basa, si controlla o si modifica attraverso l’amministrazione, l’organizzazione e il controllo dell’informazione, e la pratica ingloberebbe i distinti procedimenti o tecniche utilizzate per manipolare più efficacemente questa informazione con obiettivo di produrre apprendimento. Amministrando, controllando e organizzando l’informazione, possiamo intervenire a livello d’informazione iniziale (avanzare); a livello d’informazione finale o conoscenza dei risultati (feedback); e a livello di strategie di elaborazione dell’informazione, che in maniera abbreviata ci dice che, andando alle esperienze di movimento precedenti immagazzinate nella memoria, si riproduce un programma motorio che ha le maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo proposto. Come conseguenza dell’esecuzione del movimento si arriva a una nuova comparazione tra quello che si è realizzato e quello che si desidera realizzare. Questa informazione retroattiva o feedback informa sulla deviazione o errore di entrambi; o errore tra entrambi; aspetto fondamentale per il processo d’apprendimento, che si caratterizza per la diminuzione dell’errore e il suo immagazzinamento nella memoria.

Dall’altra parte, nell’apprendimento motorio influisce anche l’altra area della conoscenza importante della motricità umana, lo sviluppo motorio, inteso come le modifiche strutturali e funzionali del sistema motorio a lungo tempo. Dipende dai processi di maturazione e apprendimento, e suppone lo sviluppo delle capacità che sono essenziali per il movimento e la successiva acquisizione delle abilità motorie. Le persone abbiamo una serie di capacità fisiche, percettivo – motorie e motorie che dobbiamo sviluppare, e sono strettamente interrelazionate con alcune abilità motorie che dobbiamo apprendere.

In base a tutto quello esposto precedentemente, evidenziare l’importanza dell’informazione, la pratica e la ripetizione per ottenere cambi stabili e duraturi nella condotta motoria; cioè affinché realmente si produca apprendimento motorio.

Secondo la piramide dell’apprendimento di Edgar Dale (Dale, 1969), basata sulla sua idea del “cono dell’esperienza” (Dale, 1946, pp. 37-54), allenare e insegnare ad altri sono le esperienze più ricche affinché si produca apprendimento. Si apprende il 90% da quello che diciamo e facciamo, e il 70% da quello che vediamo.

 

Piramide di apprendimento di Edgar Dale

Figura 13. Piramide di apprendimento, basata sul cono dell’esperienza di Edgar Dale, presa da Romero (2017).

 

Rispetto a come si produce l’apprendimento motorio, si distinguono tre tappe o fasi (Fitss & Posner, 1967) all’interno delle quali esistono differenti livelli di evoluzione nell’acquisizione delle abilità e che il tecnico sportivo deve conoscere per adattare i compiti ai differenti ritmi di apprendimento degli atleti. Queste sono tappa o fase verbale-cognitiva, tappa o fase motoria-associativa, e tappa o fase autonoma.

Figura 14. Fasi dell’apprendimento. Basato su Fitss e Posner (1967).

 

CHI DEVE INSEGNARE / ALLENARE?

L’allenatore o tecnico sportivo è la persona responsabile di tutto il processo di insegnamento-apprendimento-allenamento degli atleti. Affinché questo processo sia efficace, deve, tra le altre cose, amministrare, controllare e organizzare bene l’informazione (feedforward e feeback), le strategie di elaborazione dell’informazione (attenzione, memoria, …) e il contesto affinché i suoi atleti apprendano.

 

Dall’iniziazione al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene la Pallamano. CHI?

Figura 15. L’importanza dell’informazione (iniziale e finale) da trasmettere da parte del tecnico sportivo per l’apprendimento motorio.

 

Per questo, l’allenatore o tecnico sportivo non deve solo “sapere” o avere conoscenza del materiale che va ad insegnare (fattore conoscenza), ma anche deve “sapere insegnare” (fattore didattico). Non serve l’uno senza l’altro.

Nell’insegnamento della pallamano, come sport collettivo di collaborazione – opposizione che si sviluppa in spazi comuni e con partecipazione simultanea, secondo la classificazione di Hernádez Moreno (1994), è molto importante che dalle prime età si disegnino e si propongano compiti nei quali primeggi la percezione e la presa di decisione, così come si andrà apprendendo in forma parallela la tecnica e la tattica individuale e sviluppando un pensiero tattico e l’intelligenza motoria dell’atleta.

