Dall’iniziazione sportiva al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene la pallamano (Parte 2)

DALL’INIZIAZIONE SPORTIVA AL POSTO SPECIFICO: IDEE CHIAVE PER INSEGNARE E ALLENARE BENE LA PALLAMANO (Parte 2)

Prof. Patricia I. Sosa-González

(Professoressa di Pallamano e Didattica c/o la Facoltà di E.F. – Università di Siviglia)

 

Tappa II: Apprendimento Specifico

Caratteristiche:

  • I modelli motori basici servono per affinare gli ETTI propri della pallamano.
  • Utilizzazione di una metodologia più analitica, senza abbandonare completamente la globalizzazione. Strategie Miste.
  • Gli spazi si vanno riducendo.
  • I giochi globali lasciano il passo alle attività più specifiche, senza dimenticare il contenuto ludico delle stesse.
  • Acquisizione di apprendimenti più concreti mediante l’acquisizione e il miglioramento delle abilità motorie specifiche della pallamano.
  • Sviluppo delle capacità fisiche basiche in transizione verso una preparazione fisica più specifica.
  • Evoluzione nell’assimilazione dei principi tattici individuali.
  • Iniziazione ai mezzi tattici collettivi (MTC) basici.
  • Maggiore conoscenza ed esigenza nel raggiungimento delle regole del gioco.
  • Competizione come mezzo di apprendimento, mai come ricerca del rendimento.

 

Obiettivi della Tappa:

  • Sviluppare la motricità specifica della pallamano.
  • Concatenare ETTI con tranquillità in spazi ridotti ampliando il loro bagaglio motorio con varianti degli stessi, dotandoli di contenuto tattico individuale.
  • Applicare i PTI basici offensivi e difensivi in spazi ridotti e con maggior complessità parallelamente all’apprendimento degli ETTI.
  • Iniziare l’apprendimento del MTC basici basandosi nel maggior dominio dei PTI e degli ETTI.
  • Iniziare e consolidare l’apprendimento dei sistemi di gioco a zona basici offensivi e difensivi su due linee.
  • Applicare i contenuti appresi in situazione di gioco reale.
  • Iniziare e mettere in pratica l’apprendimento delle differenti fasi di gioco.
  • Sviluppare la formazione tattica individuale e collettiva.
  • Acquisire attitudini di rispetto, apertura e comunicazione.
  • Valutare gli aspetti positivi della pratica sistematica della pallamano.

 

Obiettivi didattici:

Evidenziare l’importanza di lavorare da spazi ampi a ridotti e in forma parallela l’apprendimento dei PTI e intenzioni tattiche, e gli ETTI.

  • Dominare con naturalezza e tranquillità l’adattamento e la gestione della palla.
  • Concatenare posizioni di base e spostamenti, offensivi e difensivi.
  • Passare e ricevere statici e in movimento: in appoggio e in salto.
  • Dominare tutti i tipi di palleggio della palla.
  • Concatenare il palleggio con tiri variati e con finte di spostamento.
  • Effettuare con tranquillità l’intercetto della palla in passaggio e durante il palleggio, i marcamenti e il controllo difensivo.
  • Iniziare l’apprendimento del muro.
  • Acquisire ricchezza motoria negli ETTI basici del portiere.
  • Affinare e applicare i PTI basici offensivi e difensivi.
  • Eseguire azioni basiche di contropiede e ripiego difensivo.
  • Concatenare gli ETTI offensivi e difensivi, individualmente e collettivamente applicando i PTI e i MTC, offensivi e difensivi nel gioco reale.

 

Contenuti:

Principi tattici individuali.

Continuare con l’apprendimento parallelo dei PTI e degli ETTI, dotandoli di finalità tattica.

  • Sviluppo della formazione tattica già acquisita. Intelligenza Motoria.
  • Costruzione dei compiti aumentando il grado di complessità in ognuno dei meccanismi: percezione, decisione ed esecuzione.

 

Elementi tecnico-tattici individuali

S’introduce progressivamente un insegnamento più analitico degli ETTI e dei MTC.

