Premessa
L’estate è la stagione del riposo, del mare, del relax e della lettura. È il periodo che un allenatore sfrutta per rigenerarsi, oppure per aggiornarsi, per continuare a formarsi, per leggere e apprendere. Così ho pensato bene di approfondire le mie conoscenze (scarse!) su un aspetto del gioco che nell’ultimo ventennio ha assunto un ruolo di rilevante importanza come l’aspetto condizionale.
La pallamano come di sport collettivo di collaborazione e opposizione, negli ultimi venti anni si è evoluta nell’interpretazione e nella spettacolarizzazione del gioco principalmente per due ragioni: le modifiche al regolamento (es.: rimessa in gioco rapida dopo un gol, gioco 7c6, …) e il miglioramento fisico degli interpreti (… i giocatori), ovvero qualità antropometriche e capacità fisiche.
Dal punto di vista condizionale alcuni specialisti definiscono la pallamano come uno “sport di resistenza che manifesta forza, velocità e coordinazione” (Antón, 1994), questa definizione però, non deve indurci in errore definendola come uno “sport di resistenza”, quando in realtà le azioni chiave sono di natura esplosiva e veloce.
Così, per capirne di più ho ripreso “vecchi e nuovi” articoli del danese Michalsik, della portoghese Povoas e dell’austriaco Wagner oltre a due ottimi libri. Uno tutto italiano dal titolo “La Pianificazione Strutturata per gli sport di squadra” ed. Calzetti e Mariucci, libro che sposa la filosofia del compianto Prof. Seirul-lo, (nel 2013 Preparatore della Nazionale Spagnola Assoluta Campione del Mondo) il quale ha affermato “Fare qualcosa che non sia inserito nel gioco è ridicolo… In un contesto tanto complesso come gli sport di cooperazione-opposizione [la pallamano…], non possiamo migliorare l’atleta se non teniamo conto di questa complessità” (F. Seirul-lo, 2009) e l’altro spagnolo, dal titolo “Avances cientificos para el aprendizaje y desarollo del balonmano”, Ed. GOERD. Una raccolta di articoli scritti da specialisti del settore tutti legati al nostro sport. All’interno di quest’ultimo ho trovato un articolo molto interessante sulla Preparazione fisica nella pallamano, scritto dal Prof. Jesús Rivilla García, dell’INEF di Madrid e attuale Preparatore Fisico della Nazionale Spagnola Assoluta di Pallamano.
Come tutti gli altri, anche questo articolo considera di fondamentale importanza la specificità dell’allenamento fisico. Cosa s’intende per specificità? Specificità significa individualizzare l’allenamento in funzione dei ruoli – un portiere non può fare lo stesso allenamento di un giocatore di campo – specificità significa differenziare l’allenamento tra due giocatori (p.e. uno gioca la fase difensiva (specialista), l’altro solo quella offensiva), specificità infine, significa anche differenziare il lavoro di atleti che ricoprono lo stesso ruolo ma lo interpretano in maniera distinta per caratteristiche antropometriche e tecniche differenti, penso all’islandese Palmarsson e il croato Cindric, uno, il primo più “statico” che predilige il tiro da fuori, l’altro, dinamico ed esplosivo, che invece interpreta in modo magistrale il gioco in penetrazione. Questi due atleti, quando in campo, giocano anche la fase difensiva? In che ruolo? Con quali funzioni? … Questo ci pone di fronte a una domanda. I due atleti devono allenarsi alla stessa maniera? La risposta nell’articolo che segue, per gentile concessione del Prof. Jesús Rivilla García, che ho personalmente contattato con il fine unico di poter condividere e apportare conoscenze alla nostra pallamano!
P.S.: Sotto i link degli articoli che ho letto!
PROPOSTA DI PREPARAZIONE FISICA SPECIFICA NELLA PALLAMANO
Prof. Jesús Rivilla García
(Preparatore Fisico della Nazionale Spagnola Assoluta di pallamano)
INTRODUZIONE
Tradizionalmente, la bibliografia riguardo l’allenamento delle capacità fisiche negli sport di squadra è stata scarsa o, meglio detto, si è basata su delle basi generiche sviluppate dalla teoria generale dell’allenamento e sperimentate in altri sport (come gli sport di squadra) di caratteristiche molto differenti. Nell’attualità molti autori (Martín Acero, 1993; García Manso e coll., 1996: Lago 2001; Calvo, 2001; Seirul-lo, 1992; Tous, 1999; Iglesias e coll., 2002; Costoya, 2002) considerano inadeguato questo approccio di equiparare due realtà totalmente differenti: sport individuali e sport di squadra.
