Analisi strutturale e concettuale della tecnica nella pallamano: caratteristiche differenziali tra il principiante e il giocatore di alto livello (Parte 1)

Premessa

La Pallamano oggi rappresenta uno degli sport collettivi più applauditi dagli appassionati. Ormai da qualche anno la Pallamano ha smesso di essere un intrattenimento per pochi e si è convertito in un vero e proprio spettacolo che diverte a tanti.

Quali sono le ragioni che hanno dato origine a questa risonanza sociale della Pallamano? Ovviamente sono tante!

Sicuramente la possibilità di accedere ad eventi importanti, come i Giochi Olimpici, i Campionati Mondiali o Europei, come quello appena conclusosi in Danimarca lo scorso Dicembre, o manifestazioni come la EHF Champions League. Ma di certo l’evoluzione del gioco e degli atleti hanno dato un grosso contributo; questo ovviamente ha comportato modifiche anche nella tecnica!

Grosser (1982) definisce la tecnica sportiva come “il modello ideale di un movimento relativo alla disciplina sportiva”.

Ma cos’è la tecnica? E soprattutto, esiste una tecnica ideale nella pallamano se consideriamo le molteplici variabili che possono accadere all’interno del contesto di uno sport di squadra, dove c’è cooperazione – opposizione, che si svolge in uno spazio condiviso, all’interno del quale l’attività di un giocatore durante la competizione si sviluppa in un contesto instabile, con contatto quasi permanente con l’avversario, il che lo obbliga a una risposta motoria in continuo adattamento, condizionando, di conseguenza, l’esecuzione puramente meccanica delle sue azioni (tecnica…) per l’applicazione al gioco reale?

Non dobbiamo dimenticare che la pallamano è un gioco semplice che offre, per sua logica interna, una moltitudine di situazioni che richiedono un repertorio “generoso” di gesti, che devono essere eseguiti tenendo in conto lo spazio e il tempo per eseguirli nel modo più economico ed efficace possibile per la risoluzione di una situazione in competizione. Ragioni per le quali la tecnica necessita di essere adattativa e come ci ricorda il Prof. Manolo Laguna che, la tecnica è viva, perché influenzata da fattori distinti che cambiano nel corso del tempo e cambiano anche in funzione delle caratteristiche delle persone che giocano.

Il Prof. Juan Antón, Professore Titolare nella Facoltà di Scienza dello Sport dell’Università di Granada, lettore IHF dal 1993, e lettore EHF dal 2009, autore di tantissimi articoli, nonché della collana “Balonmano: innovaciones y contribuciones para la evolucion del juego”, uno dei massimi studiosi a livello mondiale del nostro amato sport – che ringrazio per la disponibilità a pubblicare in italiano l’articolo che segue, e per la celerità con la quale ha condiviso il materiale – ci offre in maniera magistrale la possibilità di avere idee più chiare in merito, identificando le differenze nella tecnica tra un principiante e un giocatore di alto livello.

L’articolo che segue è pubblicato in lingua originale nel Volume I della collana precedentemente citata!

Adesso AUGURI DI BUON ANNO 2021 e buona lettura!

P.S. 1: “Non vale nulla che il nostro giocatore abbia una posizione del braccio (armato) corretta se non è capace di adattarla durante la competizione”.

M. Laguna – Professore presso la “Escuela Nacional Entrenadores de Espana”, autore del Libro “Balonmano, curso basico”.

P.S. 2: L’articolo verrà suddiviso in 3 parti!

 

ANALISI STRUTTURALE E CONCETTUALE DELLA TECNICA NELLA PALLAMANO: CARATTERISTICHE DIFFERENZIALI TRA IL PRINCIPIANTE E IL GIOCATORE DI ALTO LIVELLO (Parte 1)

Juan Antón Lorenzo García (SPA)

 

Introduzione

Identificare la tecnica in uno sport individuale è un compito relativamente semplice, perché rappresenta il modello di movimento che caratterizza la specialità sportiva che si tratta. Qualsiasi appassionato di questo sport è capace di descrivere il modello ideale e caratteristico del movimento in un salto in alto a un livello basico – corsa iniziale, spinta e passo di stacco – non dubiterebbe nel distinguere le fasi fondamentali del movimento di stile libero nel nuoto, o è capace di valutare quando un lanciatore di peso utilizza un determinato stile tecnico.

