Premessa
Raggiungere il dominio di una disciplina sportiva richiede un elevato grado di specializzazione, che comprende direttamente la Preparazione Fisica (di seguito P.F.).
La P.F. rappresenta una dei componenti primordiali dell’allenamento sportivo per sviluppare le qualità motorie nelle tappe di formazione: la forza, la velocità, la resistenza, la flessibilità, la coordinazione e l’agilità.
Cos’è l’allenamento?
È un processo pedagogico educativo che si concretizza nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in qualità, quantità e intensità (Carlo Vittori, da Appunti Corso Livello 2, FIGH, 2016).
La P.F. generale ha come obiettivo quello di sviluppare in forma equilibrata le qualità motorie sopracitate, basi funzionali per perfezionare altri aspetti della preparazione (tecnica, tattica e psichica). Tutto questo può avvenire solo attraverso questo processo organizzato in forma razionale, che permetta anche una crescita multilaterale, attività indispensabile per non perdere di vista le esigenze specifiche della modalità sportiva, nel nostro caso la Pallamano.
La Pallamano è una specialità sportiva che rientra in quelle che Claude Bayer (1994) ha denominato Giochi Sportivi Collettivi, che si svolge in uno spazio delimitato condiviso, con un suo regolamento, dove c’è una porta da attaccare o da difendere, dove c’è collaborazione per far progredire la palla verso la porta da attaccare e opposizione degli avversari per evitare questa progressione, in cui i giocatori eseguono tante azioni brevi ed esplosive, salti, tiri, hanno impatti con l’avversario, cambi di direzione e frenate (azione più ricorrente, Appunti Corso Livello 3, FIGH 2017).
Nella Pallamano di alto livello, le capacità condizionali sono sempre più determinanti per il rendimento, fino al punto che alcuni affermano che il successo dipende in larga parte da esse (Paulo Perejra).
Nell’articolo che segue, comparso nella Rivista dell’Associazione Allenatori di Pallamano (AEBM), il Prof. Manuel Laguna Elzaurdia (RFEBM), autore del libro “Balonmano – Curso Basico”, ex DT della Real Federacion Espanola de Balonmano, e professore nei Corsi Nazionali della Scuola Nazionale Allenatori, con la semplicità che lo contraddistingue e dovizia di particolari, evidenzia l’importanza che riveste la P.F. nella formazione di un atleta giovane, partendo da alcuni parametri fondamentali del gioco, e ci pone di fronte all’errore che commettiamo gli allenatori nel relegarla in secondo piano, partendo dai parametri fondamentali del Modello prestativo.
Buon Anno 2022 e Buonissima lettura!
Antonio
QUALCOSA CHE MI PREOCCUPA
LA PREPARAZIONE FISICA
Prof. Manuel Laguna Elzaurdia
In articoli precedenti commentai che, dal mio punto di vista, le nostre Squadre Nazionali presentavano uno svantaggio al momento di competere con le squadre di prima fascia: la differenza fisica e antropometrica aumentavano a favore dei nostri rivali.
Inoltre, ho esposto la mia opinione che questo svantaggio non aumentava solo perché questi hanno migliorato il loro profilo, ma perché il profilo dei nostri andava decrescendo in questo aspetto. Cioè, credo che, in qualche forma, abbiamo posto l’accento in altri fattori di rendimento e trascurato la questione fisica, che per me è determinante.
Inoltre, le sintetizzavo in due punti le cause che, nella mia opinione, avevano propiziato questa situazione. Queste erano:
- L’orientamento del lavoro che si fa.
- I criteri di selezione dei giocatori.
Esporre i problemi senza, per lo meno, dire qualcosa su quello che uno pensa delle possibili soluzioni è “una corrida senza toro”.
Non desidero scagliare la pietra e nascondere la mano, cosicché qui esporrò le mie opinioni affinché voi possiate accettarle, ribatterle o modificarle – tutto può essere – ma quello che non voglio fare è nascondermi.
In questo articolo desidero concentrarmi nel primo argomento – l’orientamento del lavoro fisico – e lascio per la volta seguente il tema dei criteri di selezione per l’alto livello.
