Fare bene la cosa facile

Antonio Costa

Premessa al secondo articolo 

“L’armonia è unificazione del diverso e la messa in accordo del discordante” scriveva Filolao (https://it.wikipedia.org/wiki/Filolao)

Nella presentazione del primo articolo ho accostato una squadra di pallamano ad un’orchestra. Una squadra deve muoversi in campo in maniera armoniosa.

L’armonia s’intende dal mio punto di vista, in tutte le “relazioni tra le diverse componenti” che intervengono nel gioco! Sistema di relazioni tra i differenti elementi indissociabili della sua struttura (palla, compagni, avversari spazi, regolamento, etc.) molto complesso.

La storia ci ha rivelato l’importanza primordiale dell’armonia su tanti aspetti della vita.

Armonia. La parola stessa ci riconduce alla musica!

La metafora dell’orchestra è facilmente utilizzabile per illustrare in forma “lirica” l’armonia di una squadra di pallamano. La combinazione dei suoni, degli accordi, gli accenti tecnici, i ritmi di un’orchestra ci riportano alle giocate eseguite in successione e con simultaneità da una squadra di pallamano che, però, deve sapere anche improvvisare – proprio come un’orchestrina jazz – e all’interno della quale i giocatori devono possedere libertà di gioco, creatività, espressione individuale sebbene all’interno di un collettivo, e soprattutto iniziativa, che non può e non deve essere limitata, ma disciplinata, questo sì!

A tutti piacerebbe allenare una squadra che giochi in maniera armoniosa ossia che le relazioni tattiche tra i giocatori esprimano un gioco di buon livello; ma, come si arriva a giocare con fluidità, ossia a possedere la capacità di creare rapidamente e con naturalezza il maggior numero di soluzioni pratiche in un tempo limitato per risolvere le situazioni di competizione (cit. – Prof. Juan Antón Lorenzo Garcìa nel suo testo Tactica Grupal Defensiva), proprio come improvvisa e crea un’orchestra di jazz la cui musica è gradevole alle orecchie?

Per questo è necessario “dominare l’arte”! Nella pallamano vuol dire che un giocatore ha ben appreso la tecnica, che deve essere capace di produrre un gesto tecnico armonioso, ripeterlo così tante volte da proporlo come risoluzione alle situazioni di gioco in maniera tanto incosciente quanto armoniosa, e questo lo potrà fare solo se conosce per bene le “note” che lo conducono a quel gesto, ovvero, deve sapere fare bene la cosa facile!

A voi i commenti e… Buona lettura!

 

“La tactica de los equipos NO si sostiene, si en la formacion deportiva de cada jugador non hay una base solida en cuanto a tecnica individual”

– Jesus Candelas –

 

Fare bene la cosa facile

Manolo Laguna

 

Ci attraggono le azioni insperate, le soluzioni nuove, le giocate brillanti.

Si gioca per vincere ma sentiamo un’attrazione quasi inevitabile per lo straordinario. Ci attraggono le azioni insperate, le soluzioni nuove, le giocate brillanti.

È evidente che per tutto il mondo la prima cosa è il risultato, sebbene non ci aspettiamo di vincere in qualsiasi maniera. Sogniamo di vincere abbagliando, sorprendendo, dimostrando un ingegno e un modo di fare fuori dal comune.

Le illusioni sono il motore dell’azione. La capacità di sognare è quello che ci mette in movimento. Per questo i bambini che iniziano uno sport fissano lo sguardo sui giocatori spettacolari. Progredire suppone, per questi, somigliare un po’ ai loro idoli, imitare tutto quello che li rende “attraenti” e differenti.

Desidero farvi una confessione intima: anch’io sono un sognatore. Se così non fosse (ho la certezza che avrei messo da parte la pallamano molti anni fa, ma la pallamano continua ad alimentare i miei sogni e le mie speranze). Questo fa sì che non ho molta difficoltà a capire i giovani che iniziano in questo.