Ultimamente, le pubblicazioni su questa linea sono aumentate in maniera significativa. La necessità di un allenamento condizionale adeguato alle azioni specifiche del gioco (tipo di spostamenti, distanze, gesti, …) si fa ogni volta più evidente. Ugualmente, s’includono nei programmi di preparazione fisica i fattori cognitivi (percezione e decisione), tanto decisivi nel gioco e tanto poco considerati nell’allenamento condizionale tradizionale.
Su questa linea di adeguare l’allenamento condizionale alle caratteristiche del gioco si è analizzata in profondità la competizione (studio degli sforzi e della logica interna), estraendo così i modelli di rendimento da perseguire mediante l’allenamento.
Il nostro approccio crede totalmente questa conoscenza “profonda” dello sport come base per elaborare programmi di allenamento, tuttavia consideriamo necessario un maggior grado di specificità in assonanza con i posti specifici e le funzioni che da questi ne derivano, così come un maggior adeguamento alle caratteristiche particolari della squadra.
La preparazione fisica, come parte integrante della pianificazione sportiva (mai sarà qualcosa alieno), si deve costruire a partire dagli obiettivi e dalle funzioni di gioco che sono determinate con autorità (individuali, di gruppo, collettive, strategiche, …). In questa maniera, la preparazione fisica sarà un mezzo per il miglioramento dei nostri obiettivi e funzioni di gioco, o anche, per l’ottimizzazione di una o varie funzioni sarà necessario il miglioramento di determinate capacità fisiche, che alleneremo senza perdere di vista il nostro obiettivo: migliorare detta/e funzione/i.
REVISIONE GENERALE DEGLI APPROCCI REALIZZATI AD OGGI
L’analisi della competizione, passo previo all’elaborazione del piano dell’allenamento condizionale.
Per l’elaborazione di qualsiasi piano di allenamento, nel nostro caso condizionale, è necessario conoscere prima le esigenze specifiche del nostro sport. In questo senso, quanto maggiore è la nostra conoscenza, più ampia sarà la nostra base per la successiva elaborazione di proposte. Conseguentemente, il primo passo sarà analizzare in profondità la competizione. Questa analisi della competizione si centra fondamentalmente su due aspetti:
- Analisi della logica interna: grazie alla quale conosceremo le condizioni del gioco nelle quali si realizzano le azioni e gli sforzi nella pallamano.
Per molti autori (Lago, 2001; Calvo, 2001; Seirul-lo, 1992; tra gli altri), sarà fondamentale conoscere la logica interna dello sport (analisi qualitativa della competizione) per l’elaborazione di qualsiasi piano di allenamento.
Le realizzazione minuziosa di un’analisi di tutti questi aspetti ci prenderebbe molto spazio e “l’analisi della logica interna nella Pallamano” non è oggetto di questo lavoro. Tuttavia, desideriamo sottolineare la sua importanza come base della conoscenza per l’elaborazione di qualsiasi piano di allenamento e rimettiamo il lettore alla bibliografia nell’ultimo capitolo, in particolare al punto 2.1.1.1 del Progetto di Ricerca “El estudio del lanzamiento a porteria en balonmano en relacion con diversos aspectos condicionales, coordinativos y cognitivos” (Rivilla, 2004).
- Analisi degli sforzi in competizione: il cui obiettivo è determinare le necessità fisiologiche ed energetiche del gioco.
Si pretende rispondere a questioni tali come, quale tipo e che caratteristiche hanno gli sforzi che deve realizzare il giocatore nel corso della partita?, quali esigenze rispetto alle azioni e condotte ha il gioco?, o quali sono le requisiti energetici necessari nella competizione?
Lo studio degli sforzi offre informazione su: la distanza percorsa durante la partita, l’intensità o la velocità alla quale si realizzano gli spostamenti, la frequenza delle azioni rilevanti (salti, tiri, passaggi, uno contro uno, …), parametri fisiologici (frequenza cardiaca, concentrazione di acido lattico, …), tempi di partecipazione attiva, relazioni temporali partecipazione/pause, …
Consideriamo necessario rivedere costantemente i dati ottenuti con autorità poiché la rapida e costante evoluzione nello sport fa che questi possano cambiare significativamente provocando la necessità di orientare l’allenamento verso altri aspetti. Nel nostro caso, l’evoluzione della pallamano stabilisce una chiara progressione verso una maggiore frequenza nelle azioni motorie di alta intensità. Pertanto, le esigenze di tipo condizionale sono ogni volta maggiori, soprattutto riferite alla velocità e la forza esplosiva e la resistenza alle stesse.
