Didattica della tecnica di parata dall’ala

LUIGI MALAVASI

 

Premessa

 

Se dovessi indicare una priorità per quanto concerne l’allenamento della tecnica di base dei giovani portieri, senza esitazione direi che l’ambito nel quale si riscontrano le maggiori e più gravi carenze è la parata dall’ala.

In questo sintetico articolo – che mi riprometto di approfondire in altra sede – cercherò di fare chiarezza su alcuni aspetti fondamentali, di sfatare alcuni luoghi comuni e, infine, di suggerire una metodologia di lavoro.

 

Considerazione preliminare

 

Per prima cosa, riporto un dato che ci consente di inquadrare il problema. Parlare di tiri dall’ala significa considerare all’incirca ⅕ delle conclusioni che un portiere, in media, riceve in ogni partita.

In occasione degli ultimi due impegni della nazionale maschile under 18 (Sparkassen Cup 2017 e MHC 2018), i portieri italiani hanno subito, rispettivamente, 44 tiri su 240 (18,3%) e 40 tiri su 245 (16,3%) dalla posizione di ala. Un po’ meno di 1 tiro su 5, per l’appunto. Questo significa che avere un portiere preparato su questo fondamentale costituisce un indubbio vantaggio, oltre che un indispensabile presupposto per poter formare atleti completi e “presentabili” ad alto livello. In campo internazionale, infatti, la qualità delle ali (sia dal punto di vista fisico che tecnico) è in costante ascesa (il che peraltro contribuisce a spiegare l’attuale predilezione di molti allenatori per la difesa 6-0, a scapito delle difese profonde).

 

Alcuni luoghi comuni da sfatare

 

Avendo modo di osservare portieri di diverse fasce di età, constato che vi sono alcuni difetti talmente radicati da lasciar presumere che esista una strutturale carenza al livello dell’insegnamento delle nozioni di base. Per prima cosa, occorre sfatare alcuni luoghi comuni:

1) Il primo palo non deve essere percepito come un’ossessione. Se un’ala salta con un buon angolo, restare eccessivamente conservativi a protezione del primo palo non ha alcun senso e facilita enormemente la conclusione del tiratore. Occorre pertanto evitare di condizionare il portiere, costringendolo ad effettuare scelte controproducenti. Come se il gol sul primo palo valesse doppio… (fig. 1).

Figura 1

2) Sostenere – come mi è capitato più volte di sentire – che la posizione corretta del portiere deve prevedere che un braccio sia a contatto con il palo è semplicemente assurdo. Il portiere, al contrario, deve uscire rispetto al palo, più o meno a seconda dell’angolo di tiro. Ma deve sempre uscire (fig. 2).

Figura 2

3) La priorità, per una corretta impostazione della parata, più che nella posizione delle braccia (comunque importante) sta nella posizione dei piedi (e, di conseguenza, del busto) (fig. 3).

 

Figura 3

 

Cosa allenare

 

Ciò premesso, non ci resta che affrontare il tema principale della trattazione. Ovvero: cosa allenare?

Il problema più diffuso tra i giovani portieri (e, in Italia, non solo tra i giovani) consiste nel non saper aspettare il momento opportuno per effettuare la parata. Per potere avere successo, un portiere deve cercare di arrivare fermo (e nella corretta posizione) al momento della massima elevazione dell’ala; se si muove in anticipo o sbaglia la direzione d’uscita (dritta anziché arcuata), per l’ala è troppo semplice “uscire” dalla figura del portiere e segnare. Bisogna pertanto insistere su questo aspetto, purtroppo assai trascurato dai nostri tecnici.

La seconda questione critica riguarda la posizione dei piedi e del busto. Idealmente, il portiere deve sempre seguire la traiettoria di salto posizionandosi “a specchio” rispetto alla figura dell’ala (con riferimento, va da sé, al braccio di tiro). Un difetto ricorrente, al riguardo, consiste nel girarsi (più spesso in apertura – cioè verso il palo lontano –, ma talvolta anche in chiusura) al momento del tiro, col risultato di aprire eccessivamente l’angolo di tiro.

Il terzo aspetto da curare è la posizione delle braccia. In questo caso – volendo semplificare al massimo – può essere utile seguire una semplice regola:

 

  • Se l’ala ha poco angolo e il portiere è a copertura del primo palo, il braccio vicino al palo deve sempre restare alto (anche perché, abbassandolo, il portiere andrebbe a coprire uno spazio esterno alla porta). In questo modo si protegge anche il volto e si copre la zona “critica” tra la spalla e la testa.
  • Se l’ala ha un buon angolo (e il portiere, di conseguenza, è in posizione avanzata), è necessario osservare il braccio di tiro. Il braccio alto lascia intendere che il tiratore può concludere sul primo palo; il portiere, pertanto, può andare a parare coprendosi il volto con il braccio lontano dal palo e abbassando leggermente l’altro braccio (fig. 4). Viceversa, il braccio largo del tiratore è indizio di tiro sul secondo palo (fig. 5); in tal caso le braccia del portiere si comportano sostanzialmente come nel caso di un tiro da parte di un’ala con poco angolo.

