Esiste la tecnica di tiro corretta?

“Tieni il braccio su!”

“Tira con il braccio alto”

“Hai il gomito basso!”

Quante volte ho sentito queste frasi sui campi da pallamano! Quante volte le ho dette! 

Da quando ho iniziato ad allenare, mi sono sempre chiesto quale fosse la tecnica di tiro corretta. Ho perso un sacco di tempo a guardare foto oppure video al rallentatore dei migliori giocatori ma non ho mai trovato UNA tecnica. Ho sempre visto dei punti in comune e poi una sorta di “personalizzazione” del gesto. Ho trascorso il periodo in cui credevo che, come allenatori, dovessimo farci guidare dal risultato, ovvero “chissenefrega di come tiene il braccio, se fa gol ha ragione lui”. Ma è durato poco, per fortuna. È venuto poi il periodo del perfezionismo, in cui ogni tecnica di tiro che vedevo da parte di un mio giocatore era sbagliata, per lo meno in un dettaglio. Adesso non so che in periodo sono, forse lo definirei “equilibrato”.

Se guardo i top-player noto delle caratteristiche comuni e vedo anche tanti stili diversi. Se dovessi paragonare il caricamento-palla di Hansen a quello di Karabatic, si evidenziano delle differenze, eppure sono entrambi efficaci.  

Da queste immagini, ad essere sincero, non scommetterei che Hansen stia per rilasciare il tiro di cui voglio parlare in questo articolo, ovvero il tiro classico con rilascio della palla “overhead”, con il braccio disteso sopra la testa.

Potremmo stare qui ore a trattare quali sono i punti in comune per un tiro efficace, ma dal punto di vista scientifico saremmo imprecisi. Esiste uno studio che si chiama “Kinematic description of elite vs. low level players in team-handball jump throw”, che tradotto significa: “Descrizione cinematica del tiro in elevazione di giocatori Elite e giocatori di basso livello nella pallamano”. Come si evince dall’abstract, lo scopo dello studio in questione è duplice: da un lato misurare le differenze di velocità nel rilascio palla in base al livello e alla struttura antropometrica dei giocatori e dall’altro di analizzare la parte superiore del corpo tramite uno studio di cinematica 3D, per valutare le differenze di velocità angolare, di torsione e flesso-estensione. All’interno dell’articolo ( che si può trovare all’indirizzo  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3737958/ ), ci sono un sacco di spunti interessanti tra cui una sorta di riassunto delle caratteristiche principali per avere una tecnica corretta, utile al fine di avere un rilascio palla ad alta velocità. Queste caratteristiche sono evidenziate nell’immagine sottostante e ci spalanca gli occhi su quelli che devono essere i nostri obbiettivi come allenatori.

 

 

Le fasi della “frustata” sono, nell’ordine, le seguenti: 

  • flesso-estensione del ginocchio
  • rotazione pelvica
  • rotazione del tronco e delle spalle
  • flesso-estensione del gomito + rotazione della spalla + flesso-estensione/rotazione del polso (rilascio palla)
  • flessione del tronco

Analizziamo alcuni dettagli: dall’immagine si evince che, durante la fase di caricamento, la palla guarda all’esterno, cioè che il dorso della mano è rivolto verso il corpo del giocatore. Questo dettaglio mi permette di parlare di un aspetto che è fondamentale per ogni buon tiratore, ovvero la presa. Come il giocatore prenderà la palla farà la differenza … a meno che tu non sia Rutenka: se sei Rutenka puoi essere decisivo ad ogni livello anche se hai una presa pessima!

  

La presa corretta prevede che tutta la mano appoggi “sopra” la palla e che non ci sia spazio tra il palmo della mano e la palla, appunto. Infine il mignolo non deve certo fungere da “incastro” per la palla ma deve essere appoggiato sopra come tutte le altre dita. Non è finita: solo partendo da una buona presa si potrà insegnare a direzionare la palla con il polso ed infine con le dita, in particolare il dito medio. Non dimentichiamoci infatti che i tiratori devono essere in grado di cambiare angolo all’ultimo momento utilizzando polso e dita per indirizzare la palla all’ultimo istante, appunto.