Tuttavia, se ci riferiamo a uno sport di collaborazione-opposizione, e in particolare alla pallamano, la descrizione della tecnica diventa qualcosa di più complicato, dato che la manifestazione della tecnica durante la competizione adotta forme polistrumentali. In primo luogo, bisognerà rispondere alle seguenti domande: a quale tipo di tecnica ci riferiamo? A quella più ortodossa e che genera il movimento apparentemente più efficace sfruttando ottimamente il collegamento delle differenti catene cinetiche? O forse, alla tecnica che spezza a volte la catena cinetica del movimento? O vogliamo alludere al movimento che senza generare la massima forza disorienta l’avversario creando falsi indizi? Ugualmente dovremo domandarci altre questioni come sono le seguenti: si tratta di descrivere la tecnica del giocatore difensore, dell’attaccante senza palla, dell’attaccante con la palla, o del portiere? O in un secondo livello gerarchico, di quale elemento della tecnica stiamo parlando? Del passaggio? Della ricezione o della finta? O ancora, in un terzo livello, quale modo di questo elemento è quello che desideriamo descrivere? E salendo un gradino in più, è una manifestazione classica che si mostra con parametri biomeccanici stabili o implica una modifica di questi parametri iniziali? E infine, potremmo concludere: ci riferiamo a un procedimento tecnico semplice e isolato o ad una combinazione di questi procedimenti? Queste domande evidenziano da un lato la grande quantità di forme di manifestazione che si possono avere del movimento tecnico nella pallamano, e allo stesso tempo la difficoltà della descrizione della tecnica specifica di questo sport.

Dalla complessità derivata dalla moltitudine di forme d’espressione della tecnica e delle molteplici possibilità di combinazione degli elementi si evince che l’apprendimento della tecnica nella pallamano è un processo molto lungo che nella pratica non si conclude mai mentre il giocatore continua a essere attivo. Questa complessità si manifesta quando comproviamo le differenze che esistono tra le espressioni che si hanno nell’alto livello e quelle che avvengono a livello del principiante. In questo lavoro cercheremo di analizzare concettualmente e strutturalmente la tecnica nella pallamano, ed esporre le differenze che identificano il livello principiante e il livello con esperienza. Entrambi gli aspetti ci serviranno come guida per comprendere le difficoltà dell’apprendimento, al tempo ci aiutano anche ad affrontare questo lungo percorso.

Svilupperemo per questo l’analisi concettuale e strutturale della tecnica, come punto di partenza per addentrarci in come si deve intendere questo fattore nell’insegnamento e nell’allenamento della pallamano; concretizzeremo le loro caratteristiche specifiche con l’obiettivo di stabilire le linee guida del loro apprendimento; successivamente chiariremo il concetto di concatenamenti tecnici, prendendo come esempio uno dei ruoli nel gioco com’è il possessore della palla, del quale esporremo uno schema delle possibilità di concatenamenti della tecnica del giocatore con la palla – ciclo tecnico dell’attaccante con la palla – come dimostrazione dell’azione tecnica del gioco e l’asse fondamentale dell’insegnamento della tecnica. A questa concezione globalizzata gli aggiungiamo un’esposizione dettagliata delle differenti variabili che dobbiamo introdurre in una forma interrelazionata nel processo d’insegnamento e perfezionamento di ogni elemento tecnico. Infine, mostreremo un quadro comparativo che abbiamo realizzato tra lo stato evolutivo della tecnica di un giocatore principiante e un giocatore d’alto rendimento, risultante da una ricerca osservazionale che abbiamo realizzato a questi livelli evolutivi. Concluderemo stabilendo alcune conclusioni definitive per la messa a fuoco metodologica adeguata del processo d’insegnamento della tecnica.