Mi piacerebbe avere la capacità di farmi capire da tutti, ma fondamentalmente da quegli allenatori di squadre di base, che riversano le loro illusioni quotidianamente nei campi. Possiamo teorizzare molto dell’uno e dell’altro, ma da questi dipende nella realtà, il futuro della nostra pallamano.
Avanziamo nella direzione di quello che si fa, non in quello che si dice.
Per questo approccerò i miei argomenti in forma semplice e con un linguaggio colloquiale, chiedo scusa in anticipo a quelli che, nel leggere questo, lo facciano con la speranza di incontrare uno studio all’avanguardia o su novità nella forma di sviluppare le capacità fisiche dei giocatori.
Piuttosto si tratta del contrario: di ricordare quello che credo che mai dovremmo dimenticare, sebbene a volte, accecati dalle ultime novità che leggiamo o ascoltiamo, lo lasciamo da parte.
Ma dalla mia sensazione che, disgraziatamente, per quanto riguarda il miglioramento fisico non è che sta cambiando accento, semplicemente va scomparendo o rimanendo in secondo piano, retrocesso da altre questioni che attraggono di più coloro che dirigono molte squadre.
È molto semplice, pensano che la loro squadra è buona se fa il gioco che vede fare alle squadre principali e, in forma innocente, mettono tutto il loro sforzo nel ricalcare quello che vedono, indipendentemente dal cammino che questi grandi giocatori hanno dovuto seguire per agire come agiscono.
Cercano di copiare il risultato, ma non copiano il percorso per arrivare a quello che tanto gli piace.
È come se un appassionato di musica cercasse di organizzare un’orchestra per interpretare la “Quinta Sinfonia di Beethoven” con gente che solo sa toccare uno strumento, e pretenderebbe raggiungere questo obiettivo facendo sedere tutti di fronte a lui ripetendo una e un’altra volta, in gruppo, la partitura.
Evidentemente, nella preparazione dei musicisti adatti ad una orchestra sinfonica, come quella dei giocatori di pallamano di primo livello, bisogna seguire un cammino minuzioso che deve comprendere differenti aspetti teorici e puramente fisici.
La caparbietà dell’imitazione non basta per fare nulla di grande livello.
Garantire la base fisica di qualsiasi attività è sempre fondamentale e, se parliamo di sport, imprescindibile.
Per me la pianificazione del Lavoro Fisico di una squadra – o di un giocatore, se si preferisce parlare di un caso concreto – si deve basare su tre punti semplici.
1º Il miglioramento e l’adattamento delle Qualità Fisiche Basiche
Ottenere giocatori resistenti, forti e veloci non deve essere mai un compito secondario per un allenatore di pallamano, piuttosto mi sembra una questione prioritaria.
E non resistenti, forti e veloci in astratto, ma sviluppando queste qualità in forma specifica, cioè, orientandoli verso le esigenze che il gioco richiede.
1.1 Il Miglioramento della Resistenza
Una partita di pallamano dura approssimativamente un’ora, non si può bypassare questa realtà e questo ci conduce, irrimediabilmente a valutare l’importanza della resistenza.
La resistenza è una qualità che si ottiene in forma relativamente facile con il lavoro, per questo molte volte si evita e si lascia in un luogo secondario.
Succede come con i cattivi studenti: lasciano tutto per la fine, con la speranza che alla fine “faranno qualcosa per superare l’esame”, ma anche in questo caso la resistenza si ottiene con costanza, le scorciatoie non valgono, il lavoro quotidiano e per periodi prolungati è l’unica soluzione per riuscire ad acquisirla… e mantenerla, perché non bisogna dimenticare che anche si perde.
In essenza si tratta di essere preparati a sviluppare gli sforzi più adatti alle esigenze della pallamano nel corso di tutta la partita.
Ci sono molte forme di approcciare il lavoro, alcuni partono dalla quantità di metri che approssimativamente corre un giocatore in funzione del posto che occupa o di considerazioni similari, attenendosi non solo alla distanza percorsa, ma valutando gli sforzi prevedibili di ogni tipo. In qualsiasi caso, si basano su misurazioni fatte in determinate partite.