Di fatto, in qualsiasi partita di qualsiasi livello che scegliamo, possiamo constatare quello che dico: i giocatori non si limitano a cercare di vincere, cercano con impegno di dimostrare la loro “classe”, tentando azioni che lasciano tutti – rivali, spettatori e compagni – con la bocca aperta.

“Credo che anziché ostacolarla, la fantasia deve essere alimentata… sebbene dandogli parallelamente, la base necessaria per poter realizzare i loro sogni”.

Poiché essere geniale non è una cosa molto comune, la cosa normale è che ciò che loro sognano come qualcosa d’ingegnoso e straordinario non passi per essere una grossolana imitazione, molte volte fatta fuori tempo e fuori contesto, di qualcosa che hanno visto fare a uno dei loro idoli.

Così vediamo trascorrere partite del livello più basso tra “girelle”, “volanti”, “pallonetti” e passaggi dietro la schiena, allo stesso tempo si perdono palloni, si sbagliano tiri chiari e si difende nel migliore dei casi, per presenza.

Non sarò io quello che si oppone ai sogni della gente, se gli togliamo questo, gli togliamo tutto. Inoltre, penso che anziché limitarla, la fantasia dei giocatori deve essere alimentata … anche dando loro in parallelo la base necessaria per essere in grado di realizzare i loro sogni.

“Le illusioni sono il motore dell’azione. La capacità di sognare è quella che ci mette in movimento”.

L’essenza del gioco è la sorpresa, tutto quello che si programma si può contro programmare, quello che ci batte è quello che non possiamo contrastare perché supera le nostre aspettative. Con questo non dico che una squadra non debba avere i suoi piani ed essere ordinata – anche il caos è molto produttivo – ma l’ordine senza sorpresa è molto facile da neutralizzare. Qui entra in gioco la maggiore o minore capacità del giocatore di agire adattandosi al contesto (non vince chi sa di più ma chi prima si adatta…) e rispondere con risposte insperate che mettono tutti in uno scenario differente.

Ammiriamo i giocatori capaci d’improvvisare. Anche se chiarirò questa valutazione: ci piacciono i giocatori che improvvisano efficacemente. Le improvvisazioni inefficaci – e ci sono anche quelle – ci fanno andare fuori di testa! E non ci accontentiamo di questo, inoltre desideriamo che siano capaci d’agire con rapidità, la parsimonia è nemica della sorpresa!

Si possono lavorare queste abilità? È possibile ottenere, con il lavoro, giocatori così? La mia risposta è schietta: si, senza nessun dubbio. Per iniziare bisogna meditare su tre parole chiavi che sottolineiamo: Improvvisazione, Efficacia e Rapidità.

 

Improvvisare nel gioco?

Vi piace il jazz? A me sì. Una delle caratteristiche di questo tipo di musica è l’improvvisazione. Rimango estasiato per la capacità d’inventare sulla marcia che hanno molti interpreti. Come, per l’arte della magia, appaiono scale e armonie che sono capaci di traslarti in un altro mondo e alterare lo stato emozionale. Qui, all’istante, a tutta velocità.

Quello ascoltato nella sessione di oggi è stato unico, è stato fatto in questo momento e il prossimo giorno sarà ugualmente bello ma differente, perché i musicisti creano in funzione del momento e ogni momento è singolare. Improvvisamente il clarinettista prende il comando e inizia a sviluppare un tema, lo adorna con scale vertiginose che appaiono nel momento ed evocano mille sensazioni.

Si può improvvisare insieme senza andare ognuno per i fatti propri formando un tutt’uno coerente?

Come lo farà? Com’è capace di inventarsi tutto questo sulla marcia e a tutta velocità e che sia anche bello ed emotivo? Sarà un dono che Dio gli ha dato. Smetto di pensare al clarinettista e mi ricordo che con lui c’erano altri quattro musicisti: un pianista, un batterista, un contrabbasso e un chitarrista. Tutti lo seguirono e nessuno ha sbagliato né dubitato minimamente. Come sono stati capaci di “accoppiarsi”? All’inizio e alla fine, il clarinettista era padrone della situazione, faceva ciò che voleva, ma gli altri? Come hanno fatto a indovinare le sue intenzioni? Si può improvvisare insieme senza ostacolarsi, formando un tutt’uno coerente?