Intelligenza motoria intesa come la capacità di percepire, decidere ed eseguire con efficacia l’opzione migliore in ogni contesto spazio – temporale, determinato. A nessuno serve la tecnica senza la tattica individuale, entrambe, sono inseparabili, per questo, nella pallamano, si dovrebbe sempre parlare di tecnico – tattica individuale, invece di tecnica individuale.

Oltre a disegnare e proporre compiti adeguati per l’apprendimento, il tecnico sportivo deve essere capace di osservare, ricercare e disegnare compiti per correggere errori, analizzando previamente se l’errore è occasionale per problemi nella percezione (relazionati con il campo visivo, l’attenzione selettiva o l’anticipo percettivo); nella decisione (capacità cognitiva o della formazione tattica), o nell’esecuzione (fattori quantitativi e/o qualitativi del movimento).

 

Dall’iniziazione al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene la pallamano. CHI?

Figura 16. I compiti di percezione, decisione ed esecuzione nell’apprendimento della tecnico – tattica.

 

Dall’iniziazione al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene la pallamano. CHI?

 

Figura 17. Proposta di analisi per correggere errori nell’apprendimento della tecnico – tattica individuale nella pallamano.

 

Di seguito si presentano alcuni aspetti, considerazioni e/o suggerimenti metodologici che il tecnico sportivo deve avere sempre presente nell’iniziazione alla pallamano:

  • Utilizzazione di una metodologia attiva, partecipativa, comunicativa e di ricerca.
  • Basata sugli interessi dei partecipanti e coinvolgendo questi nel processo d’insegnamento – apprendimento.
  • Proponendo attività motivanti e adeguate alle loro possibilità.
  • Fomentando aspetti positivi di relazione con gli altri, rispetto, collaborazione, amicizia, responsabilità, autonomia, desiderio di superarsi, etc.
  • Apprendimenti significativi, pensati, ragionati, e non apprendimenti meccanizzati, senza presa di decisioni.
  • Utilizzo di raggruppamenti flessibili e ritmi differenti di apprendimento.
  • Organizzazione di gruppi di lavoro flessibili in seno al gruppo basico (sotto gruppi più omogenei per livelli e/o posti specifici).
  • Utilizzazione del gioco come mezzo di apprendimento. L’attività ludica è intrinsecamente motivante, sviluppa l’intelligenza motoria, permette in forma naturale l’acquisizione di modelli motori ed è un mezzo fondamentale per gli apprendimenti sportivi.
  • Le attività con forme giocate favoriranno il rispetto e l’accettazione delle norme stabilite, la valutazione delle possibilità e le limitazioni proprie e quelle degli altri, l’accettazione di funzioni o ruoli, la comunicazione, la socializzazione l’integrazione in un gruppo con compagni che collaborano, compagni avversari, il lavoro e lo sforzo individuale e collettivo per superare le sfide proposte, l’applicazione di strategie o pensiero tattico appropriato ad ogni situazione o momento del gioco, etc.
  • Partire dal gioco reale e introdurre PTI, ETTI e regole per dare senso al giovane giocatore della propria dinamica del gioco o sport, e familiarizzare con i suoi elementi strutturali e funzionali.
  • Pianificare situazioni – problemi tattici basici che provochino necessità di apprendere nuovi PTI, ETTI e MTC per la loro risoluzione.
  • Evidenziare sempre l’aspetto ludico di fronte a quello competitivo, anche senza mettere in evidenza la competizione come mezzo d’apprendimento e miglioramento.
  • Introdurre la competizione in maniera adeguata, con marcato carattere educativo – formativo, eludendo in ogni momento un modello d’insegnamento centrato sulla competizione, sottolineando prima di tutto i valori di sportività, socializzazione, integrazione, coesione e lavoro di gruppo.
  • Non bisogna dimenticare che, come la maggior parte degli autori propongono, il miglior professore è il gioco.

 

IDEE CHIAVE PER INSEGNARE E ALLENARE BENE A PALLAMANO

Per concludere questo capitolo si presentano una serie di idee per insegnare e allenare bene a pallamano, organizzate rispetto all’allenatore o tecnico sportivo, e rispetto all’insegnamento/allenamento della pallamano propriamente detta.