Io preferisco non partire da ipotesi più o meno adattate, a me piace partire da una realtà che non cambia, a meno che non cambieranno il regolamento.
È l’orizzonte 30´+ 30´, alla fine bisogna fare in modo che i giocatori in questo periodo di tempo, che è quello che dura una partita, siano capaci di sviluppare l’attività più intensa ed efficace possibile, in accordo con le necessità del gioco.
Evidentemente, questo – come quasi tutto – è discutibile. Basterebbe qualcuno che facesse la riflessione che preferisce giocatori capaci di sviluppare un’attività ancora più intensa, sebbene sia in periodi più brevi, e giocare con i cambi (i 16 giocatori della panchina non giocano a tempo).
Non gli costerebbe nulla a convincermi, soprattutto se stiamo parlando di una squadra di altissimo livello, ma se ci riferiamo a squadre con giocatori nel periodo di formazione, non rinuncerei all’orizzonte 30´+ 30´ come riferimento del mio lavoro.
Questo implica – e qui potrebbe esserci molta gente che pone obiezioni – per me sviluppare una buona base aerobica è una condizione necessaria… sebbene non sufficiente.
Non voglio entrare in una categorizzazione degli sforzi che fa un pallamanista, ma oserei dire che un’attività intensa che dura un’ora intera, è difficile da affrontare se non si ha una capacità aerobica elevata. Oltre alla capacità che fornisce per recuperare dagli sforzi sviluppati.
Difficile da dirlo, ma la realtà è che molti dei giocatori e delle giocatrici che accedono ai Programmi di Ricerca dei Talenti della Federazione Spagnola, non sono preparati per sopportare un’attività moderata, senza passare dalla soglia aerobica, di 30 + 30 minuti.
Compreso alcuni di quelli che accedono alle Squadre Nazionali Promesse (17 – 18 anni) non raggiungono questo requisito elementare.
Ma, come ho scritto prima, la capacità aerobica è una capacità necessaria ma non sufficiente. La preparazione della resistenza deve prevedere l’adattamento progressivo agli sforzi richiesti.
Ho detto che non avrei fatto analisi approfondite e non lo farò, ma è facile per qualsiasi allenatori di giovani con un pò di interesse seguire una progressione sullo stile di quella che pongo nel riquadro seguente.
- Conseguimento dell’obiettivo 30´+ 30´in regime aerobico (o un pò più esteso nel tempo).
- Miglioramento dell’intensità, all’interno del regime aerobico, senza dimenticare “l’orizzonte 30´+ 30´” (o con piccole variazioni temporali).
- Introduzione di cambi di ritmo (fartlek, intervalli o similari) e pertanto di cambi di regime di attuazione.
- Adattamento progressivo agli sforzi specifici della pallamano, basandosi su azioni specifiche del gioco (con cambi di ritmo più intensi e più brevi).
- Aumento dell’esigenza (adattata alle progressioni collettive e individuali del gruppo) all’interno del lavoro specifico.
Senza dimenticare che, con tutti gli adattamenti che possiamo pensare in quanto al frazionamento del lavoro, l’orizzonte del risultato si focalizza sempre nel conseguimento di un’ora di attività la più intensa possibile, con 10’ di recupero attivo in mezzo.
Chiaro che questo non si otterrà in alcune settimane, e nemmeno in mesi. Ma si tratta di non dimenticare quello che si pretende di essere avvicinandosi all’obiettivo a poco a poco. Con l’intensità che si propone nelle sessioni di allenamento specifico al palazzetto, ma anche con un lavoro generico di resistenza in altri contesti.
Dall’età 13 – 14 anni – una buona epoca per andare ad incidere sul miglioramento aerobico dei giocatori e delle giocatrici – ci sono molti anni per progredire.
Il problema è che a volte giocatori e giocatrici che giocano da più di cinque anni, tanto nei loro club come nelle diverse selezioni delle loro città o regioni, sono incapaci di correre cinque minuti di seguito senza stancarsi. E non sto esagerando.