Vediamo che i musicisti lo fanno. Ma non solo i musicisti, anche ballando o facendo teatro e in altre migliaia di attività si può improvvisare efficacemente e in gruppo, e sottolineo “efficacemente”, perché l’improvvisazione “disastrosa” può essere fatta da chiunque. Lo potremmo fare anche negli sport collettivi? Chiaro che sì. Di fatto lo fanno le buone squadre.

In qualsiasi attività tutte le persone sono preparate per agire improvvisando efficacemente se sono state educate nella forma adeguata. Inoltre, sono capaci di mettere in forma automatica le proprie idee ed emozioni su carta, scrivendo, senza la necessità di riflettere sulla costruzione delle frasi o sulla struttura delle parole o delle sillabe. Io stesso ho scritto quest’ultimo paragrafo tutto d’un fiato senza fermarmi a pensare lettera per lettera.

Esattamente come i musicisti di jazz fanno con i loro sentimenti espressi sotto forma di musica improvvisata. Bisogna chiarire dall’inizio che nessuno, né i musicisti né i ballerini né gli attori, né tu a leggere o scrivere… né i giocatori possono improvvisare prendendo le cose dal nulla. Sono capaci d’improvvisare perché hanno molti elementi nelle loro mani e su questi si basano per creare sulla marcia le cose complesse e originali: musica, passi di danza, scene, poesie, scritti di qualsiasi natura o giocate.

E sono capaci d’improvvisare in gruppo, senza andare ognuno per i fatti propri, perché hanno anche le chiavi comuni che permettono loro d’intuire verso dove si evolverà il futuro. I musicisti di jazz possiedono un grande dominio del ritmo, delle armonie e delle scale… e non solo a livello teorico, non è sufficiente; si tratta di fare, non solo di conoscere. Oltre a questo, si tratta di fare insieme, e questo richiede un’abilità pratica che si raggiunge solo con un duro lavoro d’apprendimento e ore e ore di esercitazione cosciente, fino a che le cose vengano fuori in modo naturale, senza la necessità di pensare molto a queste e senza errori.

Per poter arrivare a un gioco con sorprese, con risposte improvvisate, efficaci e rapide, prima bisogna “dominare l’arte”.

All’inizio ho detto che guardiamo alle cose straordinarie che fanno i grandi giocatori. Ciò a cui non prestiamo molta attenzione è che i grandi giocatori fanno la cosa “facile” molto bene, che non falliscono quasi mai le occasioni favorevoli. La differenza tra una squadra di buon livello e una mediocre risiede molto in questo aspetto – la sicurezza nella risoluzione di quello facile – che nell’equilibrio delle azioni straordinarie e spettacolari realizzate durante il gioco. Per essere buono prima bisogna essere affidabile, e l’affidabilità è basata sulla fiducia che non ci saranno molti errori. Per poter arrivare a un gioco con sorprese, con risposte improvvisate, efficaci e rapide, si necessita prima “dominare l’arte”.

Così come i musicisti di jazz investono ore nel ripetere ritmi, scale e armonie fino ad essere capaci di ripeterle in forma creativa e adattandosi ai compagni, quasi incoscienti e senza errori, concentrandosi solo nel plasmare le sensazioni e emozioni che in questo momento germogliano, nella formazione dei giocatori dobbiamo investire tempo nel dominio degli elemento del gioco fino a che saranno capaci di farlo apparire in forma efficace, e anche quasi incosciente, concentrandosi più sugli obiettivi esterni della lotta contro gli avversari e la collaborazione con i compagni, che sul controllo della propria azione.

 

Quando qualcuno gioca cercando nel suo interno, passa dall’essere attore a essere spettatore riflessivo e critico del proprio gioco, e le possibili soluzioni appaiono in forma molto limitata e lenta.