Nella fase di caricamento quindi la palla viene portata dietro, lontano dal corpo, più o meno in linea d’aria con la zona dorsale. Il percorso che porta la palla dalla ricezione alla zona dorsale dev’essere il più breve possibile e soprattutto non deve mai passare “da sotto”, vale a dirsi che la palla non deve mai passare vicino al bacino per poi risalire. 

Nella fase di caricamento un altro dettaglio importante riguarda la salita della spalla: in contemporanea con lo spostamento della palla da “davanti a dietro” la spalla di tiro sale leggermente e quella opposta si abbassa leggermente.

I dettagli appena spiegati riguardo alla fase di caricamento hanno basi biomeccaniche importanti: la spalla perde di energia meccanica se viene fatta roteare completamente, “semplicemente” perché i muscoli coinvolti nella fase “overhead” (quella per portare la mano sopra la testa) e in quella “undershoulder” (quella per portare la mano sotto la spalla) sono diversi; così come la capacità dei muscoli pettorali di andare in “stretch” ,ovvero di allungarsi ed immagazzinare energia, è praticamente nulla se portiamo la palla o troppo in basso o troppo vicino al corpo.

Parlando di differenze di stili, una di quelle che ho notato maggiormente riguarda la pronazione dell’avambraccio rispetto al braccio nell’attimo precedente al rilascio palla (o dell’extra-rotazione del braccio). Questo dettaglio è difficile da vedere ad occhio nudo perché riguarda il momento di massima accelerazione della spalla (immagine 6 e 7 della figura sopra). Alcuni giocatori accentuano tantissimo questa fase e altri molto meno, preferendo mantenere il braccio quasi completamente disteso per il maggior tempo possibile. Nelle tante discussioni che ho avuto con altri allenatori diverse volte è venuto fuori come nella scuola scandinava questo aspetto sia molto ricercato (non a caso gli esercizi #6 e #7 delle proposte operative li ho imparati da un collega norvegese).

 Porte immortalato nel momento di massima extra-rotazione del braccio

Dev’essere chiaro che, quando parte la “frustata”, il movimento non può subire decelerazioni. Sembra scontato ma non lo è: i migliori professionisti hanno un’abilità tale che sono in grado di modificare dei minimi dettagli per rendere comunque efficace la loro esecuzione, ma non tutti sono dotati di questa “sensibilità”. Sensibilità: questo termine l’ho rubato al tennis, uno sport dove l’esecuzione tecnica domina tutte le altre componenti e cercare di limare il dettaglio fa la differenza tra una stagione positiva e una negativa. Se hai una buona sensibilità puoi limare i dettagli, se non ce l’hai, i dettagli su cui lavorare non li “senti” nemmeno. Noi allenatori però abbiamo il dovere di indirizzare le sensazioni su questi dettagli, sarebbe un enorme errore dare per scontato che il giocatore debba scoprirli da solo. 

A questo proposito, un altro studio condotto da Sibila, Stuhec, Bon et Pori, dal titolo “Kinematic Analysis of Ales Pajovic Jump Shot Technique” arriva alla seguente conclusione: la velocità angolare del gomito è maggiore dopo aver stoppato il movimento della spalla, quella del polso è maggiore dopo aver stoppato quella del gomito, e così via. Direi che questa frase descrive bene quello che finora ho definito “frustata”. 

Infine, un altro studio (“Jump Shot Performance in Team Handball – A Kinematic Model Evaluated on the Basis of Expert Modelling” sempre di Pori, Bon et Sibila), questa volta condotto su 8 atleti della nazionale slovena, è molto utile per capire quali sono le variabili che gli allenatori coinvolti hanno scelto per classificare un tiro da “inaccettabile” a “eccellente”. Non solo: si può vedere quali sono le fasi che gli allenatori hanno ritenuto di dover tener monitorato per controllare l’esecuzione del gesto: approccio o caricamento, stacco, fase di volo, tiro e atterraggio.

 Su una cosa siamo tutti d’accordo: nel momento del rilascio della palla, il braccio sarà completamente disteso per poi iniziare la sua fase di discesa che corrisponde a quella della decelerazione.