C’è una squadra che, nel panorama mondiale di pallamano di alto livello, è un esempio vivo del valore che la resistenza apporta a una squadra: la Selezione Femminile della Norvegia.
Un sport di un’ora è, necessariamente, uno sport di resistenza.
1.2 Il miglioramento della forza
Quando si parla di preparazione fisica, la forza appare sempre come una qualità stella. Ci sono esperti che dicono che “tutto si riduce a differenti espressioni della forza”.
Non dirò io il contrario, perché mi sembra che si tratti solo di una questione semantica.
La realtà è che per giocare a pallamano è necessario scatenare azioni che si basano sulla forza che il giocatore è in grado di sviluppare. Forza per saltare o cambiare direzione nella corsa, forza per tirare, forza per lottare a contatto con gli avversari (seguendo ciò che Seirul-lo ha predicato da tanti anni).
L’idea intuitiva è che un ragazzo forte è uno “che solleva molto peso”, tuttavia, abbiamo scoperto che la forza può essere espressa in molti modi, come ho già detto nel paragrafo precedente
Il confronto tra l’idea intuitiva e la realtà alla quale alludo, ha generato una grande quantità di opinioni, molte volte divergenti, e che possiamo riunire in maniera grossolana in due gruppi:
- I fanatici delle palestre e dei pesi.
- Quelli che pensano che il lavoro specifico (la palla, il proprio corpo e poco più) basta.
Per favore, non desidero fare insorgere nessuno, sono consapevole di aver appena realizzato una caricatura, non intendo squalificare nessuna opzione.
Uso questa deformazione esagerata solo per cercare di esprimere la mia opinione che, dato il numero di sfumature che potremmo evidenziare nel lavoro di sviluppo della forza per un giocatore di pallamano, difficilmente potremmo ottenere tutto ciò che vogliamo con un unico metodo.
Aggrapparsi a uno slogan e sventolarlo come una bandiera può dare sicurezza in ciò che si fa, ma può anche essere causa di dettagli mancanti – e più che dettagli, aspetti rilevanti – che potrebbero contribuire al miglioramento del lavoro in se.
Credo che la cosa più perspicace sia fare uso di diverse opzioni di lavoro, cercare di combinarle in modo intelligente e avvicinarsi a ciò che vogliamo senza lasciare troppi “pelos en la gatera”, ossia senza passare da una situazione rischiosa in maniera frettolosa del corso del cammino.
Ho sempre pensato che allenare uno sport aperto come la pallamano richieda un po’ di “arte”, mescolando i colori della pittura che dipingiamo un po’ con le nostre conoscenze, ma anche con le nostre intuizioni.
Questo è uno dei motivi fondamentali per cui sono appassionato a questa attività.
Il miglioramento della forza avviene in due modi:
- Il potenziamento delle strutture muscolo-scheletriche dell’individuo (l’ingrossamento delle fibre muscolari, il consolidamento osseo e articolare – il consolidamento di tendini e legamenti …)
- Il miglioramento di fattori neuromuscolari. Concretamente:
- La coordinazione intermuscolare: che si riferisce alla capacità di concatenare in forma sincronizzata, fluida e armonica movimenti complessi, nei quali intervengono distinti gruppi muscolari (l’efficacia meccanica del movimento incide nella forza finale che si riesce ad applicare).
- La coordinazione intramuscolare. Cioè la capacità di reclutamento di fibre in forma simultanea e improvvisa (questo paragrafo si riferisce più “all’espressione” del movimento). Due movimenti possono coordinarsi esattamente allo stesso modo – in quanto a rapporto di attuazione delle differenti leve e muscoli che intervengono – ma esprimersi in forma più improvvisa o più parsimoniosa).
Questi due aspetti neuromuscolari sono direttamente relazionati con la tecnica di esecuzione.
Non bisogna lasciare da parte che il miglioramento della forza specifica ha una relazione diretta con il miglioramento della tecnica.
Credo che qui siano riassunte le tendenze della gente che si preoccupa di sviluppare la forza nei propri giocatori.
