Poiché handball square si propone di proporre degli argomenti per stimolare la discussione degli addetti ai lavori e degli appassionati in modo da confrontare le idee e fornire momenti di riflessione, penso che l’argomento che scelgo di proporre lo possa essere, in quanto il suo utilizzo può e debba essere classificato tra gli strumenti tattici che l’allenatore ha a disposizione durante lo svolgimento di una gara.
Mi riferisco al time out.
Non è stato fatto uno studio approfondito in merito, ma analizzando le gare del campionato di Serie A1 e dei Campionati Europei ho maturato delle convinzioni confortare dalle situazioni di gioco osservate.
Il suo utilizzo prevede diverse varianti in relazione:
al momento
- all’inizio del tempo
- a metà tempo
- alla fine del tempo
al decorso della gara
- la squadra conduce o insegue
- la squadra ha bisogno di riposo dopo una fase di gioco molto intensa fisicamente
- si è nel momento decisivo della gara
all’influenza del gioco
- la squadra avversaria ha cambiato
sistema di gioco (attacco o difesa) - un infortunio lo costringe ad un cambio forzato
- smorzare la tensione determinata da valutazioni arbitrali “ritenute” errate
Con il Time-out si può anche interrompere il ritmo degli avversari, scuotere la propria squadra, fornire un breve riposo agli atleti e prevenire o ritardare l’efficacia del gioco degli avversari.
Oltre agli obiettivi che persegue, il Time-out necessita di una organizzazione ben precisa per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Tutto dovrebbe essere pianificato.
Dove si effettua? Chi parla? Cosa dire? Come dirlo?
Per evitare di essere troppo a contatto con gli spettatori, nel caso dietro le panchine vi siano delle tribune, ci si sposta leggermente all’interno e ci si dispone in cerchio. Il compito di portare le bibite spetta ai giocatori che siedono in panchina e che dovranno poi riportarle al loro posto.
Normalmente è l’allenatore che prende la parola. Può farlo in modo esclusivo o ricorrere (permettere) al
giocatore più carismatico affinché i concetti da lui espressi, se in squadra c’è un atleta che ricopre il ruolo di Leader carismatico.
Dalle foto sottostanti, tratte dai Campionati Europei 2018 si possono vedere due esempi in cui
immediatamente dopo l’allenatore, è un giocatore a prendere la parola per rafforzare i concetti espressi.
Nel caso non condividesse quanto detto, non interviene. Durante la gara, quindi anche durante i time-out, non sono ammesse discussioni. Quest’ultime si fanno esclusivamente nella prima seduta di allenamento settimanale.
La possibilità di un intervento di un giocatore (chi, quando e come) viene stabilito all’inizio della stagione dall’allenatore.
I concetti da esprimere devono vertere su che cosa fare e non sugli errori commessi. Due o tre concetti al
massimo espressi in modo conciso. Questo è possibile se, negli allenamenti precedenti, si è stati espliciti e chiari nel spiegare le caratteristiche della situazione di riferimento. Tale informazioni possono essere
rafforzate dall’utilizzo di una lavagna da campo, dove è possibile sintetizzare graficamente il concetto
esplicitato. Prima di riprendere il gioco solito urlo per condividere la volontà di lottare insieme per il
successo.
Nelle foto sottostanti si possono vedere tre diverse tipologie di lavagna.
Avendo a disposizione soltanto 3 Time-out di squadra (di cui non più di due per tempo) il suo utilizzo va fatto con oculatezza, per evitare di non averne a disposizione nel momento topico della gara che è identificato nelle fasi conclusive della stessa.
Mentre nel primo tempo si tende ad usufruirne appena la squadra abbia una pausa prolungata di gioco in cui accumula uno svantaggio di 3/4 reti, nel secondo tempo (dove si cerca di averne a disposizione due), si tende a ritardarne l’utilizzo per averne a disposizione negli ultimi minuti dell’incontro. Non esiste un criterio oggettivo per la scelta del momento in cui chiedere quest’ultimo Time-out. Ci si basa sull’esperienza del tecnico e della conoscenza dei propri atleti. Un’indicazione si può ricavare dall’esperienza della pallacanestro, dove i Time-out sono più numerosi e utilizzati tenendo due parametri importanti:
1) quantizzazione del punteggio: vantaggio o svantaggio
2) teorico conteggio dei possessi di palla sino alla fine dell’incontro.
Tenendo presente questi due indicatori si possono formulare i seguenti esempi:
Un ulteriore esempio si può rilevare dalla semifinale di Euro Croazia 2018 tra Danimarca e Svezia. Con la Svezia avanti di due reti (28-26 al 58’46”), l’allenatore svedese chiede Time out.
In questo caso il Time-out non va richiesto in modo assoluto in quanto l’eventuale errore nella conclusione dell’azione corrente non sarebbe stato determinante (doppio vantaggio e doppio possesso) mentre nel successivo (nel caso la Danimarca avesse realizzato una rete nel suo ipotetico “ultimo possesso”) sarebbe stato determinante per “congelare” l’ultima palla e non fornire un ulteriore possesso alla Danimarca.
Come si può vedere nella successiva figura del prospetto statistico della gara, andando al tiro a 8” (!!!) dal termine fornendo alla Danimarca una ulteriore possibilità di tiro che è stata ben fruttata.
1978 Allenatore di secondo livello, 1979 Diploma Isef presso l’Isef di Urbino con 110 e lode, 1984 Fondatore della Pallamano Cologne di cui è allenatore sino al 1999, 1987 Allenatore di terzo livello, 1989 Membro della Commissione Scuola della FIGH, 1990 Redige il primo regolamento del Beach Handball che sarà adottato dalla IHF , 1994 Membro della CNA della FIGH (sino al 1998), 2016 Coordinatore Tecnico della Pallamano Cologne, 2017 Membro dell CNA.
Ha partecipato come docente a numerosi seminari organizzati dal Ministero della pubblica Istruzione e dal Coni
Ha scritto i seguenti testi :
Con Luciana Pareschi “Dal giocosport alla pallamano”
Con Domenico Tassinari “Il giocosport Pallamano” – “Il progetto continuità” – “Il gioco base”