…Siamo d’accordo proprio tutti? 

PROPOSTE OPERATIVE

Premessa doverosa: abbiamo parlato di tantissimi dettagli, spesso quasi invisibili: rotazione del busto, palla lontano dal corpo, presa corretta, salita della spalla, pronazione dell’avambraccio, accelerazione di spalla-gomito-polso, rilascio palla a braccio disteso, ecc. Ma come possiamo allenare un gesto così complesso? Oltretutto se pensiamo che è uno dei primi gesti che insegniamo ad un bambino che si approccia alla pallamano? 

È impossibile pensare di investire di così tanti dettagli un bambino che non ha mai giocato, di conseguenza dovremo trovare un metodo che sia efficace e rispetti le esigenze del nostro interlocutore. È ovvio che dovremo spiegare il nostro obiettivo: rilasciare la palla con il braccio alto. Allo stesso tempo, sono fermamente convinto che l’esecuzione corretta degli altri dettagli non sia legata alla spiegazione quanto piuttosto alla creazione di qualcosa che induca il bambino ad eseguire quel dettaglio in maniera corretta (in generale questo è un principio che vale sempre, non solo per quanto riguarda il tiro). Ad esempio, se dicessimo al bambino: “tieni il gomito sopra l’orecchio”, staremmo facendo un errore soprattutto perché staremo dimenticando che il bambino ha una pessima propriocezione del proprio corpo nello spazio. Probabilmente lui sarà convinto di averlo alto, ‘sto benedetto gomito! 

Le esercitazioni qui proposte seguono questo principio. 

  1. Esercizio dell’orologio → giocatore seduto; riceve la palla e la porta dietro e in alto. Ogni volta che esegue questo movimento “deve guardarsi l’orologio” ovvero deve guardare il polso, tornare a guardare il compagno a cui passerà la palla ed effettuare il passaggio.

PERCHÉ? Questo piccolo espediente ci servirà per insegnargli che, in fase di caricamento, la palla va sempre portata alta e “girata”; ma non solo: gli creerà anche un’immagine della posizione corretta perché gli staremo chiedendo di guardarsi; non dimentichiamoci infatti che la capacità di percepire la corretta posizione del corpo nello spazio (propriocezione) si acquisisce mediamente attorno ai 15 anni. Il motivo per cui gli chiediamo di eseguirlo da seduto sarà per facilitare il tragitto da “davanti a dietro”, senza passare dal bacino.

  1. Come sopra, ma in piedi, con il piede opposto al braccio di tiro già avanti. 

PERCHÉ? Ovviamente perché il gesto andrà poi eseguito in piedi.

  1. Come sopra, ma il giocatore si “auto-lancia” la palla e, non appena la riceve, la porta velocemente nel punto corretto.

PERCHÉ? Per velocizzare il caricamento, e mettere l’accento su quanto sia importante portare la palla nel punto corretto nel minor tempo possibile.

  1. Come sopra, ma il giocatore aggiunge che porta velocemente avanti il piede opposto al braccio di tiro, in contemporanea con la ricezione della palla.

PERCHÉ? È l’ultimo step per la creazione della meccanica di tiro corretta.

  1. Esercizio del “vassoio” → giocatore seduto; effettua un passaggio al compagno di fronte, ma non può stringere la palla. Quest’ultima infatti sarà appoggiata sul palmo come se fosse su un vassoio, appunto.

PERCHÉ? Per molteplici motivi: come dicevamo nell’articolo, il giocatore non può interrompere la “frustata” perché altrimenti perderebbe il controllo della palla. Deve utilizzare obbligatoriamente il polso e soprattutto le dita per indirizzare la palla.

  1. Esercizio per l’intra-rotazione del braccio → giocatore disteso supino sul terreno, porta il gomito verso l’esterno in posizione perpendicolare alla spalla ed effettua un passaggio muovendo l’avambraccio in maniera perpendicolare rispetto al braccio. 

PERCHÉ? Chiedendo al giocatore di tenere il gomito perpendicolare alla spalla, egli avrà l’obbligo di intra-ruotare il braccio per effettuare il passaggio. 

