Che cosa è difendere? Analisi delle intenzioni tattiche individuali difensive e il loro concetto di funzionamento sistemico di Juan Antón Lorenzo García – (Parte 2)

CHE COSA È DIFENDERE? ANALISI DELLE INTENZIONI TATTICHE INDIVIDUALI DIFENSIVE E IL LORO CONCETTO DI FUNZIONAMENTO SISTEMICO[1] (Parte 2)

Prof. Juan Lorenzo ANTÓN GARCÍA (SPA)

 

4.   Intercetto:

Intercettare è recuperare la palla in forma diretta e attiva, interrompendo la traiettoria della palla in un passaggio già realizzato. Dal punto di vista della variabile tempo, si realizza un po’ dopo rispetto alla dissuasione. Mentre nella dissuasione la palla tuttavia non è uscita dalla mano del passatore, nell’intercetto la palla è già in aria, anche se possono esserci intercetti che si producono a partire da una dissuasione previa, tuttavia in questi casi quasi sempre è un grave errore del passatore.  Obbliga ad una buona formazione tattica del difensore, che deve essere capace d’interpretare il gioco e intuire la direzione prevedibile della circolazione della palla attaccante. Ci sono una serie di indizi da tenere in conto, come possono essere la valutazione del numero di appoggi o alternative di passaggio in questo istante, o che il possessore abbia palleggiato in precedenza, qual è il suo orientamento – per esempio, non diretto verso la porta  – se il possessore si trova in volo al momento del passaggio, il che in qualche maniera ostacola la modifica delle sue azioni, o se la distanza di passaggio è considerevole, il che faciliterà arrivare a tempo per interrompere questa traiettoria della palla e recuperarla. È imprescindibile, di conseguenza, controllare visivamente tanto il possessore come il potenziale ricevitore, per – a partire da qui e con l’adeguata valutazione della distanza – scegliere la traiettoria di spostamento più breve e rapida che permetta di anticipare il ricevitore. Ma in termini generali, il difensore non si deve allontanare troppo dalla traiettoria di passaggio del ricevitore potenziale; in primo luogo perché disporrà di più tempo; e in secondo termine, perché bisogna prevenire un eventuale errore nell’azione difensiva; da qui che bisogna farlo in maniera prossima a questo eventuale ricevitore.

 

Sequenza 2. Con la palla al centrale ma posizionato a distanza considerevole, il primo difensore – situato sui 6m tuttavia – valuta gli indizi (foto 1), e quando esce la palla dalla mano decide di anticipare per intercettare (foto 2). Nella foto 3, con la palla in suo possesso, inizia un contrattacco.

 

Con frequenza il difensore solitamente alterna questa intenzione tattica con la dissuasione, e può essere molto pericoloso farlo in forma sistematica, poiché una condizione molto importante è la sorpresa, che sparisce quando l’azione si converte in ripetitiva. Dal punto di vista tecnico, l’azione si può realizzare con pochi passi, in ogni caso con l’estensione del braccio corrispondente  per intercettare la palla. Anche se è molto frequente realizzare l’intercetto sul ricevitore avversario diretto, in alcuni casi si producono anche di fronte all’avversario indiretto, in particolare per gli esterni difensivi, o anche in situazioni di inferiorità numerica difensiva, abbondando nell’effetto sorpresa.

 

Sequenze 3 e 4. La sequenza di sopra mostra un esempio d’intercetto alla fine del passaggio da parte di un difensore centrale di una 6:0 nel passaggio ala – terzino. Il secondo caso è un intercetto all’inizio del passaggio da parte di un avanzato sul terzino.

 

5.   Pressing con contatto fisico:

L’obiettivo del pressing è neutralizzare totalmente il possessore di palla. È necessario realizzare un attacco deciso al corpo dell’attaccante con la tecnica di marcamento con contatto fisico, in particolare al braccio esecutore dell’avversario oltre a controllare con l’altro braccio le anche. Significa, dunque, una pressione difensiva totale che cerca di diminuire le possibilità d’azione del possessore (non solamente il tiro, ma anche delle finte, ostacolare le alternative di passaggio, del palleggio), dato che si crea una circostanza nella quale intendiamo che esista un pericolo immediato (avversario situato a distanza efficace, braccio armato, buon orientamento verso la porta, velocità di esecuzione del gesto e dello spostamento).