Ci sono persone che sono più concentrate sul lavoro generale di miglioramento delle strutture muscolo-scheletriche e persone che hanno una tendenza più focalizzata sul miglioramento della forza specifica, concentrandosi maggiormente sull’esecuzione di movimenti specifici concreti.
Non sono un esperto di lavoro fisico, ma ogni allenatore deve avere un formazione che gli permetta di incidere su quello che fa.
A me non mi convince la figura del preparatore atletico come una sorta di “entità esterna” a cui i giocatori sono lasciati in momenti precisi “per fare le loro cose”, credo nel lavoro di squadra e per questo il primo che deve essere preparato a dibattere sul da farsi sono io, anche se delegherò compiti specifici.
La mia opinione, non supportata da alcun lavoro scientifico, ma solo dall’esperienza personale, è che sia necessario influenzare sia gli aspetti strutturali che quelli neuromuscolari.
Il miglioramento strutturale del giocatore, senza entrare nel merito contribuisce molto o poco al raggiungimento della forza specifica, lo considero importante perché credo che contribuisca anche, se si lavora correttamente, alla prevenzione degli infortuni.
Penso che bisogna occuparsi di tutto, ma non sempre tutto allo stesso tempo. In questo senso, frequentemente, quando si commenta sul lavoro di forza, si fa riferimento alla “Pianificazione Annuale” e si dà un parere in quali momenti di questo, e come, introdurre l’allenamento della forza.
Credo che sarebbe necessario per noi aumentare l’angolo della messa a fuoco e cominciare a pensare anche ad uno spazio temporale molto più ampio: la vita totale dell’atleta.
Quali sono i momenti più adeguati per incidere su aspetti strutturali? Quali per la coordinazione intermuscolare? (concentrarsi sulla tecnica di esecuzione dei movimenti specifici). Quali per adattare la coordinazione intramuscolare? (la “espressione” del movimento specifico).
Sono domande per le quali non ho risposte, solo intuizioni, e con queste mi gestisco. Tuttavia, mi piacerebbe che nei prossimi anni collaborassimo tutti per andare a cercare risposte contrastanti (per sognare e non fermarsi).
Riassumo dicendo che la preparazione che immagino non la otterrei mettendomi su nessuno dei due estremi: penso che il lavoro in palestra sia essenziale ma non basta. Assistere al miglioramento tecnico è importante per il miglioramento della forza per giocare a pallamano.
Il problema che abbiamo, però, non credo sia legato alle diverse tendenze che esistono nel lavorare la forza. La realtà che osservo è che parliamo molto e non facciamo molto. L’assenza di lavoro sufficiente per migliorare la forza è una realtà frequente.
Molti tra giocatori e giocatrici che accedono alle Selezioni dei giovani arrivano senza segnali di aver fatto molto in questo senso.
In relazione alle tecniche abituali di lavoro in palestra, con pesi liberi e anche con macchine, le carenze tecniche sono frequenti. Cioè, molti di quelli che arrivano sono “vergini”.
Lo stesso succede con il lavoro di tecnica specifica: ogni volta va perdendo più peso di fronte allo sviluppo tattico collettivo. E questo si nota ogni volta di più.
Non voglio sopravvalutare un punto ovvio: a volte affrontiamo il problema – soprattutto dal punto di vista specifico – come se stessimo per fare un solo tiro, una finta, un salto o un combattimento a contatto con gli avversari per tutta la partita, e no, non è questo lo scenario che abbiamo di fronte.
La realtà è che il giocatore eseguirà più azioni di forza specifiche durante il gioco e, quindi, sviluppare la resistenza a più azioni di forza è un altro requisito quando si pianifica il nostro lavoro di miglioramento della forza.
1.3 Il miglioramento della Velocità
La prima idea che ci viene in mente quando parliamo di velocità è quella di giocatori che corrono molto veloci, ma non si tratta solo di questo – anche quello – ma di fare un approccio un pò più ampio.
Io pianifico il miglioramento della velocità di gioco, basandomi su quattro punti:
All’inizio, quello evidente: bisogna migliorare la velocità di spostamento dei giocatori.