 

Concetto di Tecnica, e della Tecnica specifica nella Pallamano

È necessario partire da una piccola analisi del concetto di tecnica alla luce delle definizioni di distinti specialisti sul tema, per avvicinarci all’applicazione di questo concetto nella pallamano e comprendere il suo significato. Iniziamo questo percorso nella forma più generica che rispecchia il Diccionario de la Real Academia de la Lengua, dove per tecnica s’intende “l’insieme di procedimenti e mezzi di cui si serve una scienza o arte”. Quando si riferisce all’ambito sportivo questa stessa fonte lo concretizza in “l’insieme di apprendimenti motori specifici utilizzati dai praticanti di uno sport”.[1] Molti teorici dello sport e dell’allenamento sportivo hanno espresso anche distinte definizioni del concetto, i cui apporti ci permetteranno di intenderlo meglio.

Grosser e Neumaier (1986) ci definiscono il concetto così: “Il modello ideale di un movimento relativa a una disciplina sportiva”,[2] il che senza dubbio rivela una concezione di questi autori della tecnica più relazionata con sport individuali, nei quali, data la stabilità delle condizioni della pratica, è facile comprendere questa allusione a un modello ideale di movimento. Meinel (1982), da parte sua vuole evidenzia l’idea di economia e razionalità del gesto quando indica: “Il procedimento razionale, funzionale ed economico per l’ottenimento di alti rendimenti sportivi”, sebbene l’espressione al singolare del vocabolo procedimento sembra sottolineare che la tecnica è unica, con una struttura molto determinata, che si deve attenere a un miglior sfruttamento dei parametri biomeccanici. Manno (1991), tuttavia, la definisce come “un processo, o un insieme di processi, che si apprendono attraverso l’esercizio, che permette di realizzare il più razionalmente ed economicamente possibile e con la massima efficacia un compito di movimento”[3], il che aggiunge al concetto un’altra dimensione più complessa e multifattoriale. Djatschkow (1974), sottolineava già la pluralità del concetto a identificarlo con un sistema, intendendo la tecnica come un concetto aperto e non chiuso a un determinato movimento. La definisce come “un sistema specializzato di azioni motorie simultanee e conseguenti, orientate alla cooperazione razionale delle forze interne ed esterne (che partecipano nel movimento), con il fine di utilizzarle nella forma più completa ed efficace per l’ottenimento di elevati rendimenti sportivi”[4]. Dalla definizione di Weineck (1988), si evince che questo autore intende la tecnica anche come qualcosa di plurale, e pertanto, che ammette differenti espressioni e strutture del movimento: “S’intende per tecnica sportiva quei procedimenti sviluppati in generale con la pratica, per rispondere il più razionalmente ed economicamente possibile, a un problema gestuale determinato”. E aggiunge successivamente la differente importanza che acquisisce nei differenti sport: “La tecnica non ha la stessa importanza in tutti gli sport […]. Negli sport collettivi, la tecnica influisce in maniera prioritaria nella soluzione apportata alla complessità della situazione di confronto o di gioco”.[5]

Il portoghese Castelo (1999), incide anche dalla prospettiva di uno sport di squadra, e menziona alcuni fattori o variabili della tecnica in questi sport, oltre alla forma strutturale in se stessa, sottolineando quello menzionato nel 1970 da Tessie in questa maniera: “Le qualità tecniche di un giocatore non si apprezzano solamente in quanto a alla forma, ma anche, e necessariamente, in quanto al momento, all’orientamento e alla velocità di esecuzione di un procedimento tecnico”.[6] Castelo, da parte sua, riferisce l’importanza della logica del fattore interno, evidenziando la necessità della razionalità nell’uso dei movimenti, dato che i comportamenti motori – tecnica – non rappresentano altro che la fase finale di un lungo processo psicofisiologico. Sottolineava ugualmente le teorie di Mahlo (1966) indicando che “tra il sistema motorio e il sistema sensoriale (intendendo dal punto di vista di una sintesi cognitiva complessa che comporta la percezione e la soluzione mentale), esiste una relazione circolare, sebbene non si può dissociare nessuna delle parti”. La logica del fattore tecnico la spiega a partire da tre aspetti fondamentali: regolamentare, tattico – strategico e d’analisi situazionale. Il primo perché normalizza le condotte per approcciare il gioco, che Bayer (1972) indicava già che costituiscono il patrimonio proprio di questo sport. Il secondo, determina che l’azione tecnica deve essere portatrice di un senso, un significato nel gioco in funzione del contesto nel quale si integra, il che obbliga a una riflessione e dà un certo carattere d’imprevedibilità alle azioni. In quanto al terzo aspetto situazionale, è fondamentale perché ogni situazione di gioco si mostrerà con distinti indizi gerarchizzati di spazi, velocità, posizioni, dinamismi di compagni o avversari, momento e punteggio dell’incontro, etc. che obbligano ad adeguare la condotta in base all’efficacia, e a sceglierla all’interno di un ampio ventaglio di possibilità.[7]