 

Foto 10 e 11. Possiamo osservare come in alcune occasioni a partire da una dissuasione sul pivot è possibile concatenare un intercetto. Nella foto 10, il difensore mostra la dissuasione nel passaggio B – E, mentre nella foto 11 – corrisponde comunque un’altra azione differente – è già avvenuto il passaggio e un difensore intercetta la palla.

Il momento più adeguato per realizzare il pressing aggressivo è determinato dalla coincidenza nel tempo dell’arrivo del pallone al possessore e alla sua distanza efficace: in questo istante è quando il difensore dovrà andare a contatto con il suo avversario con la tecnica appropriata. Può essere che l’avversario tuttavia non abbia il braccio armato e mantenga la palla davanti al corpo senza l’opportuna protezione; in questo caso, il difensore deve tentare di rubare la palla dalla mano con un movimento rapido e preciso della mano sulla palla dall’alto verso il basso.

Illustrazione 1. Pressing aggressivo con contatto fisico o marcamento di avvicinamento e contatto.

 

Foto 12, 13, 14 e 15. Distinti esempi di pressing con contatto sul possessore: in sospensione, sul pivot – in questo caso realizzato da 3 difensori – sul tiratore in appoggio – osservare il braccio e anca – e sul braccio esecutore, all’altezza del gomito.

 

6.   Ostruzione delle traiettorie di tiro:

Significa chiudere determinate traiettorie di tiro più prevedibili ed efficaci del tiratore. Questa intenzione tattica ha una grande relazione con il mezzo tattico conosciuto come collaborazione difesa – portiere nella distribuzione degli angoli di tiro e la tecnica fondamentale è il muro sulla palla. Si può realizzare in diverse forme, o attenendosi a vari criteri:

  1. A criteri di tempo: con questo criterio si possono fare ostruzioni di due tipi:
    1. Dissuasiva: caratterizzata dal realizzare l’ostruzione di fronte all’armato del braccio (si corrisponde con la dissuasione di tiri prima descritta). Cerca di intimidire l’attaccante e al tempo ostacola la visione del portiere e degli angoli liberi. A volte si usa come condotta falsa provocando che il tiratore modifichi i suoi armati abituali più efficaci.
    2. Intercettativa: in questo caso il braccio si trova già armato e l’azione di tiro si è già iniziata. Cerca d’intercettare o bloccare il tiro già iniziato.

 

Foto 16, 17, 18 e 19. Distinti esempi di ostruzione dei tiri.

 

2. Per criteri di spazio: possiamo integrare anche due tipi di ostruzione dei tiri:

  1. “Offensiva”: il tiratore si trova vicino al difensore e questi deve cercare di diminuire il suo angolo di tiro realizzando uno spostamento in avanti al tempo colloca le braccia unite in parallelo – alla larghezza delle spalle – cercando di opporsi al tiro chiudendo gli spazi. Quando si realizza in sospensione, la tecnica implica inizialmente la retroversione delle braccia – posizionandole dietro la testa e successivamente l’elevazione verticale cercando di bloccare la palla (vedere le foto 20 e 21).
  2. “Difensiva”: il tiratore si trova più lontano dal difensore e non è possibile che arrivi a tempo se tenta di avanzare per chiudere gli angoli di tiro. In questo caso, è raccomandabile che non tenti di avanzare e, al contrario, spinga verso dietro. È molto frequente quando il tiratore non è l’avversario diretto (foto 18, giocatore con dorsale 30).

Foto 20 e 21. Azione tecnica nell’ostruzione delle traiettorie di tiro. La giocatrice della foto a sinistra colloca le sue braccia flesse dietro la testa in retroversione (foto 20), ma al momento del tiro, elevarle verticalmente chiudendo la traiettoria scelta dal tiratore per cercare di bloccare il tiro (foto 21).

 

3. Per criteri di modo: dipende se il difensore sta simultaneamente marcando il pivot o semplicemente è un difensore non diretto del tiratore, e in alcune occasioni in funzione del tipo di armato realizzato. In questo modo avremo:

  1. Con due braccia: sono quelli abituali, adattando la collocazione delle braccia all’altezza del tiro. Deve evitare di saltare allo stesso tempo del tiratore, agendo troppo presto e facilitando la modifica o la rettifica del braccio del tiratore. Bisogna captare la posizione delle braccia nell’armato, e la direzione della corsa precedente.
  2. Con un solo braccio: quando si sta marcando il pivot e si tratta dell’attacco all’avversario non diretto, quando si producono tiri laterali al fianco o più bassi, dopo aver realizzato giri o in situazioni speciali, etc. Solitamente si utilizza come forma di aiuto al compagno.