Autori come Bosco (1991), Bompa (1994), Bangsbo (1997) o Cometti (2002), tra gli altri, si sono basati su questo tipo di studi per realizzare le loro proposte di allenamento condizionale in differenti sport di squadra.
Crediamo totalmente necessario realizzare un passo in più rispetto a queste analisi, Come? Incrementando il grado di specificità con l’obiettivo di determinare in quale misura differiscono i dati (distanze, pause, azioni specifiche, intensità, …) il funzione del posto specifico che occupa e le funzioni difensive o offensive che realizza. Gli sforzi fisici di un’ala sono forse uguali a quelli di un centrale? Sebbene esistono alcuni studi riferiti alla pallamano con un certo grado di specificità (Ribeiro, 1989), la grande maggioranza di questi non realizzano distinzioni in quanto ai posti specifici, funzioni difensive e offensive, etc.
Queste analisi (di sforzi e della logica interna) determineranno i modelli di rendimento, tanto a livello energetico come a livello di condizioni del gioco, da perseguire mediante l’allenamento. Entrambi i modelli di rendimento (modello energetico e ludico) sono considerati la base a partire dalla quale si elaborano la grande maggioranza delle proposte di preparazione fisica negli sport di squadra.
APPROCCIO ATTUALE: VERSO UNA PREPARAZIONE FISICA CON MAGGIORE SPECIFICITÀ
Ogni volta sono di più gli studi che osservano differenze significative tra le esigenze energetiche e informazionali dei giocatori in funzione del posto specifico (portiere, difensore avanzato, primo difensore, mediano, … o centrale, pivot, ala, …) e secondo le funzioni che deve disimpegnare in funzione dello stesso.
O forse dovrebbe essere uguale la preparazione fisica di un giocatore che abitualmente “non difende (solo attacco)” di quella di un “difensore specialista (che non attacca)” o a quella di un giocatore che realizza entrambe le funzioni (difesa e attacco)”? o riferendoci solo alla fase offensiva, un’ala deve realizzare lo stesso allenamento condizionale di un pivot o di un terzino? E in quanto al portiere, deve avere una preparazione fisica differente a quella degli altri giocatori?
La risposta sembra evidente: “le funzioni e le azioni specifiche che realizza ogni giocatore determineranno chiaramente la sua preparazione e questo, certo, deve includere la preparazione fisica”.
Vari sono gli autori che hanno realizzato programmi di allenamento condizionale stabilendo “piccole” differenze in funzione dei differenti posti specifici (Cometti, 1999, Seirul-lo, 2005), incidendo particolarmente sulla preparazione specifica del portiere, molto differenziata rispetto a quella degli altri giocatori (Singer, 1970; Restorff, 1983; Pokrajac, 1985; Zeier, 1987; tra gli altri). Troviamo questo passo fondamentale per ottimizzare il rendimento attraverso una maggiore specificità nella preparazione fisica. In questo senso, sarà necessario conoscere esattamente “quali azioni o funzioni con elevata esigenza condizionale sono proprie di ogni posto specifico”.
A livello pratico, esponiamo il seguente esempio:
- Se stabiliamo che il portiere dopo qualsiasi tiro e indipendentemente dal risultato dello stesso (parata, gol o fuori), deve recuperare la palla nel minor tempo possibile per iniziare il contropiede senza che la squadra avversaria si sia organizzata.
- Questa azione specifica del portiere esige un livello condizionale di “alti livelli di velocità di reazione complessa (dopo la parata, tiro fuori o gol) e dopo ci vorrà una grande velocità aciclica di spostamento (accelerazione) in relazione con una certa agilità per prendere la palla”.
- Una volta conosciute le necessità condizionali delle azioni da realizzare potremo stabilire un programma di allenamento per l’ottimizzazione di questa azione.
Pertanto, il nostro principale obiettivo sarà il miglioramento di detta azione di gioco (prendere la palla nel minor tempo possibile per iniziare il contropiede senza che la squadra avversaria si sia organizzata) e non della velocità di reazione in generale o della forza esplosiva del treno inferiore (due obiettivi puramente condizionali). La preparazione fisica, in questo studio, avrà un ruolo d’appoggio nel miglioramento delle azioni del gioco e non sarà un obiettivo in se stesso.