 

Riguardo all’allenatore o tecnico sportivo

La prima è avere una vera vocazione e illusione di insegnare/allenare bene la pallamano, e a partire da qui:

  • Desiderare di essere un buon allenatore o tecnico sportivo.
  • Possedere la formazione/titolo adeguato (almeno il titolo di Tecnico Sportivo o Tecnico Sportivo Superiore nella Pallamano, o equivalenti) e realizzare un riciclo continuo.
  • Mostrare interesse, impegno e un’attitudine positiva, sempre.
  • Credere e lavorare molto, bene, e se è in squadra, molto meglio.
  • Motivare e trasmettere entusiasmo.
  • Trattare con equità e rispetto tutti.
  • Creare un buon clima di lavoro e sicurezza.
  • Creare, costruendo il proprio discorso.
  • Essere ricettivo, assumere la critica e avere una buona capacità di autocritica.
  • Curare la propria immagine ed essere da esempi dentro e fuori il campo.
  • Interessarti per conoscere bene i propri atleti.
  • Saper gestire bene il gruppo
  • Riflettere, pianificare, creare, …

 

Riguardo l’insegnamento della pallamano propriamente detta.

Come si è già detto nei paragrafi precedenti, è molto importante sedersi a pensare e programmare in funzione delle caratteristiche dei partecipanti (livello, età, sesso, …), gli obiettivi da conseguire, i mezzi materiali sui quali si conta, etc., e in base a tutto questo, disegnare e adattare bene le sessioni e le attività, tentando di avere sempre, almeno le seguenti idee:

  • Applicare, sempre che si possa, un allenamento integrato (lavorare la condizione fisica, motoria e aspetti psicologici in forma integrata nella pallamano).
  • Utilizzare una metodologia ludica e competitiva.
  • Costruire il proprio modello di gioco.
  • Disegnare e proporre compiti con trasferimento positivo al gioco reale.
  • Assemblare bene i compiti.
  • Valutare/comprovare il lavoro e se si raggiungono gli obiettivi.
  • Controllare/dosare una relazione ottima attività/pausa (trasferimento reale al gioco).
  • Andare dal generale allo specifico e dal semplice al complesso.
  • Applicare una progressione dei carichi.
  • Individualizzare il carico.
  • Programmare adeguatamente i carichi e i recuperi.
  • Adattare la specificità e l’alternanza.
  • Non dimenticare la variabilità e la multilateralità come principi dell’allenamento.
  • Adattare l’intensità e la durata dell’attività.
  • Controllare l’intensità e la durata dello sforzo.
  • Fare attenzione a sintomi di stanchezza o fatica.
  • Evitare rischi di fatica e sovrallenamento.
  • Evitare e prevenire lesioni (cattivo riscaldamento, movimenti bruschi, …).
  • Tenere in conto: recupero, rigenerazione, riposo.
  • Insegnare/allenare dai compiti del riscaldamento.
  • Provocare massima attivazione e partecipazione attiva
  • Sviluppare l’attenzione e la concentrazione.
  • Provocare azioni motorie specifiche e con velocità.
  • Proporre progressioni e/o varianti adeguate.
  • Insegnare non solo a “leggere” il gioco, ma anche a “scrivere” il gioco.
  • Saper gestire bene i vincoli (contesto, individuo e compito).
  • Sfruttare al massimo lo spazio e i materiali.
  • Sfruttare al massimo il tempo di allenamento.
  • Proporre attività motivanti e adeguate.
  • Muoversi per tutto lo spazio animando a partecipare.
  • Ridurre al massimo i giochi o competizioni ad eliminazione utilizzando al loro posto un sistema a punti.
  • Osservare e dare feedback adeguati.
  • Disegnare con consapevolezza i compiti di ogni sessione.

Queste sono solo alcune idee che posso aiutare l’allenatore o tecnico sportivo a insegnare/allenare bene la pallamano, e dunque, suscettibili di modifica, ampliamento e miglioramento.

A mo’ di sintesi, nel corso di questo capitolo si sono approcciate differenti questioni su come si deve portare a capo il processo di insegnamento – apprendimento – allenamento nella pallamano dall’iniziazione al posto specifico, riflettendo e dando risposta ai principali interrogativi che ogni allenatore o tecnico sportivo deve approcciare per insegnare/allenare bene a pallamano: Che cosa? Quando? Dove? Come? …

 

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