È molto importante il criterio di classificazione dei lavori esposto da Riera (1994), in funzione della presenza o assenza dell’opposizione e/o collaborazione di altre persone, che chiarisce in concetti di tecnica e tattica, e come deve applicarsi e intendersi il concetto in funzione del tipo di sport. Questo autore indica che “quando ci riferiamo all’apprendimento della tecnica solitamente consideriamo a compiti senza opposizione, mentre che parliamo della tecnica sportiva in quegli sport e compiti senza opposizione, nei quali l’atleta (gli atleti…) deve scegliere tra differenti alternative in funzione del modo d’agire del suo avversario (avversari…)[8], il che implicitamente sta sottolineando che negli sport come la pallamano non avrà quasi senso parlare della tecnica del gioco in senso stretto, poiché la maggiore parte delle azioni si sviluppano in un contesto d’opposizione permanente, per quello che tecnica è indissolubilmente legata alla tattica individuale. L’azione tecnica individuale non è un obiettivo in se, ma un mezzo scelto tra le varie alternative – per raggiungere una capacità che deve essere misurata e valutata a partire dal costante cambio delle situazioni (movimenti dei compagni e avversari) di gioco: intenzione tattica. Questo è il fine, mentre la tecnica è lo strumento. La buona tecnica di un giocatore a pallamano si caratterizza perché il suo modo di risolvere un compito durante competizione è più precisa, più sicura, più economica e più adattata alla situazione concreta del gioco, il che esige una certa variabilità.

È probabilmente Teodorescu (1984) l’autore che più e meglio ha descritto nella nostra opinione le condizioni della tecnica in uno sport collettivo o di cooperazione-opposizione. Questo autore lo descrive in questo modo: “Un’esecuzione del movimento adattato alle condizione della situazione concreta di gioco e al tipo somatico di giocatore nella forma più funzionale ed economica per raggiungere l’obiettivo del gioco”[9], concetto che amplia descrivendolo in un altro modo: “L’insieme di abitudini motorie specifiche utilizzate con l’obiettivo della pratica del gioco con la massima efficienza”, alludendo in entrambi i casi all’importanza che acquisisce l’obiettivo del gioco al di sopra di modelli ideali biomeccanici e che rispecchia, che questi obiettivi si possono raggiungere in diversi modi che non sempre si adattano ai modelli standardizzati. Apporta per la prima volta il termine di procedimenti tecnici per capire la manifestazione specifica della tecnica in questi sport, “che constano di varie strutture specifiche di atti motori integrati e differenziati […], di fronte al conseguire l’obiettivo del gioco”. Questo autore evidenzia che i procedimenti o abitudini tecniche che costituiscono la nozione di tecnica “si riferiscono allo stesso modo alla gestione dell’oggetto del gioco […], come agli spostamenti specifici realizzati dal giocatore per realizzare tale gestione”, il che concretizza la tecnica in due grandi rami: la relazione del soggetto con la palla – relazioni corpo-palla, e la relazione del soggetto con lo spazio – corpo-spazio. Ma sottolineiamo che questi due grandi rami della tecnica non dovrebbero intendersi come qualcosa a se stessi, ma legati al processo del gioco, in interdipendenza con la tattica e le qualità motorie. In un certo modo, potremmo dire che lo sviluppo di questi due rami “dell’albero della tecnica” dipende dallo sfruttamento ottimo delle condotte che permettono e proibiscono le regole.