  1. Come sopra, ma con il gomito senza vincoli, con il giocatore disteso supino su una panca con il gomito sospeso per aria.

PERCHÉ? Rispetto all’ esercizio precedente, stiamo rendendo il gesto più verosimile, in quanto stiamo abbinando l’extra-rotazione all’intra-rotazione. Questi due gesti abbinati permettono alla palla di acquisire maggiore accelerazione.

  1. Giocatore inginocchiato in posizione sagittale con il piede opposto al braccio di tiro avanti. Effettuare dei passaggi.

PERCHÉ? È un esercizio propedeutico ai prossimi; in questi infatti andremo a lavorare sulle rotazioni del bacino e delle spalle.

  1. Come sopra ma con il compagno alla sua destra o alla sua sinistra.

PERCHÉ? Come dicevo sopra, ora puntiamo sulle rotazioni del cingolo pelvico e delle spalle.

NB: quando si lavora “in affondo” non esiste una regola sul piede da tenere avanti, dipende dall’obbiettivo che stiamo perseguendo. Qui viene messo l’accento sulle rotazioni di conseguenza è meglio tenere avanti il piede opposto al braccio di tiro.

  1. Il giocatore parte da metà-campo con il braccio carico e, senza palleggiare, va a tirare (gli è concesso commettere infrazione di “passi”)

PERCHÉ? Ora il gesto va spostato sul tiro, mettendo enfasi sulla mira (come nel caso del video) oppure mettendo enfasi sulla forza, oppure su entrambi

  1. Giocatore inginocchiato in posizione sagittale con il piede opposto al braccio di tiro avanti. Tirare in porta.
  2. Come sopra, ma con il giocatore che si “auto-lancia” la palla e la posiziona velocemente nel punto più corretto, prima di effettuare un tiro
  3. Come sopra, ma stavolta il giocatore è in piedi.
  4. Come sopra, ma stavolta il giocatore riceve ed effettua un passo per andare a tirare; in contemporanea carica il braccio nella maniera corretta.

PERCHÉ?…degli esercizi 11-12-13-14. Adesso il gesto deve diventare il tiro vero e proprio e tutti dettagli su cui abbiamo lavorato “devono portare risultato”. I motivi dei singoli esercizi sono i medesimi descritti per gli esercizi proposti quando il giocatore non tirava in porta ,ma la passava al muro oppure ad un compagno (ad esempio, l’esercizio 11 è di fatto uguale all’ 8, e così via). Ora invece vogliamo che il giocatore “lavori” quei dettagli mentre effettua un tiro. Perché allora non partire con questi esercizi se il nostro obiettivo è lavorare sul tiro? La motivazione è che non vogliamo che il bambino si focalizzi sul risultato, probabilmente sbagliando riuscirebbe comunque ad essere efficace ma potrebbe tralasciare quei dettagli su cui noi allenatori vogliamo lavorare.

A questo indirizzo potete trovare un video con le esercitazioni proposte qui sopra.

https://youtu.be/SwOneNIjBsc

Se avete guardato il video, avrete notato che la parte organizzativa degli esercizi è nulla. Volutamente, aggiungo! Potete far lavorare i giocatori singolarmente, a coppie, a terzetti con un pallone, a terzetti con due palloni. Potete sistemare i giocatori lungo la linea dei 6 uno di fianco all’altro ed abbinare questo lavoro ad un lavoro tecnico per il portiere, lo potete fare sotto forma di gara, e così via. Inoltre: potete utilizzare queste proposte, come “riscaldamento”, oppure potete fare un allenamento con solo proposte di questo tipo, oppure ancora potete instradare i giocatori più bisognosi a farlo in una parte del campo, ecc. Insomma, ci sono tanti modi per inserire proposte di questo tipo nelle vostre sedute. A proposito, il mio prossimo articolo riguarderà l’organizzazione … 

Concludendo: di tutto quanto ho scritto finora, voglio che rimanga al 100% quanto segue: 

  1. questi esercizi hanno senso solo se contestualizzati;