  • Ricerca programmata della corretta esecuzione degli ETTI.
  • Inclusione della varietà all’interno di ogni ETTI.
  • Maggiore concatenamento degli ETTI in spazi ridotti, con opposizione graduale.
  • Lavoro degli elementi del portiere (specializzazione).
  • Pratica del gioco reale.

 

Mezzi tattici collettivi

S’inizia l’apprendimento dei MTC come “organizzazione” coordinata tra 2 o più giocatori, non come “meccanizzazione” di azioni.

  • Aumento progressivo del n° di giocatori che intervengono.
  • Da spazi ampi a spazi ridotti.

 

Sistemi di gioco

Attacco e difesa su due linee. Utilizzazione degli ETTI, concatenati tanto individualmente come collettivamente, relazionati con i PTI e con i MTC.

 

Tappa III: Apprendimento Specializzato

Caratteristiche:

  • I modelli motori specifici servono da partenza per specializzarli in zone concrete denominate posti specifici (in seguito PS).
  • L’apprendimento si fa più analitico, sebbene si possono continuare utilizzando strategie miste.
  • Le attività sono più concrete e specifiche, senza dimenticare l’obiettivo ludico dell’apprendimento.
  • Lo spazio si riduce al PS.
  • Maggiore volume e intensità di lavoro. Preparazione fisica più specifica.
  • Sviluppo dei PTI conosciuti ed evoluzione verso altri nuovi, specializzandoli all’interno del PS.
  • Sviluppo dei MTC ed evoluzione verso altri nuovi, specializzandoli all’interno dei PS.
  • I giocatori devono lavorare in vari posti specifici.
  • Non specializzare solo in compiti offensivi o difensivi.
  • Totale conoscenza ed esigenza nel raggiungimento delle regole del gioco.
  • Competizione come elemento di valutazione e miglioramento del loro processo di apprendimento di esigenza e superamento; e in generale, di formazione personale e sportiva.

 

Obiettivi della Tappa:

  • Sviluppare le abilità motorie specializzate all’interno dei PS.
  • Adattare gli ETTI offensivi e difensivi ai PS.
  • Concretizzare i PTI e collettivi, offensivi e difensivi nei PS.
  • Concretizzare i MTC (e procedimenti tattici collettivi), offensivi e difensivi nei PS.
  • Acquisire la base dei Sistemi di Gioco offensivi a zona 3:3 e 2:4 e le loro trasformazioni.
  • Acquisire la base dei Sistemi di gioco difensivi a zona 6:0, 5:1 e 4:2.
  • Sviluppare le strutture basiche del Contropiede e del Ripiego.
  • Consolidare la messa in pratica di tutto il contenuto del gioco della pallamano in situazioni di gioco reale.
  • Assumere e cooperare nelle funzioni e nei ruoli attribuiti a ogni membro del gruppo.
  • Accettare attitudini di sfida e superamento personale, riconoscendo e accettando le differenze individuali, le possibilità e le limitazioni proprie e degli altri.
  • Affinare abitudini di igiene e salute mediante la pratica sportiva, per migliorare la qualità della vita.

 

Obiettivi didattici:

Evidenziare l’importanza di lavorare nei posti specifici e in forma parallela l’apprendimento dei PTI e intenzioni tattiche e degli ETTI nei PS.

  • Dominare l’esecuzione e la varietà degli ETTI offensivi e difensivi specializzati in ogni posto specifico, aumentando il grado di opposizione.
  • Dominare l’esecuzione e la varietà degli ETTI del PS del portiere.
  • Dominare i MTC tra giocatori della stessa linea o di linea differente, così come acquisirne altri nuovi.
  • Dominare il contenuto del PS nei Sistemi di gioco, tanto offensivi come difensivi.
  • Dominare gli ETTI, i PT e i MTC nelle fasi di transizione: contropiede e ripiego difensivo (nelle sue 2 – 3 ondate), relazionati con il PS.
  • Mettere in pratica tutto il contenuto del gioco della pallamano nel gioco reale.