Di conseguenza, un requisito previo all’elaborazione di qualsiasi piano di allenamento condizionale sarà determinare gli obiettivi finali dello stesso, o qual è lo stesso, il primo sarà stabilire le azioni o funzioni che si pretendono migliorare e dopo confezionare il piano di allenamento per raggiungerlo.
Arrivati a questo punto, la questione alla quale rispondere è, quali sono le azioni o funzioni con alto contenuto condizionale proprie di ogni posto specifico? La risposta sarà motivo di una pubblicazione sola (speriamo di offrirla come tale in futuro), tuttavia esponiamo alcuni esempi affinché il lettore sappia esattamente a che cosa ci riferiamo. Le funzioni o azioni esposte di seguito sono quelle realizzate in maniera abituale nei posti specifici segnalati, tuttavia sono soggette a modifiche in funzione dei criteri dell’allenatore e della situazione di ogni partita. Per esempio, la normalità sarà che il portiere desidera impossessarsi della palla che è uscita dalla linea di fondo il prima possibile (così si descrive nell’esempio), nonostante esistono circostanze nelle quali non sarà necessario o adeguato realizzarlo rapidamente. Pertanto, le richieste possono cambiare puntualmente.
1°: Impossessarsi della palla
– Uscita esplosiva a prendere la palla dopo la parata, il gol o tiro fuori
2°: Iniziare la fase offensiva nel miglior modo possibile – Presa di decisione rapida (passaggio e a chi, tiro, finte di passaggio, …) in funzione della situazione di gioco e di quello che accaduto dopo il tiro: gol, parata o tiro fuori.
3°: Essere appoggio della palla, se è necessario. – Dopo il passaggio a breve o media distanza: uscire dall’area di porta a gran velocità per essere appoggio del possessore della palla e così evitare che il compagno possessore della palla la perda per mancanza di appoggi (compagni lontani o marcati da vicino) e che la squadra avversaria freni il contropiede mediante un tiro franco sul possessore di palla.
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Tavola 1. Esempio di alcune azioni e funzioni del portiere in contropiede.
1°: Uscita esplosiva dopo il tiro, anche un po’ prima del tiro avversario (senza aspettare l’esito). Da differenti posti difensivi (esterno, avanzato, …).
– Osservazione del gioco e decisione di quando uscire alla massima velocità.
2°: Presa di decisione in funzione del risultato del tiro: gol, fuori, parata, ribattuta, …
3° Esecuzione del contropiede: … – … |
Tavola 2. Esempio di alcune azioni e funzioni dei finalizzatori della 1^ ondata del contropiede (generalmente le ali).
Si osserva chiaramente quanto laborioso potrebbe essere questo lavoro quando si realizza con ogni posto specifico in tutte le fasi del gioco. Tuttavia, è totalmente necessaria quando l’obiettivo è l’ottimizzazione del rendimento, quando si persegue il massimo perfezionamento di ogni azione e funzione del gioco.
Solo mediante questa analisi esaustiva delle azioni e funzioni di ogni posto specifico nelle differenti fasi del gioco determineranno le differenze tra i nostri giocatori e, pertanto, tra i loro programmi di allenamento.
A livello pratico, è corretto realizzare lo stesso allenamento per un giocatore che non deve aspettare la ribattuta (come l’esempio esposto precedentemente: specialista della prima ondata) che per uno dei difensori centrali il cui obiettivo sarà precisamente impossessarsi di questa ribattuta? Evidentemente, per questo ultimi sarà necessario allenare la ricerca del rimbalzo e tutte le sue esigenze (rapidi giri, velocità di reazione cercando la palla, velocità segmentaria, protezione dello proprio spazio, forza per la lotta della palla, …) mentre gli altri dovranno seguire un allenamento totalmente differente rispetto a questa azione.
Di conseguenza, la preparazione condizionale sarà determinata dalle esigenze dei giocatori in funzione del posto specifico (portiere, difensore avanzato, esterno, mediano… o il centrale, il pivot, l’ala, …) e secondo le funzioni che devono disimpegnare in funzione dello stesso. La linea già iniziata di una preparazione fisica negli sport di squadra che si adegui alle condizioni specifiche del gioco (distanze, tipo di spostamenti, meccanismi cognitivi, …) dovrà camminare verso una maggiore specificità nella sua ricerca del massimo rendimento.