Avrebbe senso proporre questi esercizi ad una squadra senior? No, eppure sul tiro ci lavoriamo a tutte le età. Oppure, avrebbe senso proporre queste esercitazioni ad un bambino al suo primo allenamento di pallamano? La risposta è ancora no! In questo caso, prima di tutto gli proporremo esercitazioni in cui il protagonista è “il gusto” di tirare, di raggiungere il nostro obiettivo, ovvero fare gol! Il bambino deve divertirsi, non deve impazzire nel lavorare su dettagli in maniera morbosa. È importante anche sapere che all’interno della nostra squadra avremo degli atleti che non avranno necessità di lavorare sui dettagli in questa maniera: probabilmente alcuni avranno una meccanica buona ed efficace senza dover dedicare loro troppa attenzione, per gli altri invece dobbiamo pensare a qualcosa per lavorare sui loro dettagli con un metodo che sia corretto, che non sia semplicemente “ti ho detto di extra-ruotare il braccio!” Infatti, ci tengo a ripeterlo: dobbiamo proporre qualcosa che sia semplice e che allo stesso tempo induca i nostri atleti a lavorare sui dettagli quasi in maniera inconsapevole. 

  1. il tiro NON si allena solo con proposte di questo tipo.

Dobbiamo metterci in testa che l’obbiettivo del tiro è fare gol! E se parliamo di fare gol le componenti che entrano in gioco vanno ben oltre quelle di rotazione del polso, extra-rotazione dell’avambraccio ecc. Tutta la dinamica di come arriviamo a tirare sarà un punto fondamentale. Pensiamo solo ad un terzino lanciato a piena velocità verso la porta oppure ad uno che intraprende una traiettoria verso la linea laterale, parallela alla linea di fondo; chi pensate avrà più efficacia? Di sicuro il primo e questo a prescindere dalla pulizia tecnica del braccio. Ecco perché le proposte operative qui sopra hanno senso solo se contestualizzate e sono da ritenersi “incomplete” nella creazione del tiratore perfetto. Altre componenti sono da ritenersi fondamentali: la traiettoria prima di ricevere, saper tirare con 1,2, o 3 passi, la capacità di risolvere il “duello” con il portiere, avere diversi tempi di tiro, giocare con la contrapposizione dei difensori in base alla distanza con questi ultimi, saper “girare” la palla all’ultimo e sicuramente l’elenco sarebbe più lungo. E tutti questi aspetti li dobbiamo lavorare in maniera intelligente, come dicevo prima: non possiamo pretendere di raggiungere l’efficacia solo parlando con i nostri atleti. E a questo proposito l’utilizzo dei video può veramente fare la differenza: sia per aumentare la propriocezione (quindi con video in cui il protagonista sia il ragazzo), sia per mostrare le tecniche dei campioni. Senza dimenticare però che un po’ di personalizzazione è concessa: non esisteranno mai due gesti uguali identici in tutte le loro fasi. 

Sono stato prolisso, “questa cosa del sito” mi darà l’opportunità di aumentare la mia capacità di sintesi. Infatti, arrivando in fondo, mi sono accorto di essere stato lunghissimo e di aver solamente nominato il come arrivare a tirare, come può il tiratore sfruttare un difensore, che strategie adottare in allenamento per un giocatore che tira “solo” forte, quali per uno che tira “solo” negli angoli eppure è inefficace, come allenare il duello con il portiere. 

Chissà se c’è veramente cosi tanto da dire, poi: in fondo il tiro è solo il gesto che ci permettere di segnare un gol … 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Herbert Wagner, Michael Buchecker, Serge P. von Duvillard, Erich Müller,“Kinematic description of elite vs. low level players in team-handball jump throw”, J Sports Sci Med. 2010 Mar; 9(1): 15–23.

Primoz Pori, Marta Bon, Marko Sibila, “Jump shot performance in team handball – a kinematic model evaluated on the basis of expert modelling”, Science in Handball, University of Zagreb , 2009, 81-92

Marko Sibila, Stanko Stuhec, Marta Bon and Primoz Pori, “Kinematic Analysis of Ales Pajovic Jump Shot Technique”, Science in Handball, University of Zagreb, 2009, 93-99