 

Contenuti:

Principi tattici individuali

Lavorare nei PS tutti quelli delle tappe precedenti, tanto offensivi come difensivi, mediante la risoluzione di problemi e compiti motori con maggiore complessità in ognuno dei 3 meccanismi: percezione, decisione ed esecuzione.

  • Sviluppo della formazione tattica, adattandola ai PS.

 

Elementi tecnico-tattici individuali.

Maggior grado di esigenza in quanto a varietà e corretta esecuzione degli ETTI, all’interno del PS.

  • Concatenamento superiore nel n° degli elementi, all’interno del PS con opposizione crescente.
  • Gioco reale nel PS.
  • Lavoro specializzato del PS del portiere.

 

Mezzi tattici collettivi

Sviluppo dei MTC, tanto offensivi come difensivi, tra i giocatori di differenti PS, della stessa linea o di linea differente.

  • Maggiore complessità, aumentando il n° di giocatori che intervengono, e pertanto dei loro PS.

 

Sistemi di gioco:

Offensivi: a zona 3:3, 2:4 e 3:3 con due pivot.

Difensivi: a zona su 1, 2 o 3 linee difensive (6:0, 5:1, 4:2, 3:2:1), e misti o combinati 5+1, 4+2.

A mo’ di sintesi, nella Figura 4 si presenta in forma riassunta la filosofia del lavoro delle prima tre tappe.

Dall’iniziazione al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene a pallamano. QUANDO?

 

Figura 4. Sintesi della filosofia di lavoro proposta per le prime tre tappe del processo di insegnamento-apprendimento della pallamano.

 

DOVE INSEGNARE / DOVE ALLENARE?

Il processo d’insegnamento-apprendimento nella pallamano si deve realizzare da spazi ampi, propri della Tappa I, a spazi più ridotti, in conformità con i partecipanti affinché abbiano maggior controllo motorio e destrezza nel dominio delle abilità motorie specifiche (Tappa II), fino ad arrivare a lavorare queste nel posto specifico (Tappa III).

Il proporre il lavoro da spazi ampi a spazi più ridotti è dovuto a che, sebbene si lavorino parallelamente, si deve incidere prima sull’apprendimento degli ETTI offensivi e dopo sull’apprendimento degli ETTI difensivi. La ragione principale è la certa permissività che esiste rispetto al contatto e alla non limitazione degli spostamenti difensivi, di fronte alle limitazioni negli spostamenti offensivi con la palla (ciclo dei passi, 1, 2 o 3 passi, più palleggio/i, più 1, 2 o 3 passi), enunciati dalle regole 7 e 8 delle Regolamento di gioco (Real Federacìon Espanola de Balonmano, 2016), essendo più facile nella pallamano apprendere a realizzare azioni difensive (“distruggere”) che offensive (“costruire”). Per questo, nell’iniziazione, quando si sta focalizzando il lavoro di apprendimento degli ETTI offensivi, gli spazi saranno più ampi che se s’incidesse sull’apprendimento degli ETTI difensivi. Cioè, se per esempio nella Tappa II si desidera insegnare ad attaccare 1×1 (finta di spostamento), lo spazio sarà da maggiore a minore, giacché il dominio e il controllo motorio delle azioni con la palla è minore che senza palla (la palla è una “zavorra” per i principiati), e oltre il regolamento permette al difensore il contatto corporale. Al contrario, se si vuole insegnare l’1×1 dal punto di vista difensivo (marcamento e controllo dell’avversario), si comincerà in difesa con spazi più ridotti, per ampliarli progressivamente.