Non mi voglio estendere su questo punto perché c’è molto di scritto su questo particolare ed è di facile accesso (migliorare la tecnica di corsa, l’ampiezza e la frequenza della falcata, etc.).
- Miglioramento della velocità di reazione specifica.
Questa è una questione basica, data la grandezza delle distanze da percorrere nel gioco, la velocità di reazione è fondamentale nel risultato delle azioni, quando prendono l’iniziativa non c’è tempo né spazio per la risposta.
Le risposte si danno in situazioni di complessità percettiva e cognitiva, pertanto, il miglioramento della capacità tattica individuale è necessaria se desideriamo giocatori che reagiscano rapidamente e bene.
Non ho intenzione di farmi coinvolgere in questa questione, perché, solo di questo, possiamo passarci ore dialogando.
Questo si, voglio ricordare che questo è un gioco nel quale non vince quello che più sa, ma quello che prima e meglio reagisce.
Lo stile di allenamento è basilare, poiché è il responsabile affinché i giocatori adottino uno stile “adattivo” o “iper riflessivo”.
Molte volte la mancanza di velocità viene motivata perché i giocatori, per il loro stile di allenamento, necessitano “molto tempo per pensare”.
- Il miglioramento della velocità gestuale.
Non si tratta solo di decidere rapidamente, ma di agire rapidamente, e questo è relazionato con la tecnica.
Il lavoro tecnico, non si deve focalizzare unicamente all’efficacia meccanica, ma all’efficienza (conseguire lo stesso con più economia dei gesti).
La velocità segmentaria è anche un fattore da sviluppare.
In ultimo, così come nel caso della forza, dobbiamo sviluppare la “resistenza alla velocità”. Non si tratta di fare un’azione molto veloce, ma di avere la capacità di agire molto rapidamente in una moltitudine di azioni nel corso della partita.
Con questi appunti sul lavoro di miglioramento della velocità, termino i riferimenti sul Miglioramento delle Qualità Fisiche Basiche, ma credo che non dobbiamo fermarci qui.
Mi piacerebbe aggiungere due punti ancora
2º Il miglioramento dell’Agilità
L’agilità è una qualità complessa, che ha qualcosa della flessibilità, qualcosa della coordinazione, qualcosa della velocità e che io, personalmente, non saprei definire molto bene.
Quando mi sono preso la briga di guardarlo su Internet, ho trovato memorie uguali e meno chiare di quelle che ho scritto, e più piccole di tre paragrafi.
Perciò mi affido al vostro fine intuito, poiché le parole non mi bastano.
Non entro nel dettaglio di ciò che non so specificare bene, ma voglio invocare la necessità di avere giocatori che, oltre ad essere forti, veloci e resistenti, siano anche agili.
E quindi la necessità di includere lavori per migliorare questa qualità, con lavori focalizzati su abilità specifiche (capriole, salti e altre abilità ginniche elementari) o con lavori complessi su circuiti più o meno impegnativi.
3º Il lavoro preventivo
Concentrarsi sulle esigenze meccaniche del gioco, senza entrare in ulteriori considerazioni, può causare, e di fatto provoca, effetti indesiderati, generati principalmente dagli scompensi muscolari che ne derivano.
La ripetizione continuata di alcuni modelli di movimento specifici del gioco, senza includere un lavoro che compensi questo sovraccarico in un solo senso, propizia gli scompensi che, con il tempo, evolvono verso lesioni croniche di difficile soluzione.
Per questo, all’interno del disegno del miglioramento fisico dei giocatori credo che si debbano tenere in conto due punti.
3.1 Il miglioramento preventivo
L’aumento della capacità muscolare di fronte a situazioni non previste.
Non dettaglierò molto sulla propriocezione, perché non c’è nessun padiglione in cui entri e non vedi un giocatore in un angolo su uno dei tanti modelli di piattaforme instabili che sono comparsi come funghi sul mercato.
Ma dico un paio di cose che considero importanti.
Da un lato, parlare dei circuiti instabili, che non vedo utilizzare tanto quanto quegli esercizi isolati, e che per me ci forniscono adattamenti migliori di questi (non intendo dire che si propongono circuiti instabili anziché fare esercizi su queste pedane, ma che, oltre a questi, si facciano anche gli altri).