L’ADEGUAMENTO DELLA PREPARAZIONE FISICA ALLE CARATTERISTICHE, ALLE NECESSITÀ E AGLI OBIETTIVI DELLA SQUADRA. UNA NECESSITÀ DI PRIMO ORDINE
Ripassiamo i passi precedenti:
- In primo luogo, abbiamo analizzato la competizione (i suoi sforzi e la logica interna), dopo la quale abbiamo estratto conclusioni rilevanti per la preparazione fisica nella pallamano.
- In secondo luogo, abbiamo trovato ragioni sufficienti per confermare la validità nell’importanza di una preparazione fisica che tenga in conto le particolarità di ogni posto specifico, delle sue funzioni e delle sue azioni specifiche (poiché sono differenti), cioè, più specificità nella preparazione fisica.
Adesso, questo è sufficiente per l’elaborazione di un piano di allenamento condizionale nella pallamano? Detto piano si baserà sullo studio della competizione e dell’attuazione di ogni posto specifico nella stessa. Tuttavia, il problema è che la competizione varierà in funzione di quali squadre (filosofia di gioco, le sue strategie, il suo gioco di gruppo caratteristico, …) e di quali giocatori (le loro caratteristiche possono essere molto differenti per le quali il gioco può variare) intervengono nel gioco, cioè, lo stile di gioco di una squadra comporta una serie di esigenze condizionali (e di ogni tipo) che sono differenti alle altre squadre con differenti stili e, alla stessa maniera, i movimenti di gruppo (incroci, cambi di posto, …) e le azioni individuali caratteristiche comportano anche esigenze condizionali differenti in funzione della squadra, il gruppo di giocatori e dei giocatori a livello individuale.
Di conseguenza, la preparazione fisica di una squadra che contrattacca permanentemente sarà uguale (ha subito o no il gol) a quella di una squadra che esegue contropiedi solo in forma sporadica? Due prime linee, un tiratore e uno che preferisce la penetrazione, si devono allenare fisicamente alla stessa maniera? La risposta sembra logica: NO, i piani di allenamento si devono adeguare alle caratteristiche, alle necessità e agli obiettivi della nostra squadra e dei nostri giocatori.
Ogni squadra ha il proprio “modo di giocare” caratteristico, lo stile proprio di gioco: il ritmo di gioco, sistemi, procedimenti più usati, dare priorità a certe azioni individuali caratteristiche, … Ma in quale misura varieranno le esigenze condizionali in funzione dello “stile di gioco” della squadra? L’influenza delle caratteristiche del gioco di una squadra nelle richieste energetiche è, nella nostra opinione, molto rilevante. Oppure il tipo e il livello di resistenza di gioco sarà lo stesso per una squadra dalla panchina ampia i cui giocatori distribuiscono in modo equilibrato i minuti di gioco che per una dalla panchina corta con sette giocatori che cambiano appena? E se oltre alla panchina corta si pretende di giocare a ritmo elevato, contropiede permanente e difesa profonda, le esigenze energetiche saranno uguali se il ritmo di gioco è lento, il contropiede sporadico e la difesa poco profonda? E a livello individuale, le richieste energetiche sono le stesse per un pivot “mobile” che utilizza con grande frequenza gli smarcamenti che per un pivot “meno mobile” che gioca a contatto e lotta permanentemente con il difensore? E se questo pivot “meno mobile” deve uscire nella prima fase del contropiede, sono uguali le sue esigenze se non fosse nella prima ondata? Tutte le risposte ci riaffermano la nostra proposta. “Nell’ambito sportivo e soprattutto nell’alto rendimento sportivo, dove ogni dettaglio segna differenze, l’adeguamento dei programmi di allenamento alle necessità e caratteristiche della squadra, dei sottogruppi all’interno della squadra e dei giocatori è semplicemente IMPRESCINDIBILE”.
La preparazione fisica, naturalmente, deve camminare su questa linea alla stessa maniera che l’allenamento di altre sfumature (tattica individuale, di gruppo e collettiva, interventi informazionali attraverso video, …) è ogni volta più consolidata in questa. O a livello tattico – strategico non differenziamo gli allenamenti dei nostri giocatori in base ai punti forti di ogni giocatore e gruppo? O per caso realizziamo lo stesso allenamento per due giocatori che occupano lo stesso posto specifico e hanno caratteristiche differenti? Per esempio, non sarà lo stesso l’allenamento di un terzino con grande capacità di tiro dalla distanza rispetto a un terzino con minore capacità di tiro, ma con maggiore capacità di penetrazione.