 

Figura 1. La tecnica nella pallamano non è semplicemente un concetto biomeccanico, ma fondamentalmente tattico (disegno di Pablo López)

Figura 2. Mappa concettuale e strutturale della tecnica nella pallamano.

 

Le forme generali del meccanismo di base dei movimenti tecnici sono conosciute abitualmente come elementi tecnici, mentre la concretizzazione e l’adattamento degli elementi di base tecnici alle differenti situazioni specifiche di gioco sono chiamate dal citato Teodorescu procedimenti tecnici. Gli elementi tecnici hanno un carattere astratto e generale, la cui validità si riduce alla semplificazione della struttura generale del movimento (per esempio, il passaggio, in quanto trasmissione della palla da un giocatore a un altro), mentre i procedimenti tecnici hanno un carattere concreto d’esecuzione specializzata (il passaggio classico in sospensione al punto debole), per quello che possiamo chiamarli ugualmente modi degli elementi tecnici. Il procedimento tecnico è secondo Teodorescu “un sistema complesso e stereotipato di atti motori (una successione stereotipata di posizioni e movimenti dei segmenti del corpo), strutturato il più razionalmente possibile, applicabile in una fase somigliante di un’azione d’attacco o difesa”. Attenendosi alla sua complessità si suddividono in semplici e complessi.

I procedimenti semplici hanno un carattere relativamente invariabile essendo eseguiti in condizioni quasi identiche in quello che rispetta la posizione iniziale, l’esecuzione propriamente detta e la posizione finale. Durante il gioco d’alto livello si utilizzano solamente in momenti fissi del gioco – come rimesse in gioco, passaggi senza opposizione vicina – dunque nel processo del gioco l’esecuzione dei movimenti tecnici perde il suo carattere invariabile dovuto alle situazioni costantemente mutevoli dell’esterno. Queste situazioni impongono variazioni di moltitudini di aspetti – che si costituiscono in variabili della tecnica – come il ritmo, la direzione, le traiettorie, l’orientamento, l’intensità, l’ampiezza del movimento, la distanza percorsa, il segmento corporale principalmente coinvolto durante l’azione o in una determinata fase di questa azione, i posizionamenti iniziali, utilizzando in questo caso alcune volte posizioni in disequilibrio o che intenzionalmente cercano disequilibrio; interruzioni dell’esecuzione di un movimento iniziato continuando l’azione con un altro distinto, diversi concatenamenti di procedimenti tecnici, il numero degli elementi o procedimenti collegati, etc. Questa realtà del gioco è quella che ci obbliga a utilizzare i procedimenti tecnici complessi, il che rinforzala necessità di disporre di una grande coordinazione di movimenti, combinando, interrompendo o trasformando quelli inizianti. Nella maggior parte dei casi si usano procedimenti tecnici complessi che contengono procedimenti tecnici semplici, quelli che senza perdere la loro struttura generale si eseguono in diverse condizioni di velocità, forza, ampiezza, etc., determinate dalle azioni dell’avversario e dalla situazione concreta di gioco. La nostra concezione rimane riflessa nella figura 2. I procedimenti tecnici semplici o complessi di due o più elementi tecnici solitamente si collegano tra loro facendo attenzione alla situazione e alle circostanze del gioco dando luogo ai concatenamenti tecnici, che, a loro volta, si mostrano in distinti livelli di complessità. Per esempio, si può avere un’azione tecnica che unisca una forma concreta di ricezione – da dietro – con adattamento – realizzato con la mano dominante – unito a una finta – di tiro al fianco – il palleggio – con la mano non dominante verso il lato debole, e finalizzare on un passaggio – in pronazione.

Questa è una breve dimostrazione delle molte possibilità di concatenamenti complessi che si possono avere nell’attività tecnica del ruolo di possessore o in quello chiamato ciclo tecnico del giocatore con la palla. Ovviamente, si possono avere anche altre forme di concatenamenti da parte del giocatore attaccante senza palla, del difensore, o del portiere. Ogni procedimento tecnico è sviluppato combinando distinte variabili del movimento.