E, dall’altro lato – alcuni potrebbero non essere molto d’accordo con me – sottolineando che le costruzioni stesse dei normali esercizi di allenamento dovrebbero essere progettati con un carico propriocettivo elevato.
Mi spiego:
- Esercizi nei quali tutto è molto prevedibile = esercizi con poco carico propriocettivo.
- Esercizi nei quali il giocatore deve dare continuamente risposte adattative = esercizi con carico propriocettivo alto.
Questo modo di adattamento è quello che a me sembra più efficace al momento di dotare i giocatori di capacità di risposta automatica di fronte all’imprevedibile.
Ma credo che i tre tipi di esercizi (controllati, circuiti e inclusione di carico propriocettivo nell’allenamento ordinario) devono convivere e utilizzarsi in forma complementare.
3.2 Gli esercizi compensatori
L’allenamento specifico della pallamano è, per sua natura, disequilibrante. Non sviluppa in forma armonica i giocatori.
Per evitare questi squilibri, credo che sia necessario includere routine di compensazione.
Io, questo aspetto l’ho sempre lasciato nelle mani degli specialisti, perché non credo di essere capace per un lavoro cosi importante e delicato.
Ma come orientamento vi dirò che le routine utilizzate nelle ultime squadre che ho allenato, in essenza, erano le seguenti.
- Esercizi di prevenzione di lesioni alla schiena: nel disegno degli esercizi specifici, in generale si presta molta più attenzione ai muscoli che producono il movimento che agli stabilizzatori. Con gli esercizi compensatori cerchiamo di diminuire questo deficit.
- Esercizi di prevenzione di lesioni alla spalla: il gesto del tiro (e passaggio, che in essenza è uguale) è straordinariamente frequente nella pallamano. Inoltre, è un gesto che si ripete in condizioni di esecuzione alla massima velocità e forza. Per prevenire l’apparizione di lesioni, lavoriamo abitualmente con esercizi compensatori degli stabilizzatori dinamici della spalla.
- Altri: in forma analoga, si lavora in esercizi per il potenziamento dei flessori ed estensori del polso, potenziamento della forza di presa.
In qualsiasi caso, sempre è bene tenere in conto questo aspetto.
A mo di sintesi
Ho concluso parlando di molte cose, forse troppe, molte di più di quelle che mi ero proposto quando mi sono seduto davanti al computer.
Tuttavia, quello che ho scritto in questi pochi fogli è la sintesi di quello che penso.
Necessitiamo giocatori forti, rapidi e resistenti, questo è essenziale, non invano le conosciamo come Qualità Fisiche Basiche.
Allenatele come meglio vi sembra, ma non mettetele da parte, perché questo è un errore.
Migliorare l’agilità, è una qualità complessa ma utile.
Non dimenticatevi della prevenzione, ma non credete che, poiché utilizzate piattaforme instabili, il loro allenamento sia sulla cresta dell’onda.
Voglio utilizzare un twitt di Jesús Rivilla, il responsabile della Preparazione Fisica nelle Squadre Nazionali.
“L’allenamento propriocettivo, per quanto piaccia ai nostri giocatori (ai preparatori piace di più) apporta solo un effetto moderato”.
È quello che dice e non posso che essere d’accordo.
Non vado fuori di testa se vedo piattaforme instabili da tutte le parti, ma vedo pochi giovani giocatori che corrono, che sollevano pesi o migliorano la loro tecnica per tirare più forte.
Controlliamo tutto, lavoriamo i dettagli… Ma non sostituiamo il basico con l’accessorio!!! (non importa quanto sia alla moda).
Indossa una divisa, ex atleta di discreto livello. Tantissimi campionati di Serie A2 e uno di Serie A1 a Enna. Allenatore di diverse formazioni in Sicilia. Allenatore di 3° livello , formatore FIGH, ama aggiornarsi come confermato dalla costante presenza a corsi di aggiornamento, in Italia e all’estero. Referente per l’Italia del corso “Analisi del gioco nella Pallamano” del Prof. Oscàr Gutierrez.