Sembra chiaro che un programma di allenamento adattato alle necessità della nostra squadra può “marcare differenze”, soprattutto nell’alto livello dove ogni dettaglio è “vitale”. Adesso, come lo facciamo? Quali sono i passi da seguire?
Per ragioni di spazio non potremo dilungarci nella spiegazione delle fasi della pianificazione sportiva fino ad arrivare all’elaborazione del piano di allenamento condizionale. Tuttavia, realizzeremo una breve sintesi dei passi previ da seguire:
In primo luogo, è necessaria un’analisi profonda della nostra squadra e una successiva valutazione della situazione nella quale ci troviamo. Questo punto è, nella nostra opinione, tanto importante come la revisione e la diagnosi di un medico prima di iniziare un trattamento, è possibile una buon trattamento senza una corretta diagnosi?
Dopo questo passo, dovremmo trovare i tratti caratteristici della nostra squadra, cioè, stabilite la filosofia e la concezione generale del gioco, il modello da seguire, il ritmo, i sistemi, … In questo passo è vitale che l’allenatore non tenti di imporre la propria filosofia, ma che sappia “scoprire” la filosofia più adeguata alla squadra.
Una volta conosciuti i nostri tratti di identità dovremmo definire il gioco collettivo, di gruppo e individuale più adeguato alla nostra squadra, le nostre necessità e potenzialità.
Dopo tutto questo potremo stabilire quali sono le esigenze a livello condizionale (e a tutti i livelli) per raggiungere gli obiettivi che abbiamo definito. Di cosa necessitiamo fisicamente per raggiungere tutto quello che abbiamo elencato precedentemente? Così determineremo i nostri obiettivi condizionali.
Il passo seguente sarà, infine, l’elaborazione del piano di allenamento condizionale per raggiungere gli obiettivi condizionali tenendo sempre presente che gli obiettivi fisici non hanno senso di per se stessi e che la loro condizione imprescindibile è che migliorino le funzioni della squadra a livello individuale, di gruppo e collettivo.
Il preparatore fisico non sempre interviene attivamente su aspetti come quello dell’analisi e valutazione della squadra o quella della determinazione della filosofia della squadra e della concezione generale del gioco. Tuttavia, è assolutamente necessario che, anche se non partecipa nell’elaborazione di questi aspetti, li conosca in profondità. Le caratteristiche, le necessità e le potenzialità della squadra devono essere condivise da tutto il corpo tecnico.
In questa forma, ci muoviamo dalle funzioni e azioni specifiche nel gioco all’allenamento delle capacità richieste per le stesse. A livello pratico, se determiniamo l’esecuzione del contropiede in 1^ ondata come una delle funzioni da sviluppare dall’atleta X, dovremmo prima analizzare le esigenze necessarie per il miglioramento della stessa, cioè, le capacità il cui sviluppo comporteranno il miglioramento della funzione desiderata (il contropiede in 1^ ondata). Dal punto di vista condizionale, la questione è quali capacità fisiche miglioreranno detta funzione e in quale misura dobbiamo lavorarla?
Il miglioramento della velocità sarà, in questo caso particolare, prioritaria; la velocità di discriminazione per identificare e gerarchizzare nel minor tempo possibile gli stimoli propri e del contesto più significativo della situazione concreta, la velocità di presa di decisione a partire dall’analisi degli stimoli, la velocità di accelerazione, di spostamento, … tutto questo in relazione ad altre necessità come lo smarcamento senza palla, la ricezione della palla a grande velocità, la dissociazione segmentaria del treno superiore rispetto al treno inferiore, … (importanza dell’allenamento integrato). È qui, nella nostra opinione, dove la preparazione fisica interviene come fattore d’appoggio che collabora al miglioramento dalle funzioni specifiche del giocatore.
Allo stesso modo, esisteranno funzioni di gruppo, collettive e strategiche della squadra che richiederanno dello sviluppo delle capacità fisiche. Più concretamente, la funzione nel contropiede della 2^ e 3^ ondata delle prime linee esigerà lo sviluppo della capacità di velocità con distinte connotazioni all’ala (esposto precedentemente): velocità massima con passaggi, in palleggio, con superamento degli avversari senza e con la palla, in collaborazione con uno/vari compagni … dette particolarità fanno variare il tipo di preparazione fisica che porteremo a capo con ognuno di questi, almeno nel suo carattere più specifico.
