Il gioco in movimento e il miglioramento tecnico – tattico individuale offensivo -1^ parte

Premessa

Il concetto di “Fissare e passare” rappresenta l’essenza del nostro sport, concetto che il Maestro Don Manolo Laguna considera, il collante del gioco.

La Pallamano come sport di collaborazione, opposizione e invasione, è uno sport interattivo nel quale è necessario “navigare”, andando dal globale allo specifico, avanzando proposte che rispondono a due questioni fondamentali:

  • Che cosa allenare?
  • Come allenarlo?

Per tutto questo la figura dell’allenatore ha un ruolo centrale. Abbiamo il dovere d’insegnare ai nostri atleti a navigare, creando un ambiente d’apprendimento (contesto) che s’adatti alle loro necessità, non dimenticando che il centro del processo d’apprendimento è l’ATLETA.

Un buon ambiente d’apprendimento dal mio punto di vista è costituito da 3 elementi essenziali:

  • Elemento 1: l’atleta.
  • Elemento 2: il contesto.
  • Elemento 3: l’allenatore.

Noi dobbiamo essere solo dei facilitatori nel processo d’apprendimento, non dimenticando che il miglior ambiente d’apprendimento è la COMPETIZIONE. E a questa dobbiamo prepararli!

Considero d’importanza basica insegnare ai nostri atleti a saper fissare un difensore o occupare uno spazio libero, perché sempre Don Manolo c’insegna che “non vince chi sa di più, ma chi è più rapido e reagisce meglio”.

Ciò significa che in uno sport “Aperto” come a pallamano, eseguire qualcosa che si è decisa “a priori” comporta un rischio elevato, e che percepire, decidere ed eseguire sono l’essenza per realizzare un movimento, per prendere decisioni.

Buone decisioni!

Prendere buone decisioni è una capacità INTANGIBILE che serve alle esigenze del nostro bellissimo ma complesso sport, ed è quella che in gergo viene denominata “CAPACITÀ TATTICA INDIVIDUALE”. Per migliorare questa capacità dobbiamo insegnar loro a percepire meglio, a utilizzare meglio l’intuizione e l’anticipo (intendo la capacità di effettuare un’azione corretta sulla base di indizi, in questo caso prima dei difensori). Lo possiamo fare solo proponendo qualcosa che stimoli tutto questo.

L’esecuzione di quanto sopra descritto prende il nome di TECNICA, ossia l’aspetto meccanico. L’unione della “Capacità Tattica Individuale” e della “Tecnica Individuale” ci dà il risultato dell’azione.

L’articolo che segue, di Dani Sánchez-Nieves, Allenatore dell’Academia Bm Alcobendas e della Real Federacion Española BM, Professore di pallamano all’Inef Madrid, comparso sulla Rivista Area de Balonmano n°333, analizza le qualità che dovrebbe possedere un’atleta per giocare ad alto livello e fissa in modo semplice e chiaro una via da seguire per migliorare la capacità di percezione (Tattica) per avere una migliore esecuzione (Tecnica), stabilendo l’attività del giocatore con la palla e quella dei compagni senza palla.

Buona lettura!

Antonio

 

IL GIOCO IN MOVIMENTO E IL MIGLIORAMENTO TECNICO – TATTICO INDIVIDUALE OFFENSIVO (PARTE 1)

UNA PROPOSTA PER LA FORMAZIONE DEL GIOCATORE

Daniel Sánches-Nieves Fernández (SPA)

 

    1.  GIOCATORE DA FORMARE

Dopo vari anni a dirigere la squadra di Divison de Honor (DH in seguito) Plata nel Club Balonmano Alcobendas, nella stagione 2016/2017 sono ritornato all’allenamento di squadre di base facendomi carico delle squadre Under 14 e Under 16.

Il processo di ritorno all’allenamento in queste tappe, fondamentali per la formazione del giocatore, comincia con una riflessione su come avevo allenato nelle tappe precedenti nella formazione, e una valutazione di questi aspetti che avevo osservato come determinanti per il successo, per l’esito nella squadra di alto livello.