Coincidendo con differenti autori (García Herrero, 2003; Oliver, 2006; Sánchez-Montesinos & Gómez-López, 2013; osa & Oliver, 2011) data la ricchezza motoria e tattica che questo comporta, nell’iniziazione si deve cominciare con una difesa individuale a tutto campo, dopo a una difesa individuale a metà campo, per passare successivamente all’apprendimento di una difesa a zona 3:3 aperta. Prima di questa difesa 3:3 a zona, e come transito[1] naturale dalla difesa individuale alla difesa a zona su due linee, sarebbe conveniente e adeguato lavorare la difesa mista o combinata 3+3, nella quale 3 difensori della 2a linea difensiva continuano a difendere con concetti individuali, mentre i 3 difensori della 1a linea cominciano ad apprendere e applicare concetti basici di difesa a zona (come cambi di avversario di fronte a inserimenti delle ali), e successivamente, si comincerà il processo di apprendimento dei concetti a zona  dei 3 difensori della 2a linea (come i cambi di avversario di fronte ali incroci dei giocatori di 1a linea offensiva), arrivando così a lavorare in forma completa la difesa a zona 3:3 aperta. Così come detto da Sosa e Oliver (2011), questo primo sistema difensivo a zona 3:3 aperto non solo ci rende possibile di lavorare e migliorare nell’esecuzione dei principali ETTI difensivi come la posizione di base e gli orientamenti, gli spostamenti, i marcamenti, etc.; ma ci fornirà l’opportunità di incidere nella formazione tattica individuale[2] e collettiva dei giovani giocatori essendo un contesto imbattibile per apprendere i PTI difensivi basici dall’iniziazione, tali come: traiettoria d’intercetto della palla, dissuasione, o collaborazione e continuità difensiva mediante MTC come il flottaggio, le coperture, gli aiuti, etc.

Nella Figura 5 si presentano in forma schematica le idee proposte in questo paragrafo sull’evoluzione degli spazi dove insegnare/allenare nelle tre prime tappe.

[1] Nell’articolo di Sánchez-Montesinos & Gómez-López (2013), si presentano alcune proposte pratiche di transizione alla difesa 3:3.

[2] Per approfondire alcune idee di lavoro difensivo individuale con intenzionalità tattica si raccomanda la lettura della Comunicación Técnica 232 di García Herrero (2004).

 

Figura 5. Evoluzione degli spazi nei quali insegnare/allenare elle tappe di formazione nella pallamano.

 

COME INSEGNARE/COME ALLENARE?

Il come insegnare/allenare è uno degli elementi più importanti che riguardano il processo d’insegnamento-apprendimento-allenamento sportivo. Per questo, prima di insegnare/allenare a qualsiasi atleta o gruppo di atleti è molto importante che inizialmente ci sediamo a pensare, a riflettere, ad analizzare dove stiamo e dove desideriamo arrivare. Qual è la realtà e il contesto da dove partiamo, quali sono le caratteristiche dei nostri atleti, a quale livello/tappa si trovano, quali sono i loro interessi, gli obiettivi che si pretendono raggiungere, quali blocchi di contenuti e quali contenuti dobbiamo insegnare in ogni momento, attraverso quali compiti, su quali mezzi umani e materiali contiamo, di quanto tempo disponiamo, etc. cioè, prima di disegnare in forma isolata le sessioni e i compiti propriamente detti, o di pianificare come sarà l’intervento didattico, bisogna pianificare e programmare.

Dall’iniziazione al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene la pallamano. COME?

 

Figura 6. Alcuni elementi da tenere in conto prima di approcciare i processi d’intervento didattico.

 

In questo senso, prendendo e adattando quello che dice il Diccionario de la Lengua Española (RAE; 2014), intendiamo per pianificazione l’ordine previo e razionale di un processo organizzato e gerarchizzato, di grande ampiezza per raggiungere alcuni obiettivi. Programmazione è azione ed effetto di ideare e ordinare le azioni necessarie per portare a capo un progetto. Dunque, all’interno del processo di pianificazione, il progetto si posizionerà nella fase intermedia, tra la pianificazione e la programmazione. I piani solitamente si disegnano per conseguirli a lungo raggio, questi sì concretizzano solitamente in più progetti (medio raggio), e i progetti a loro volta si strutturano e concretizzano in programmi o programmazioni didattiche, termine utilizzato indistintamente tanto se si riferiscono all’ambito accademico come a quello sportivo.

 

Figura 7. Fasi del processo di pianificazione in funzione del tempo e del livello di concretizzazione.