 

7.   Ostruzione delle traiettorie di spostamento:

Le regole del gioco precisano che lo spazio è proprietà del primo giocatore che riesce ad occuparlo. Questa regola coinvolge tanto l’attaccante come il difensore. Mentre l’attaccante tenterà di cercare questi spazi liberi per avanzare, penetrare, smarcarsi, ostruire, etc., il difensore deve intuire questi spostamenti e anticiparsi alle prevedibili traiettorie dell’attaccante. Da questa idea nasce questa intenzione tattica, che in questo caso si riferisce ad agire sull’attaccante senza palla. Ostruire traiettorie significa cercare di anticipare per chiudere gli spazi di spostamento o circolazione dell’attaccante senza palla.

 

Sequenza 5. L’ala tenta di realizzare una traiettoria curvilinea davanti all’esterno per inserirsi verso il pivot, e il difensore reagisce correndo in avanti per cercare di frenare o almeno ritardare questo spostamento.

 

Per realizzare questa intenzione tattica il giocatore necessita di realizzare tecnicamente la corsa adeguata, unita alla modifica dell’orientamento corporale realizzando un giro di 90 gradi (linea delle spalle del difensore perpendicolare alla traiettoria dell’avversario), in maniera tale che offra una maggiore superficie di contatto corporale alla traiettoria dello spostamento dell’attaccante, in tutti i casi aprendo le braccia senza afferrare l’attaccante (illustrazione 2).

 

Illustrazione 2. Sequenza dell’azione finale di ostruzione delle traiettorie dell’avversario. Osserviamo come si produce un giro e si vanno aprendo le braccia per evidenziare che non afferra l’avversario.

 

È un’intenzione tattica che può realizzarla qualsiasi posto specifico, ma è molto più importante in giocatori che sono più isolati (per esempio l’avanzato – sequenza 6), o quelli che hanno maggiori difficoltà nel loro campo visivo (gli esterni). L’obiettivo non è solo bloccare l’attaccante ma almeno ritardare il suo spostamento.

 

Sequenza 6. Il centrale passa la palla al terzino sinistro e tenta di avanzare verso l’area di porta per agire come secondo pivot. L’avanzato ha come prima intenzione ostruire la sua traiettoria, ostacolando o ritardando questo spostamento.

 

Anche se poco frequente che la coppia arbitrale segnali un fallo in attacco, l’indice di suo maggior successo è provocare questa infrazione. Le ragioni di questa scarsa frequenza bisogna attribuirle a errori tecnici del difensore nella realizzazione (afferrare l’attaccante anche se leggermente, non cambiando adeguatamente l’orientamento – sequenza 7 – arriva un po’ in ritardo o coincide con l’arrivo dell’attaccante in questo spazio in forma simultanea), la poca velocità dell’attaccante o che questi è capace di frenarsi, l’esagerazione dell’impatto del difensore buttandosi indietro verso il terreno – che può comportare una sanzione disciplinare – o semplicemente l’errore proprio di percezione dell’arbitro, che non essendo la palla in questa zona non è capace di vederlo con chiarezza.

Sequenza 7. L’ala sinistra sta circolando davanti la difesa situata in 6:0, dirigendosi verso il lato contrario per agire come secondo pivot. Il difensore centrale avanza la sua posizione e cerca di ritardare questo spostamento, anche non modificando il suo orientamento corporale non agisce con la tecnica adeguata.

 

Sequenza 8. Il giocatore Manaskov (possessore di palla) inizialmente si dirige verso la sua sinistra, dopo cambia direzione, dove trova il difensore, che anticipa (maglietta bianca), correttamente posizionato e in equilibrio riesce a ostruire il suo movimento verso la direzione opposta.