In relazione con il gioco d’attacco, arrivai alla conclusione che il fattore differenziale che possedevano i giocatori che avevo potuto vedere giocare tanto nella categoria della DH Plata come nelle competizioni internazionali con la selezione giovanile è la capacità d’identificare i possibili vantaggi nel gioco, il riconoscimento delle situazioni di gioco. Evidentemente, questa capacità percettiva d’identificazione deve essere accompagnata dall’apprendimento degli strumenti o mezzi motori che permettano di risolvere la situazione di gioco.

Da questa prospettiva, nacque dunque l’idea di creare un modello di gioco per la squadra Under 16, che progrediva nella formazione del giocatore, e che si sposava con la filosofia del “giocatore ideale” definita dal nostro club. Nelle parole di Luis Carlos Torrescusa, direttore sportivo del Club Bm Alcobendas, nel Piano d’azione tecnica, un giocatore intelligente e creativo:

“L’obiettivo è creare giocatori creativi, intelligenti, con personalità e stile proprio, tecnicamente perfetti, e che imprimano la massima velocità alle loro azioni in qualsiasi fase del gioco”.

Il passo successivo, pertanto, era concretizzare quelle caratteristiche che definiscono il giocatore intelligente e creativo:

  • Riconoscimento delle situazioni.
  • Adattamento al contesto.
  • Presa di decisioni.
  • Risolvere il problema motorio con il quale si confronta. 

2.  LA VELOCITÀ

E, in secondo luogo, anche il Piano d’Azione Tecnica ci evidenzia una chiara condizione metodologica, il lavoro alla massima velocità, che, a mio giudizio, ci permette di migliorare a diversi livelli:

A livello competitivo: giocare con vantaggio rispetto al rivale, evitando adattamenti difensivi individuali e di gruppo, e cercare di aumentare il livello di sorpresa nelle azioni degli attaccanti.

A livello tecnico: Fissare un modello motorio ad alta velocità, consente in seguito di sviluppare questo modello in modo efficace a diverse velocità. Tuttavia, se il modello del motorio si apprende a bassa velocità, non sarà per niente semplice da eseguire a velocità più elevate con efficacia.

A livello tattico: Seguendo Laguna[1] (2007), Professore della Scuola Nazionale Allenatori della RFEBM in materia di Tecnica e Tattica individuale, negli sport aperti l’efficacia della tecnica è condizionata non solo dalla meccanica dell’azione, ma anche a causa della costante incertezza nell’ambiente di gioco che prevede l’interazione con compagni e avversari. Superare con successo questa incertezza passa dal realizzare il processo percettivo e decisionale il più rapidamente possibile, fuggendo da approcci razionali che rallenterebbero questo processo. Pertanto, l’attuazione incosciente, quella che percepisce gli stimoli visivi attraverso il canale visivo periferico, è l’attività che meglio consentirebbe di adattarsi ai cambiamenti costanti nell’azione di gioco.

[1] Manuel Laguna Elzaurdia “Apuntes del Curso Nacional de Balonmano”. Gli insegnamenti di Manolo in differenti corsi e conferenze segnano chiaramente non solo questo articolo, ma tutte le mie prestazioni professionali.

    3. FORME DI GIOCO

Partendo pertanto dalla condizione metodologica della velocità e delle condotte da sviluppare esposte in precedenza, il terzo passo sarà la ricerca di una forma di gioco che permetterebbe di realizzare entrambi i requisiti, avendo chiari gli obiettivi da abbinare; la formazione del giocatore in allenamento e l’assimilazione da parte della squadra di un modello di gioco il più competitivo possibile.

Antón (2006) parla di tre forme di gioco: il gioco libero, il gioco diretto e quello prefabbricato. Tra la libertà totale e la disciplina totale di uno o dell’altro, scelgo il termine di mezzo del gioco diretto, che secondo Antón si caratterizza per “l’attività individuale limitata a spazi e azioni di maggiore efficacia. Si guida l’attività della squadra a situazioni prioritarie” e ha due tipi di gioco, quello di movimento e il gioco posizionale.

Dalla realizzazione del corso nazionale, ha richiamato sempre la mia attenzione e mi è parsa la forma di gioco più dinamica e attraente per giocatori e spettatori, quello nel quale predomina il movimento dei giocatori e si dà priorità anche alla circolazione della palla. Mi sembra ideale per i giocatori nella tappa di formazione perché permette inoltre, di ampliare gli spazi nei quali i giocatori devono apprendere ad essere efficaci, giacché suppone che un giocatore di prima linea apprenda a dominare il proprio posto, ma appaia con efficacia anche in seconda linea e nei posti specifici adiacenti.