 

Ogni programmazione didattica deve contare, almeno, sui seguenti elementi: obiettivi, contenuti, metodologia, mezzi, temporizzazione, attività (sessioni) e valutazione. Pertanto, il suo disegno implica tutto un processo di riflessione critica e di presa di decisioni, con il fine di strutturare in forma logica, progressiva e adeguata tutti gli elementi che la compongono. Inoltre, tutta la programmazione deve essere dinamica, aperta e flessibile, per poterla adattare alle caratteristiche dei partecipanti, alle esigenze dell’apprendimento e della competizione sportiva, alle caratteristiche del contesto nel quale s’implementa.

 

Figura 8. Elementi fondamentali nella programmazione didattica. Preso da Mora (2016).

 

A loro volta, le programmazioni didattiche si strutturano in unità didattiche (in seguito UD), e le UD in sessioni. Condividendo quello pianificato da González e Arévalo (2005), nonostante sia un concetto che proviene dal mondo dell’Educazione Fisica scolare, l’UD può essere considerata ugualmente valida per qualsiasi altro ambito dell’insegnamento dell’attività fisica e dello sport. Intendiamo un’UD come un insieme di sessioni sufficienti affinché si produca un minimo di apprendimento, orientate all’insegnamento e all’apprendimento di un determinato contenuto. Si tratta, dunque, di un processo d’insegnamento – apprendimento articolato e completo.

Tuttavia, nell’ambito della pianificazione dell’allenamento sportivo, si suole utilizzare più i termini di macrociclo, mesociclo, e microciclo.

 

Figura 9. Strutturazione della pianificazione dell’allenamento sportivo.

 

Seguendo Bompa (2000), i macrocicli sono le strutture di maggiore dimensione, solitamente coincidono con i cicli annuali e comprendono vari mesocicli. I mesocicli solitamente sono cicli da 2 a 8 settimane di allenamento e racchiudono per affinità un determinato numero di microcicli con orientamento e obiettivi comuni. Secondo Harre (1987), i mesocicli tradizionali sono: introduttorio, basico, preparatorio e di controllo, precompetitivo, competitivo, intermedio e di recupero. I microcicli solitamente sono approssimativamente di una settimana, essendo questi d’iniziazione o introduzione, di carico, di choc, di accumulo, di competizione, e di recupero o rigenerazione. Ogni sessione sarà un’UD (unità di allenamento).

Così, e coincidendo con González e Arévalo (2005), per molti professionisti, preparare le sessioni è la loro funzione più importante. Ma, questo, oltre ad essere importante, si deve fare all’interno del contesto di una programmazione a medio – lungo raggio che darà coerenza alla pianificazione annuale, ordinando le nostre azioni e dandogli una direzione logica. Seguendo Mora (2016), la programmazione didattica occupa un luogo rilevante nell’insieme dei compiti del tecnico. È uno strumento fondamentale che aiuta e orienta nello sviluppo del processo di insegnamento – apprendimento. Il suo fine ultimo è evitare l’improvvisazione raccogliendo in questa i distinti elementi didattici da sviluppare, così come la sequenza dei differenti contenuti.

Dobbiamo riconoscere che un lavoro ben pianificato e/o programmato offre importanti vantaggi, come: sicurezza, ordine, varietà, efficacia, miglioramento, coordinazione, etc. Inoltre, ogni programmazione deve essere, tra le altre, realizzabile, sistematizzata, flessibile, creativa, dinamica, prospettiva e autocritica.

Attenendosi e adattando quello proposto da Diaz-Luces (1995) nella programmazione si distinguono varie fasi:

  • Analisi e ricerca previa: permette di conoscere le condizioni reali precedenti, tali come il contesto socioculturale, le caratteristiche dei partecipanti, dell’entità sportiva, i mezzi materiali, umani ed economici, etc.
  • Fase di pianificazione o elaborazione: delimitazione e definizione di obiettivi (che si pretende raggiungere), contenuti (cosa insegnare/allenare per raggiungere gli obiettivi), strategie metodologiche (come deve essere l’intervento didattico), temporizzazione (quando, distribuzione dei differenti contenuti e unità di programmazione), attività (disegno adeguato dei compiti), e disegno della valutazione.
  • Fase di esecuzione. Messa in pratica di tutto il lavoro disegnato.
  • Fase di valutazione del lavoro programmato, ed eseguito: Grado di adeguamento di tutti gli elementi disegnati, adattamenti o modifiche, verifica del conseguimento degli obiettivi, e proposte di revisione e/o miglioramento per programmo futuri.