 

8.   Offrire degli spazi:

Costituisce un’intenzione tattica difensiva che esige un’elevata qualità tattica nell’interpretazione del gioco, e nella quale il difensore agisce con iniziativa cercando d’avvicinarsi alle iniziative dell’attaccante, in forma tale che presumibilmente orienterà l’attaccante verso zone, spazi o azioni più prevedibili per il difensore, il che rappresenta il suo obiettivo fondamentale. Si integra in quelle che si chiamano difese attive o proattive e risponde al principio del falsare le intenzioni, manifestando tecnicamente con l’uso di una variata gamma di finte del difensore. In questa gamma di finte, il difensore agisce fondamentalmente contro l’attaccante con la palla, e utilizza i cambi di posizione – collocandosi fuori dalla traiettoria di tiro a destra o sinistra, ritardando o avanzando o retrocedendo successivamente, i cambi di orientamento corporale, così come la posizione del proprio corpo – più flesso o molto esteso con le braccia esageratamente in alto – o dei suoi segmenti – un braccio molto alto, l’altro molto basso, etc.).

Sequenza 9. La sequenza mostra come il difensore esterno finge un pressing con contatto sul suo avversario indiretto per poi recuperare la sua posizione retrocedendo (foto Stéphan Pillaud).

 

Le modalità tecniche sono poi, molto variate, in funzione dell’obiettivo concreto che si pretende (offrire la traiettoria di passaggio verso il pivot, offrire uno spazio di progressione verso il punto debole o forte, forzare l’uso del palleggio, etc.).[5]

 

Sequenza 10. L’avanzato simula uno spostamento di aiuto verso il pivot lasciando lo spazio del punto forte del terzino attaccante e immediatamente avanza verso il terzino provocando fallo in attacco (foto Stéphan Pillaud).

 

Illustrazione 3. Esempio di offrire degli spazi provocando il palleggio del possessore per il suo punto forte attraverso il cambio di orientamento corporale di un avanzato, che continua il giro (360 gradi in totale) e cerca di togliere la palla durante l’azione di palleggio. Esige un’alta qualità tecnica del difensore e grande velocità di esecuzione.

 

9.   Invasione anticipata di spazi sull’avversario con la palla

L’ultima intenzione che integriamo nella tattica individuale difensiva è l’invasione di spazi prossimi verso i quali l’attaccante pretende avanzare. C’è una differenza rispetto a quella precedentemente spiegata, ed è che in questa intenzione il difensore non cerca d’ingannare l’attaccante ne offrirgli spazi, ma al massimo s’introduce nello spazio prossimo nel quale l’attaccante con la palla è o arriva in questo istante, provocando un impatto fisico (“metterci nel suo terreno”). Ci stiamo riferendo a uno spazio che geometricamente non è superiore a 1 metro di diametro in una visione zenitale dell’attaccante (illustrazione 5). Uno degli aspetti tecnici più importanti in questa intenzione tattica è, oltre al graduare alla perfezione la misura del suo avvicinamento all’attaccante e fermarsi all’ultimo istante – un’erronea valutazione in questo senso può essere oggetto di lesioni e a volte di sanzione disciplinare al difensore, evitare con tutti i mezzi l’uso delle braccia. Le braccia del difensore devono aprirsi verso i lati senza tenere avere nessun tipo di contatto con l’attaccante, in modo tale che sia possibile provocare il fallo dell’attaccante. Logicamente, l’attaccante sentendosi invaso, non è stato capace di frenare il suo spostamento in avanti, e verrà sorpreso per questo millimetrico avvicinamento del difensore.

 

Illustrazione 4. Nel disegno di sinistra s’osserva come il difensore invade pienamente lo spazio del possessore, mentre nella zona destra osserviamo una vista dall’alto nella quale la difensora avanza un po’ di più e sorprende l’attaccante.

 

È un’intenzione tattica che si realizza contro l’avversario diretto dopo un basculamento difensivo, unendo un pressing con contatto (marcamento d’avvicinamento e contatto), ma il difensore avanza un po’ di più e sorprende l’attaccante.  Ma è anche molto frequente che questa intenzione ottenga molti successi di fronte all’avversario non diretto, sorprendendolo nel suo spostamento da fuori il campo visivo del possessore dopo un basculamento difensivo o attaccando direttamente l’avversario indiretto, o quando si è osservata una superiorità numerica attaccante e il difensore cerca di annullarla anticipandosi sull’avversario indiretto, provocando il fallo in attacco prima menzionato. Questo contatto fisico normalmente produce un disequilibrio del difensore verso dietro, dato che riceve l’impatto dell’attaccante – a volte con più di 100 chili di peso e a una considerevole velocità di spostamento – e anche questo disequilibrio è inevitabile, in qualche maniera il difensore è obbligato a controllarlo ed evitare un’esagerazione nel gesto inclinandosi verso dietro.