 

 

Figura 4

 

 

Figura 5

 

La differenza – fondamentale! – tra gli angoli di tiro suggerisce, infine, alcune ulteriori riflessioni. Schematizzando:

 

1) Più l’angolo è grande, più il portiere dovrà rischiare in uscita (con poco angolo è sufficiente ½ metro oltre il palo).

2) Con poco angolo, è efficace il cosiddetto “saltino” (una parata che porta il portiere ad assumere una posizione simile ad una F), con una doppia avvertenza: il salto deve essere a pochissimi cm da terra, per evitare che il pallone possa passare sotto i piedi; il braccio vicino al palo, con questa tecnica di parata, non si abbassa mai (fig. 6).

3) Se l’ala tira in discesa – chiudendosi pertanto l’angolo – la regola è non saltare (molte ali, in discesa, scelgono di tirare in girella, contro la quale nulla può un portiere in salto).

 

 

Figura 6

 

A proposito del salto, concludo con una precisazione. Un tempo si insegnava ai portieri di non saltare mai sui tiri dall’ala. Oggi, con le ali che hanno sviluppato straordinarie capacità di salto, questa regola non è più così rigida. Tuttavia, nel settore giovanile, è bene a mio avviso tenerla presente nella costruzione dei portieri. Tutt’al più, si può suggerire talvolta di saltare (magari anche prendendo il tempo al tiratore, con l’intento di andare idealmente a “murarlo”) come diversivo. Questo “stratagemma” tiene conto del fatto che l’ala, prima del tiro, deve curarsi della rincorsa, del primo difensore e di non calpestare la linea dei 6 metri; in queste condizioni, un portiere molto aggressivo in salto può risultare complicato da gestire anche per un tiratore esperto. Certo è che, se l’ala beneficia di uno scalare pulito, presumibilmente avrà tempo di osservare in anticipo il portiere; il che significa che, in queste condizioni, è assolutamente sconsigliabile saltare.

 

Proposte operative

 

Riporto qui di seguito alcune semplici esercitazioni che utilizzo abitualmente per l’allenamento dei portieri delle giovanili della Pallamano Modena. Esse costituiscono un’ideale scheda di lavoro, valida per una seduta di allenamento sul tema specifico della parata dall’ala. Nello svolgimento, è indispensabile prestare attenzione ai principi sopra descritti (rimanere fermi al momento della massima elevazione dell’ala, ritardare il più possibile la parata, ricercare la corretta posizione dei piedi, del busto e delle braccia).

 

1) Portiere (da adesso in avanti P) in porta, di spalle all’ala, circa ½ metro oltre il palo. Al segnale, salto e giro 180° e parata sull’ala.

2) Ala con poco angolo; P parte dalla posizione fondamentale al centro della porta; al passaggio terzino-ala, P esce circa ½ metro ed esegue il “saltino” con tiro sul secondo palo.

3) Eseguire ripetuti “saltini”, alternandone uno a vuoto sul primo palo e uno sul secondo con tiro (l’allenatore, per il tiro, si posiziona in piedi su una panca posizionata dentro l’area).

4) Come esercizio precedente, ma con parata gamba-mano e maggior angolo di tiro.

5) Come esercizio precedente, con l’allenatore che con braccio alto tira sul primo palo e con braccio largo tira sul secondo palo.

6) P parte faccia a terra (posizione prona), a circa 2 metri dal palo di parata; al segnale si alza e va a parare sull’ala, che tira sul palo lungo con braccio largo e sul primo palo con braccio alto.

7) Un tiratore sui 6/7 metri e uno in posizione di ala; P para un tiro alto dai 7 metri e subito va a parare il tiro dell’ala dalla parte opposta.

8) Come esercizio precedente, con il primo tiro da parare in spaccata e il tiro dell’ala dalla parte opposta.

9) Palla a un terzino, con l’ala in angolo; P posizionato all’altezza del palo lontano. Al segnale, P esegue una capriola mentre il terzino passa all’ala. P deve trovare la posizione fermo con i piedi al momento della massima elevazione dell’ala.

10) Due ali con la palla in angolo; P in porta seduto, occhi chiusi. Al segnale, P si alza e va a parare (per il tiro parte ovviamente una sola ala e P non sa quale).

      Sul nostro canale Youtube, a questo link, potete vedere un breve video sulla progressione qui proposta:

https://www.youtube.com/watch?v=hGturbI3uf8

In conclusione, raccomando la visione di questi due video. Al di là delle parole, per un atleta è sempre fondamentale individuare un modello ideale da copiare. E oggi, con internet e i social network, è veramente semplice trovare materiale interessante:

https://www.youtube.com/watch?v=yLp8LG8ATL8&t=81s

https://www.youtube.com/watch?v=EsKfl-1Yx7A&t=12s