Danimarca sul tetto del mondo! Analisi statistica di questo successo.

Premessa

Tutti gli appassionati di sport in genere sanno che i numeri entrano a pieno titolo nei campi di gioco. Con l’approccio analitico si è riusciti a massimizzare il rendimento degli atleti, e quindi delle squadre. Le statistiche e i numeri in genere, hanno quindi un’importanza straordinaria, poiché permettono d’individuare tendenze, e previsioni in genere!

Gli allenatori in molte circostanze, fanno affidamento alle statistiche per preparare partite, per conoscere più da vicino le caratteristiche delle squadre che andranno ad affrontare o per individuare i fattori di rendimento che rendono una squadra vincente. Di seguito un bell’esempio di analisi dei fattori di rendimento che hanno permesso alla nazionale danese di vincere l’ultimo Campionato Mondiale di pallamano.

@ Antonio Costa

La decostruzione del successo della Danimarca nel Mondiale 2019

Si ringrazia Óscar Gutiérrez per la possibilità di collaborare con Handball Square.

Ancora risuonano gli echi del Campionato del Mondo di pallamano recentemente concluso e nessuno discute l’autorità con la quale la Danimarca si è proclamata Campione del Mondo. E, nemmeno deve sorprendere. Era qualcosa di atteso, almeno scientificamente parlando.

Sono numerosissime le pubblicazioni scientifiche che hanno dimostrato l’effetto positivo dell’essere organizzatore di un campionato, l’effetto denominato “home advantage”. Inoltre, se si unisce la qualità della squadra era logico aspettarsi un risultato molto simile. È vero che in questa occasione aveva due organizzatori, ma creo che posso avere il consenso che la Germania, il secondo organizzatore, ha raggiunto quello che potrebbe essere il top del suo rendimento sperato per la qualità della sua squadra.

In questo articolo si pretende realizzare un’analisi dei dati statistici della Danimarca e cercheremo una spiegazione a un salto qualitativo importante dal suo ultimo Campionato del Mondo, quello celebrato nel 2017, dove concluse decima.

 

E la prima conclusione che si può trarre è che gli attuali campioni hanno aumentato in maniera chiara la loro efficienza. Nell’edizione del 2017 ebbero una media di 53,3 possessi per partita e, in questa occasione, sono passati a 49,8 attacchi per incontro.

Puro rendimento

Hanno perso quasi quattro attacchi per ogni confronto. Questo potrebbe supporre un minor numero di occasioni per segnare nella porta avversaria, tuttavia, la loro media gol è passata da 30,3 a 31,6 realizzazioni, appoggiato da un incremento di tre punti nella loro efficacia globale (65%/68%). Cioè, con meno attacchi hanno ottenuto maggior rendimento.

 

Nonostante il potenziale evidente del tiro dalla distanza dei giocatori di prima linea danese, non è stato questo uno degli aspetti che ha avuto maggior peso nel suo rendimento, giacché i suoi valori dalla distanza dei 9 metri sono molto similari in entrambi i campionati (8 gol nel 2017, e 8,2 nel 2019). Tuttavia, ha potuto avere un effetto intimidatorio che gli ha aperto nuove vie.

Controllo del dispendio fisico

La necessità difensiva delle squadre rivali di giocare più profonde in difesa per neutralizzare il loro potere di tiro ha generato maggiori spazi in prossimità dell’area di porta, il che ha permesso maggiori realizzazioni in penetrazione (0,8/4,5) e nei tiri dai 7 metri (1,3/2,6).

Il minor ritmo del gioco che ha adottato la squadra danese in questo campionato unito a una distribuzione dei minuti giocati, ha contribuito a controllare la stanchezza fisica e, pertanto, migliorare le loro decisioni e la loro efficacia.

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Fig.1 – Distribuzione dei minuti di gioco durante i Campionati del Mondo 2017 e 2019.

Nel grafico precedente, le strisce più grosse indicano i giocatori che con maggiore percentuale di gioco totale sono stati sul terreno di gioco. Come si può osservare, nella colonna di destra, quella del Campionato del 2019, le strisce che sono più vicine alla base sono meno larghe, il che indica che i giocatori che hanno giocatori più a lungo hanno avuto meno percentuale di tempo totale rispetto alla precedente edizione.

Minuti per (quasi) tutti

Al contrario, le strisce superiori, quello dei giocatori con meno minuti disputati, sono più larghe, cioè, hanno contribuito per più tempo alla percentuale totale. In conclusione, il tempo di gioco è stato più ripartito tra tutti i membri della nazionale danese, il che, senza dubbio ha aiutato ad arrivare meglio fisicamente a disputare la finale.

 

In quanto al rendimento dei portieri non si apprezza nessun dato rilevante che ha potuto influire nella variazione del rendimento, giacché i livelli d’efficacia sono stati praticamente gli stessi (36%/36,1%), nonostante abbiano accumulato più partite in questo torneo.

Quando un giocatori lo si denomina “giocatore franchigia” si suppone che è per la sua influenza sul rendimento finale di tutta la squadra. In questa occasione, Mikkel Hansen, l’ha dimostrato, raggiungendo alcuni numeri che gli sono valsi la nomina come MVP del Campionato.

Il migliore Mikkel Hansen.

Non c’è da meravigliarsi. Avendo avuto una partecipazione similare nel tempo di gioco della sua squadra (55,8%/61,5%), il suo apporto offensivo è stato spettacolare, passando da 26 gol realizzati nel 2017 (con una media a partita di 4,3 gol) a 72 nell’attuale edizione (con una media di 7,2 gol). Le reti di questo straordinario giocatore rappresentarono nel Campionato del 2017 il 14,2% dei gol totali della sua squadra, contributo che in questa edizione è salito fino al 22,7%.

Quasi un quarto dei gol danesi vengono direttamente dalle sue mani. Dati che rimarcano la sua performance individuale, ma che sono rinforzati per quello che fa crescere i suoi compagni, migliorando la sua media di assist (3,1/3,7).

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Fig. 2. Rendimento di Mikkel Hansen nei Campionati del Mondo 2017 e 2019.

L’articolo è stato originariamente pubblicato a questo link :

La deconstrucción del éxito de Dinamarca en el Mundial 2019