Di seguito, si presentano in forma più riassunta e schematica i passi da seguire per realizzare una programmazione didattica:

  1. Formulare gli obiettivi che si pretendono raggiungere.
  2. Organizzare, sequenziare e temporizzare i contenuti e il successivo disegno e sviluppo delle distinte Unità Didattiche e le sessioni in base agli obiettivi.
  3. Pianificare e giustificare la metodologia da utilizzare.
  4. Rivedere le istallazioni e mezzi disponibili e necessari.
  5. Disegnare la valutazione di tutti gli elementi della programmazione.

Partendo dalla programmazione didattica, il tecnico sportivo deve concretizzare il suo piano di attuazione che gli servirà da guida dettagliata del suo intervento docente. Concretamente, nella pallamano, dove normalmente le squadre hanno competizione ogni fine settimana, si raccomanda di disegnarlo in microcicli o cronogramma settimanale di lavoro, nel quale si strutturano, in forma coerente e coordinata, i principali blocchi di contenuti da lavorare in ognuna delle sessioni che compongono ogni microciclo.

Secondo Espar (2003) il microciclo ci permette una prospettiva più ampia che la sessione, per presentare il carico di allenamento con l’obiettivo di non trascurare nessuna delle sfumature importanti per il rendimento in partita. Il microciclo dunque, deve contemplare il lavoro tattico, fisico, tecnico e psicologico necessari per affrontare la partita seguente con garanzie. I microcicli sono di speciale importanza durante il periodo competitivo, giacché devono permettere al giocatore di essere in perfette condizioni ogni fine settimana. Per questo, la distribuzione del carico deve seguire il principio della supercompensazione.

Dall’iniziazione al posto specifico: alcune idee per insegnare e allenare bene la pallamano. COME?

Figura 10. Principali elementi da tenere in conto dal tecnico sportivo al momento di pianificare, programmare e disegnare sessioni di insegnamento-apprendimento.

 

Il tecnico sportivo è il responsabile del disegno e dell’applicazione delle sessioni di lavoro, per il quale dovrà prendere una serie di decisioni prima di iniziare la pratica (concretizzazione degli obiettivi da lavorare, contenuti, compiti d’insegnamento, mezzi, metodologia e valutazione); durante la pratica (presentazione, organizzazione e gestione del tempo, dei compiti, dei feedback, adeguare i carichi, regolare, l’intensità, animare e motivare, gli atleti, etc.); e anche concludendo la sessione (riconoscere e valutare il lavoro programmato ed eseguito, il suo adeguamento, livello di assimilazione, etc.).

Figura 11. Modello per registrare i principali contenuti di lavoro per sessione nella pallamano (Patricia Sosa).

 

In ultimo, incidere in quella struttura delle sessioni nell’ambito dello sport che solitamente contempla tre parti fondamentali: la parte iniziale, nella quale s’informa sugli obiettivi e contenuti principali della sessione e si realizza il riscaldamento per essere preparati per la parte principale, tanto a livello fisiologico come psicologico ed evitare lesioni (si raccomanda di includere attività di propriocezione, coordinazione e forza; la parte centrale o principale, nella quale si portano a termine differenti compiti in forma progressiva nella loro complessità per raggiungere gli obiettivi della sessione; e la parte finale o di ritorno alla calma, nella quale si tenta di ridurre progressivamente il grado di attivazione che ha prodotto l’allenamento, si raccolgono i materiali impiegati e si riflette, tanto in forma individuale come di gruppo, sul lavoro fatto.

Dall’iniziazione al posto specifico: idee chiave per insegnare e allenare bene la pallamano. COME?

 

segue…

http://handballsquare.it/dalliniziazione-sportiva-al-posto-specifico-idee-chiave-per-insegnare-e-allenare-bene-la-pallamano-parte-1/