4.  OBIETTIVI E PREMESSE DEL MODELLO DI GIOCO SCELTO

Una volta realizzata l’analisi di come giocare, si tratta adesso di definire gli obiettivi e le idee semplici da trasmettere ai giocatori affinché familiarizzino con la strategia proposta. Antón propone per il gioco di movimento il seguente obiettivo:

  • “Sorprendere l’avversario nel nuovo spazio o collaborare con i compagni facilitando le penetrazioni o azioni pericolose di tiro”. Questo deve essere dunque l’obiettivo da lavorare nell’azione individuale offensiva.
  • Completano l’impostazione del modello due premesse di gruppo:
  • Provocare problemi alla difesa in forma simultanea davanti e dietro. In questo senso fomenteremo l’uso degli scivolamenti del pivot, degli inserimenti dell’ala o dei giocatori di prima in senso opposto alle traiettorie del giocatore con la palla, in profondità distinte. Si cerca in questa maniera di generare spazi per i possibili dubbi creati di fronte alla necessità di coordinamento dei difensori coinvolti.
  • Con la palla/senza palla. Con questa semplice premessa pretendiamo ottenere miglioramenti nell’azione individuale e anche nella coordinazione dei sistemi offensivi. A livello individuale si pretende rimarcare la necessità che il giocatore in possesso della palla realizzi un’azione, la più pericolosa possibile, mentre il giocatore senza palla si deve preparare, anticipare e realizzare il movimento verso il possibile spazio disponibile in tempo utile. Dall’altro lato, a livello di gruppo o collettivo ci permette di progredire nel coordinamento di due mezzi basici. Da un lato avremo il movimento con la palla e, concatenato con questo, il movimento senza palla:
    • Incrocio (con la palla) più cambio di posto (senza palla).
    • Ampliamento (con la palla) più scivolamento del pivot (senza palla).

Su questo semplice schema variando i giocatori, le posizioni d’inizio e i procedimenti potremmo raggiungere un modello di gioco differenziato e variato in quanto ai sistemi di gioco.

  5.  CHE COSA ALLENARE? LA TATTICA E LA TECNICA INDIVIDUALE

Prima di approcciare i compiti d’allenamento che mi sono sembrati più adeguati per avvicinare questo modello che vedremo nella seconda parte di questo articolo, mi sembra fondamentale segnalare di nuovo le condotte che desideriamo che appaiano, e le abilità motorie da lavorare.

In relazione con l’allenamento tattico, intendo che il nostro compito come allenatori sarà insegnare ai giocatori a cercare nella situazione di gioco, quei riferimenti che gli permettano di risolvere il problema motorio che gli si presenta.

In linea generale, intendo che il giocatore dovrebbe optare per una di queste azioni per risolvere la situazioni di gioco:

 

Allenare affinché un giocatore decida, e decida bene, tra queste molteplici opzioni, passa, inevitabilmente dal presentargli progressivamente situazioni nelle quali debba scegliere tra due di queste (o anche, in funzione della tappa).

È raccomandabile ridurre in primo luogo le possibilità di azione a due, e se possibile su stimoli più differenti possibili. Per esempio, in questo senso, sarebbe buono un compito in cui bisogna scegliere tra il tiro dalla distanza e il gioco con il pivot, sempre che l’azione del difensore non sia ambigua in un primo momento, per poter fissare l’apprendimento tattico. Ci saranno tempo e compiti, per andare a integrare le decisioni nel gioco reale.

In forma simultanea all’apprendimento della presa di decisione, dobbiamo avanzare nell’apprendimento delle abilità tecniche, a mio giudizio dando priorità a:

Una volta completata l’analisi, adesso siamo in condizioni di preparare i compiti che consideriamo convenienti per sviluppare questi apprendimenti, ossia, come è il caso, selezionare tra i compiti già conosciuti di altri allenatori, quelli che s’adattano meglio nella formazione che cerchiamo. Esempi di questi compiti nella seconda parte di questo articolo.