Dall’altro lato, a livello strategico le esigenze fisiche variano totalmente in funzione della filosofia della squadra, per esempio, un ritmo del gioco molto alto portato a capo con una rosa di giocatori ampia i cui minuti di gioco si ripartiscono in maniera equilibrata (per mettere alcuni fattori di influenza) richiederà lo sviluppo prioritario delle capacità fisiche velocità e forza esplosiva al di sopra della resistenza il cui allenamento si realizzerà in condizioni di intensità molto alta e durata breve – media. Qualcosa di molto distinto accadrà se qualcuno degli aspetti della filosofia cambia, per esempio, la distribuzione di minuti di gioco o i giocatori che giocano di più.
Conseguentemente, crediamo che le caratteristiche e le necessità della squadra a tutti i suoi livelli (collettivi, di gruppo e individuali) sono uno degli aspetti più determinanti per l’esito di un programma di allenamento, nel nostro caso eminentemente condizionale. Di fatto, consideriamo che un programma sarà tanto più efficace nella misura in cui si adegui alle necessità individuali, di gruppo e collettive della squadra.
CONCLUSIONE
Idee principali della nuova proposta di preparazione fisica:
- L’analisi della competizione (dei suoi sforzi e della sua logica interna) ci offre una conoscenza di grande utilità per l’elaborazione di piani di allenamento. Essendo questa analisi un passo imprescindibile, consideriamo che non è sufficiente per l’elaborazione di piani di allenamento di preparazione fisica specifica per le nostre squadre e giocatori.
- Dopo l’analisi della competizione a livello generale si deve approfondire nello studio dei differenti posti specifici e delle funzioni che da questi ne derivano. Le esigenze per il giocatore varieranno secondo il posto specifico che occupa e le funzioni che per questo realizza.
- Dopo queste due analisi se ne deve fare un altra (l’analisi delle caratteristiche e necessità individuali, di gruppo e collettive della squadra) che “definirà” in ultima istanza le linee di attuazione nell’elaborazione del programma di allenamento.
Nella nostra opinione, un piano di allenamento “condizionale” basato unicamente sull’analisi della competizione si troverà all’interno de “la preparazione fisica specifica del giocatore di pallamano”. Inoltre, se teniamo in conto le particolarità di ogni posto specifico e le loro funzioni staremo parlando de “la preparazione fisica specifica del… Portiere, ala, pivot, … o qualsiasi altro posto specifico”. Ma solo quando abbiamo analizzato le caratteristiche della nostra squadra e dei giocatori, abbiamo determinato le loro necessità e stabilito gli obiettivi, parleremo dunque di “preparazione fisica di massima specificità” alla quale si dovranno mettere i “cognomi”, per esempio: “preparazione fisica… per il miglioramento della velocità di contropiede in 1^ ondata di Jonas Kallman” o “Preparazione Fisica Specifica per il miglioramento della potenza di tiro dalla distanza di Ales Pajovic” (per fare un esempio).
Da questa prospettiva, le proposte di allenamento condizionale a partire unicamente dall’analisi della competizione se desideriamo “poco specifiche”, ma anche se ci riferiamo a giocatori di alto livello in cui la specificità è un parametro fondamentale nell’ottimizzazione del rendimento, nel quale l’adeguamento dei piani di allenamento alle caratteristiche degli sportivi è determinante. Questo fattore di “specificità” può essere coadiuvante nel contesto de “l’alto rendimento sportivo” dove il miglioramento (anche se minimo) di ogni azione, di ogni giocatore e di ogni funzione della squadra è vitale.
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- AA. (1991) Balonmano, Madrid. C.O.E.
- Zeier, U. (1987). O guarda redes de Andebol, Cadernos Sete Metros, 3.
Indossa una divisa, ex atleta di discreto livello. Tantissimi campionati di Serie A2 e uno di Serie A1 a Enna. Allenatore di diverse formazioni in Sicilia. Allenatore di 3° livello , formatore FIGH, ama aggiornarsi come confermato dalla costante presenza a corsi di aggiornamento, in Italia e all’estero. Referente per l’Italia del corso “Analisi del gioco nella Pallamano” del Prof. Oscàr Gutierrez.