 

Foto 22-23-24-25. Distinti esempi di invasione dello spazio del possessore di un avanzato (sopra), o giocatori del centro della difesa e l’esterno (sotto). In tutti i casi si osserva la corretta collocazione delle braccia e il disequilibrio del difensore verso dietro per l’impatto ricevuto.

 

Foto 26-27-28-29. Altri esempi d’invasione dello spazio del possessore da parte del difensore (anticipo). L’impatto è perfettamente apprezzabile in tutti gli esempi grafici. Nella foto 29 sono due giocatori quelli che simultaneamente hanno chiuso lo spazio e ricevono l’urto dell’attaccante.

 

6. Conclusione

Abbiamo cercato di spiegare le basi fondamentali di quello che intendiamo per difendere con l’appoggio grafico di foto e illustrazioni. Molti allenatori giovani e anche alcuni con una certa esperienza, quando parlano della difesa con frequenza tendono a centrare la conversazione in strategie difensive globali proprie dell’impostazione delle partite, dei sistemi difensivi o le loro varianti, o adattamenti di questi sistemi. In qualche caso osserviamo che si riferiscono all’importanza di un cambio di avversario ben realizzato o talvolta che in questa o in quella squadra non si è agito con l’adeguato blocco difensivo. Con il rispetto che meritano tutti questi aspetti, dato che non è possibile realizzare un cambio di avversario correttamente ne sviluppare adeguatamente un determinato sistema difensivo se i giocatori che intervengono non sono capaci di intendere ne eseguire le intenzioni tattiche difensive in ogni momento dell’incontro, adattando a ogni istante quella corrispondente con la modalità tecnica corretta. Difendere è, di conseguenza, in primo luogo capire il gioco (avere adeguate conoscenze tattiche, applicare i principi tattici difensivi, essere capace di identificare indizi del gioco significativi, intendere i perché delle azioni, la logica delle loro relazioni e i loro concatenamenti, etc.), e in secondo luogo, al di sopra di tutto avere un elevato livello di esecuzione e interpretazione delle distinte intenzioni tattiche che qui abbiamo analizzato.  A partire da queste conoscenze, sono possibili tutti i mezzi tattici di gruppo difensivi (cambio di avversario, raddoppio, scivolamento, controblocco, etc.) e, dunque, l’intervento adeguato nei distinti sistemi difensivi. Senza il controllo equilibrato del proprio corpo e il dominio dello spazio non si possono realizzare le intenzioni tattiche, e senza queste, non sarà un sistema difensivo ben sviluppato o gli errori appariranno ovunque. Tutto questo, inoltre, deve avere il supporto di un’adeguata condizione fisico – fisiologica e quella psicologica che permetta di sopportare i cambi costanti del gioco, le alternanze del punteggio, la capacità di reazione positiva di fronte agli errori, o quella di sacrifico per cercare ogni giorno di essere un difensore migliore. Ogni esercizio difensivo, ogni sessione di allenamento, ogni incontro, costituiscono un “tesoro” e un motivo di miglioramento e perfezionamento.

Riassumendo, potremmo dire che tutta l’attività individuale difensiva si rimette a tre tipi d’interventi:

  1. Azioni sulla palla.
  2. Azioni sulle azioni dell’avversario.
  3. Azioni di aiuto e collaborazione.

http://handballsquare.it/che-cosa-e-difendere-analisi-delle-intenzioni-tattiche-individuali-difensive-e-il-loro-concento-di-funzionamento-sistemico-parte-1/

 

[1] Esposizione presentata nel Corso Master Coach presentato a Rogla (Slovenia), 9 – 14 Giugno, 2013, con il titolo: “Systemic and linking” concept in the development and opertion of the defensive individual tactical intenstions in modern handall.

[5] Nel nostro testo Innovaciones y contribuciones para la evolucion del juego (Vol. I), dedicammo il capitolo 5 integramente a sviluppare con ampiezza questo concetto ed esporre con dettagli tutte le alternative tecniche (Il principio del falsare le intenzioni applicato nella tattica individuale difensiva, pagine 81 – 100), per quello che non insistiamo in tutte le alternative.