 

Caratteristiche della tecnica nella Pallamano, come aspetti fondamentali di orientamento dell’insegnamento

Come abbiamo visto, la pallamano, come modalità di struttura complessa, richiede un dominio di varie tecniche differenziate – procedimenti tecnici semplici, complessi e concatenamenti semplici e complessi – che sono eseguiti in condizioni che variano frequentemente poiché durante le competizioni si presentano le più diversificate situazioni esterne al soggetto che obbligano a precisi adattamenti interni. Per questo è necessaria una grande precisione del movimento con importante partecipazione della forza e simultaneamente un’elevata economia di tutto il processo motorio. E dall’altro lato si richiede di eseguire le azioni in modo tale che l’avversario comprenda il più tardi possibile quello che si pretende fare. Per queste modalità la tecnica ha una funzione che dipende da aspetti complessi e variati, il che ostacola la sua definizione in una forma breve e con una sola espressione. Da qui che come conclusione delle distinte opinioni degli autori menzionati, potremmo includere la nostra definizione della tecnica: “Il livello di dominio dei modelli d’esecuzione basici per la coordinazione di movimenti o processi di azioni che adattano adeguatamente le forze interne alle forze esterne, e che cerca l’equilibrio del giocatore, e la funzionalità, l’economia e l’efficacia del movimento richiesto dal momento e la dalla situazione di gioco, sfruttando le regole”.

Se la tecnica in qualsiasi sport tradizionalmente in qualsiasi sport risponde alla domanda come fare?, nella pallamano vediamo che non c’è una sola forma di fare per risolvere un problema di gioco, dato che esistono varie soluzioni di movimenti per uno stesso problema, e tutte queste si basano fondamentalmente sugli obiettivi del gioco. Non serve a niente realizzare un movimento biomeccanicamente ideale se questo non si adatta alla situazione del momento e alle circostanze del gioco. La buona tecnica nella pallamano, pertanto, si caratterizza dalla variabilità dei movimenti e nella capacità di collegare differenti elementi “dell’albero della tecnica” (figura 3), e scegliere i cammini che ci portano al ramo finale che converte il movimento realizzato in un’azione efficace e utile per il gioco. Lo sviluppo del gioco ci porta costantemente a scegliere modi di movimenti che si sviluppano in forma isolata ed esplosiva in alcune occasioni, e in altre a volte ricorrere a successioni di movimenti o determinati da altre variabili come lo spazio disponibile. La scelta di una tecnica efficace nella pallamano richiede, dunque, rispondere in forma inseparabile ad altre domande come: dove farlo?, quando farlo? O in particolare perché farlo?, le cui risposte finali c’immergono completamente nel concetto di tattica individuale.

Figura 3. Albero della tecnica nella pallamano e le interrelazioni

 

Così, dunque, la tecnica nella pallamano – inefficace e insufficiente in se stessa – è solo utile se è scelta e adattata adeguatamente alle condizioni esterne, e insieme a questo si caratterizza per molti aspetti come i seguenti:

  • La tecnica non può intendersi come il risultato di un determinato adattamento meccanico – energetico, ma come una scelta adeguata a un situazione esterna che implica molteplici richieste che vanno da una sola azione o movimento a una successione concatenata di vari movimenti distinti (combinazioni gestuali o di movimenti), e realizzate con ritmi e velocità distinte.
  • Si realizza abitualmente attraverso molti elementi tecnici, il cui primo livello gerarchico li raggruppa in tecnica del giocatore in attacco – con la palla e senza palla, in difesa o quella propria del portiere. Alcuni di questi elementi sono comuni ai tre ruoli, sebbene abbiano particolari sfumature di manifestazione, mentre altro hanno applicazione solo in uno o due di questi ruoli.
  • Ognuno di questi elementi tecnici esige l’espressione di distinti modi di manifestazione (procedimenti tecnici semplici e complessi).
  • I procedimenti tecnici si possono avere in una forma semplice (struttura basica e di poca esigenza coordinativa) e complessa (struttura trasformata e di maggiore esigenza coordinativa).
  • I procedimenti semplici e complessi si possono collegare tra loro, dando luogo ai concatenamenti che possono comprendere differente numero di procedimenti tecnici, il che a sua volta genera un altro livello di complessità: concatenamenti tecnici semplici e complessi.
  • Si sviluppa nel contesto di attività il cui obiettivo è recuperare la palla o fare sbagliare la squadra attaccante (tecnica difensiva).
  • Ugualmente esige concatenare movimenti focalizzati ad aiutare l’attaccante possessore della palla o a essere in condizioni di riceverlo (tecnica attaccante senza palla).
  • La tecnica del giocatore con la palla è quella più facilmente identificabile, ma tutti i suoi movimenti sono orientati a superare l’avversario, avanzare verso una distanza efficace di tiro, tirare, e nel caso non possa riuscirci, comunicare con altri compagni. Questa parte della tecnica è quella che abitualmente è conosciuta come il ciclo tecnico del giocatore con la palla (vedere figura 3).
  • L’autentico dominio della tecnica si manifesta con la capacità adattativa all’azione del compagno, dell’avversario, alla fatica ai cambi psichici, ai cambi delle condizioni esterne e alle alterazioni spazio – temporali che provocano queste modifiche (variabilità esterna che obbliga alla variabilità interna).
  • Esige una risposta motoria immediata in funzione delle necessità del gioco.
  • La maggior parte delle azioni tecniche si mostrano in condizioni di sforzo fisico – psichico.
  • Grande quantità dei procedimenti tecnici esigono precisione nell’azione motoria in contemporanea alla pressione diretta o indiretta dell’avversario.

Tutte le caratteristiche menzionate stanno descrivendo le basi di orientamento dell’insegnamento della tecnica, poiché costituiscono variabili metodologiche che si devono integrare nel processo d’apprendimento, la loro stabilizzazione e il perfezionamento. Le molteplici richieste di variabili d’insegnamento, elementi, procedimenti o concatenamenti di distinto livello di complessità fanno sì che questo processo ineludibilmente sia di una lunga durata che comprenderà tutta la vita sportiva di qualsiasi giocatore. Dai primi contatti con la pallamano fino a raggiungere il massimo livello è necessario andare gradualmente introducendo nuove esigenze, poiché solo i grandi giocatori sono capaci di utilizzare una grande variabilità tecnica adattata adeguatamente alle circostanze esterne. Le forme o procedimenti tecnici che in un momento iniziale del processo saranno obiettivo dell’insegnamento, in un altro si convertiranno in contenuto di perfezionamento, il che deve approcciarsi con nuove esigenze del modello in distinte variabili o in nuove forme di concatenamenti.

[1] R.A.E. (1984), Diccionario de la Lengua espanola, Espasa Calpe, tomos I y II, p.1291.

[2] Grosser, M. e Neumaier, A. (1986), Técnicas de entrenamiento, Martinez Roca (colección Deportes Técnicas), Barcellona.

[3] Fundamentos del entrenamiento deportivo, Paidotribo, Barcellona, p. 233

[4] Citato da Castelo e coll., (1986) Metodologia do treino deportivo, F.M.H. Universidad Técnica de Lisboa, p. 143

[5] Weineck, J. (1988), Entrenamiento óptimo, Hispano Europea, Barcellona, p. 311.

[6] Tessie, J. (1970), Le football, Vigot, Parigi, citato da Castelo, J. (1999), Fùtbol: estructura y dinàmica del juego. INDE, Barcellona, p. 205

[7] Castelo, J. (1999), Fútbol, estructura y dinámica del juego, INDE, Barcellona, p.82

[8] Riera, J. (1999), Fundamentos del aprendizaje de la técnica y la táctica deportive, INDE, Barcellona, p. 40-41

[9] Teodorescu, L., (1984), Problémas de teoria y metodologia nos jogos desportivos, Livros Horizonte. Lisbona, p. 28 – 30.